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   La divinità di Cristo vista nelle Scritture
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   Autore  Topic: La divinità di Cristo vista nelle Scritture  (letto 10562 volte)
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #45 Data del Post: 10.05.2008 alle ore 16:13:56 »

Zaccaria 2:8-11
 
“8 Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: «È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo. 9 Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato. 10 Manda grida di gioia, rallégrati, figlia di Sion! perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE. 11 «In quel giorno molte nazioni s'uniranno al SIGNORE e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo a te e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te”.
 
Chi può rivendicare la gloria del Signore? E il “Mi” che è inviato? Chi abiterà in mezzo al popolo?
 
Dal contesto, improbabile pensare a Zaccaria, dice: “io sto per agitare la mia mano contro di loro”, riflette giudizio e punizione.
 
Vs.10-11 Il Signore afferma che viene ad abitare in mezzo al suo popolo, e la gente riconoscerà che il Signore l’ha inviato.
 
L’espressioni:
 
  • io sto per agitare la mia mano contro di loro”; “il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato; ”io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE”; “io abiterò in mezzo a te e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te”.

  • “È per rivendicare la sua gloria”; “diventeranno mio popolo”.

 
Identificano:
 
1) Che è distinto come persona: “io sto per agitare … mi ha mandato … io sto per venire … io abiterò … il Signore mi ha mandato”. La persona che parla si distingue dal Signore degli eserciti, come inviato da lui; e questa persona inviata: agiterà la mano (vs.9a); sarà riconosciuto (vs.9b); molte nazioni diventeranno suo popolo (vs.11a); abiterà in mezzo alle nazioni (vs.11b).
 
2) che è uno in essenza con il Signore degli eserciti. Il Signore stesso sarà l'unico con sufficiente potere e autorità per compiere ciò che ha previsto, “rivendicare la sua gloria” cioè qualcosa che è intrinseco alla Sua natura, e in quel giorno molte nazioni s’uniranno al Signore e diventeranno mio popolo (popolo del soggetto mandato).
 
Il linguaggio è infine messianico indirettamente, o per estensione da Dio in generale al Messia in particolare.
« Ultima modifica: 28.01.2009 alle ore 15:49:10 by Asaf » Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #46 Data del Post: 21.05.2008 alle ore 15:57:32 »


on 20.04.2008 alle ore 16:35:52, andreiu wrote:
 
AT
 
1) Ge 1:26 - 3:22  
2) Ge 19:24  
3) Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22)  
 
4) Za 2:8-11, Is 9:5, Da 7:14, Is 7:14, Mi 5:1, Za 12:10,  
 
Correlazioni tra AT e NT:  
1) Is 6:1-3, Gv 12:39-41  
2) Is 40:3, Mt 3:1-3  
3) Is 8:13, 1 Pt 3:15  
4) Is 7:14, Mt 1:23  
5) Is 45:23, Fl 2:11  
6) Is 49:23, Ro 10:11  
7) At 2:21, Gioele 2:32  
 Is 42:8 , Gv 17:5  
9) Is 48:12, Ap 1:8 - Ap 2:8  
10) Sl 102:25, Eb 1:10  
11) Sl 68:18 - Ef 4:8-11  
 
Testi del NT:
 
Fl 2:5-8, Cl 2:9, Gv 5:18, Gv 10:33, Gv 10:30, Gv 8:58, Tt 2:13, 2 Pt 1:1, Gv 20:28, 1 Gv 5:20, 1 Gv 1:1-2, Ro 9:5.  
 
Questa è la struttura che noi "admin" abbiamo pensato e chiediamo agli utenti che volessero intervenire di attenersi all'ordine dei testi citati.  
 
  

 
Passiamo a Isaia 9:5 > "Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace,".  
 
Nella LXX l'espressione "Sorridenteio Potente" viene tradotta con "Angelo dal gran consiglio". Tuttavia l'espressione "El Gibboor" non identifica mai nella Scrittura un angelo o un uomo, ma solo Dio. Unitamente a questo testo abbiamo anche Da 7:14 > "Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.". Queste parole sono chiaramente rivolte al Signore Gesù e da notare che nella LXX, abbiamo il verbo "latreuo" che indica il "sacro servizio" da rendere solo a Dio.  
 
Il testo esplica molto bene che tutte le nazioni serviranno (latreuousa = participio presente di latreuo).  
 
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #47 Data del Post: 21.05.2008 alle ore 18:24:38 »

Riporto un commento ebraico al versetto proposto:
 
Il bimbo di Ishaiah 9:5 è un presagio della Pace apportata dai re del trono di David fino all'ultimo Re Messia avvenire.
Leggendo dalle traduzioni molti particolari rilevanti ci sfuggono. L'espressione del verso 5: Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio, è la conclusione della parashà e risponde alla minaccia espressa all'inizio della stessa, nel verso di Ishaia 7:6, che riporto:
 
4 "Guarda di startene calmo e tranquillo, non temere e non ti si avvilisca il cuore a causa di questi due avanzi di tizzoni fumanti, a causa dell'ira furente di Resin e della Siria, e del figlio di Remalia. 5 Siccome la Siria, Efraim e il figlio di Regalia meditano del male a tuo danno, essi dicono: 6 «Saliamo contro Giuda, terrorizziamolo, apriamo una breccia e proclamiamo re in mezzo a esso il figlio di Tabbeel». (Ishaiah 7:4-6 trad. N.Riveduta)
 
I due regni nemici avevano chiaramente l'intenzione di porre fine al trono di discendenza davidica, volevano sostituire il re discendente di David con un re straniero proclamato da loro. La profezia di Ishaiah promette che ciò non succederà mai ed in 9:5 si dichiara che il regno non si dipartirà mai dal trono di David e dopo Achazh viene proclamato re suo figlio, il bimbo che era già nato, che ci è stato dato a noi Giudei, legittimo e non un re straniero ed oppressore. Quest'ultimo bimbo sarà il nuovo simbolo dell'Ultimo Messia, che porterà la Pace universale e definitiva.
 
Ma la traduzione fatta di Ishaiah 9:5 non segue le regole della grammatica ebraica. I titoli divini: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre,” non sono attribuiti al "figlio dato", ma solo il nome Principe di Pace, gli viene attribuito.  
L'ebraico riporta il verbo waikrà (chiamò) che ha il soggetto in terza persona riferito appunto ai titoli divini, cioè a D-o, che ne è il soggetto. Inoltre l'espressione completa waikrà shmò (=chiamò il suo nome) riporta shmò (=suo nome )al singolare e non al plurale come sarebbe dovuta essere se gli altri titoli fossero attribuiti al re nato. Infatti la parte esplicativa, che segue nel verso successivo, si occupa di spiegare solo l'ultimo titolo: Sar Shalom (principe di Pace) collegando I due termini Sar (=principe, ministro) e Shalom (=Pace) con rispettivamente Misràh (= principato, dominio, della stessa radice di Sar) e Shalom (=Pace).
 
כי ילד ילד לנו בן נתן לנו ותהי המשרה על שכמו ויקרא שמו פלא יועץ אל גבור אביעד שר שלום
 
Questo verso è da intendersi come segue:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre chiamò il suo nome: Sar Shalom (=principer di Pace).
 
La Nuova Riveduta invece traduce il verbo waykrà (=chiamò) come se fosse vocalizzato waykarè (=sarà chiamato) che giustificherebbe solo in parte l'attribuzione degli altri titoli al "figlio dato". Ad escludere completamente questa possibilità è proprio il rotolo di Ishaiah ritrovato a Qumran (colonna VIII, riga 24) che invece di waykrà riporta wekarà (chiamerà). Questi famosi piccoli errori di ortografia che rendono anche il nome Sar Shalom con Sar haShalom, Principe della Pace e non Principe di Pace come nel TM.
 
Shalom
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #48 Data del Post: 22.05.2008 alle ore 18:16:25 »


on 22.05.2008 alle ore 15:35:46, mErA wrote:

 
Tu puoi tranquillamente continuare a credere che si tratti di una profezia sulla nascita di Cristo, però devi rispettare il punto di vista degli Ebrei che molto prima della nascita del Cristianesimo avevano interpretato queste parole di Isaia come un annuncio del figlio di Achaz, re di Giuda.
 
Shalom.

 
Interessante osservare che nella LXX, che vorrei ricordare è tradotta da ebrei che conoscevano la loro lingua in greco, abbiamo il verbo "kaleo" al passivo (kaleitai). Precisamente è un indicativo presente passivo. Se fosse corretto il commento di quell'ebreo, nella LXX avrei dovuto trovare la declinazione "kalei" che è al presente attivo.
Io non conosco l'ebraico, ma essendo in origine solo consonantico mi rendo conto che non è sempre facile stabilire la diatesi (in greco si chiama così, in ebraico non so). Visto che però il testo non è determinante per stabilire la divinità di Gesù, mi chiedo come mai TUTTE le traduzioni in italiano e straniere abbiano il passivo.
 
 Sorriso
 Sorriso
« Ultima modifica: 22.05.2008 alle ore 18:20:16 by andreiu » Loggato

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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #49 Data del Post: 23.05.2008 alle ore 11:48:36 »

Is.9:1-6: 1 Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende. 2 Tu moltiplichi il popolo, tu gli largisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino. 3 Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percoteva il dorso, la verga di chi l'opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian. 4 Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia, ogni mantello sporco di sangue, saranno dati alle fiamme, saranno divorati dal fuoco. 5 “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti”.
 
L’enfasi cade su "un bambino ci è nato".
La sua identità, sovrano della dinastia di Davide.  
Anche se il contesto riguarda la sua nascita, con ciò è inteso anche il suo insediamento al trono, come nel Sl.2:6-7 “ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo». Io annunzierò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato”.
 
Bambino: la sua origine umana. Nato da genitori umani ma anche dato dal Signore “un figlio ci è stato dato”.
 
vs.1a la sua nascita sarà: “una gran luce” per chi? “il popolo che camminava nelle tenebre”,  
 
vs.1b si ripete “su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende”,
 
vs.3 il “dorso” del popolo sarà liberato quando le sue spalle accetteranno il peso del comando,
 
Sarà chiamato con grandi nomi. Nel suo uso più denso di significato, il “nome” contiene in sé il carattere di chi lo porta, ne “dichiara” la persona.  
 
Il tono e gli attributi che seguono sono decisamente messianici:
vs.5 “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”, titoli che vanno oltre il semplice successore dell’attuale re (Acaz), lo sguardo è rivolto a una signoria che occuperà una posizione più elevata, primeggiante.  
 
“ya`ats pele'”, “una meraviglia di consigliere”
Il verbo "pala’", il sostantivo che da esso deriva come qui, "pele’", e l’aggettivo "pile’i", nella maggior parte delle sue occorrenze è riferito al Signore e al suo agire. Si tratta del termine che in ebraico più si avvicina all’idea di “sovrannaturale”; qui vuole indicare una sapienza che va ben oltre quella umana.
 
vs.6a “una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno”, la pace non avrà mai fine (nel regno che dal trono di Davide, sarà governato da questo re),  
 
vs.6b “il diritto e la giustizia” in termine di tempo o di spazio regneranno “per sempre”, sarà l’adempimento dell’ideale davidico (Sl. 2:8; 72:8-11), quindi non per un breve periodo, ma lungo quanto umanamente inconcepibile.
 
vs.6c Tutto questo viene chiuso e sigillato con la frase: “questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti”.
 
Anche successivamente al cap.11 viene di nuovo descritto la figura di un ceppo d’albero dal quale spunta un rampollo (confr. Is.4:2, qui è il “germoglio del Signore”), il “germoglio” della casa di Isai (padre di Davide).
Anche lì troviamo attributi “eccezionali”, ci sono di nuovo diritto e giustizia, e lo “Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui” (11:2-5).
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #50 Data del Post: 05.06.2008 alle ore 08:54:02 »

Andiamo ora a Isaia 7:14:
 
" Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.".  
 
Queste parole si realizzano nel momento in cui vi è la nascita del Signore Gesù in Mt 1:21-23 > "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati». Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».".  
 
Da notare la forza del nome "Emmanuele" che è esclusivo di Dio, visto che lo si trova anche in Isaia 8:8.
 
In secondo luogo, possiamo osservare la correlazione tra il nome Gesù (che significa YHWH salva) e ciò che Gesù farà, ovvero salvare il Suo popolo (per ora lasciamo stare la portata universale della salvezza in Cristo). Quindi Gesù Cristo è il Salvatore che unitamente a quanto descritto in Isaia 7:14, Egli è l'Emmanuele, Dio con noi.
 
 Sorriso
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #51 Data del Post: 07.06.2008 alle ore 22:34:27 »


on 19.04.2008 alle ore 21:18:42, andreiu wrote:
Il motivo di questo topic è dovuto al fatto che come cristiani evangelici dobbiamo avere ben chiaro su chi o cosa noi crediamo.    
    
 
1) Coloro che partecipano devono credere che la Bibbia sia l'inerrante Parola di Dio autorevole in ogni suo punto.  
  
 
 

 
Scusate...
 
Mi sembra che i presupposti di questo thread fossero chiari. Sorriso
Ho quotato la parte che mi sembra la piu' essenziale in questo momento.
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andreiu
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #52 Data del Post: 08.06.2008 alle ore 14:28:08 »

Ho visto solo ora come sta procedendo la discussione ed è necessaria una precisazione:
 
Il motivo per cui non si è parlato in "dottrine" di questo argomento è proprio per dare spazio a tutti di poter esprimere le proprie opinioni, ma nello stesso tempo ponendo dei "paletti" per partire da dei punti in comune.
 
Perchè ci sia un dialogo è necessario che vi siano dei presupposti altrimenti è inutile. Tanto per fare un esempio  i Testimoni di Geova hanno una dottrina chiaramente differente, ma un dialogo con un tdg partirebbe almeno dal presupposto di ritenere tutta la Bibbia ispirata. Come ho già avuto modo di dire  e come era chiaro fin dal primo post la discussione, pur rispettando opinioni diverse, doveva basarsi ALMENO sul presupposto di ritenere tutta la Bibbia, AT e NT ispirato.  
 
Infatti si è visto nel corso della discussione, a cui comunque si è lasciato spazio anche a chi non crede a questo principio, cosa succede quando si parte da punti di vista troppo diversi.
 
E pensare che è proprio il NT che ci rivela più chiaramente la Persona amata del Signore Gesù...
 
Comunque aggiungo che parlerò con il resto della Moderazione per decidere, a questo punto, se mantenere questo topic in questa sezione o spostarlo in "esegesi".
 
Grazie
 
 Sorriso
 
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #53 Data del Post: 08.06.2008 alle ore 21:52:24 »

E' stato deciso di rimuovere gli interventi O. T. per lasciare la lettura del topic più scorrevole.
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #54 Data del Post: 09.06.2008 alle ore 01:35:38 »


on 08.06.2008 alle ore 14:28:08, andreiu wrote:
.................Tanto per fare un esempio  i Testimoni di Geova hanno una dottrina chiaramente differente, ma un dialogo con un tdg partirebbe almeno dal presupposto di ritenere tutta la Bibbia ispirata. .................
tanto per fare il tuo esempio non solo i tdg hanno una dottrina chiaramente differente, ma anche una bibbia chiaramente differente, certo che loro ritengono tutta la loro bibbia ispirata,ma non la tua... tanto per fare un esempio.
Il punto è che voi non accettate l'interpretazione ebraica delle sacre scritture ed il valore che i giudeo-messianici danno al NT.
Capisco che non c'è volontà di dialogo.
Mi dispiace.
Che debbo dire... buon cammino.
Un giorno le dispute cesseranno, e solo HaShem sarà il centro di tutti in tutti.
Shalom
 
 Ciao
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #55 Data del Post: 09.06.2008 alle ore 08:13:11 »

Il discorso è diverso:
 
Questo topic è nato con la volontà di fare un elenco dei passi che nel mondo evangelico vengono considerati probanti della divinità di Cristo.
 
Questo elenco, anche con qualche commento, dovrebbe essere il più "pulito" possibile, per agevolarne la lettura e trarne delle conclusioni.
 
E' ovvio che se ad un elenco vengono intercalati un numero esagerato di post che deviano dall'argomento principale, poi sarà molto difficile per chi legge ricostruire un filo logico e seguire il discorso.
 
Per questo è stato chiesto, a chi non ritiene che tutta la Bibbia abbia lo stesso valore, dal principio alla fine, o a coloro che non credono alla divinità di Cristo, di astenersi dai commenti che saranno, ovviamente, in contrasto con il principio del topic.
 
Ci sarà modo di discuterne in altri topic, lasciando l'elenco il più possibile integro.
« Ultima modifica: 09.06.2008 alle ore 08:15:28 by Marmar » Loggato

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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #56 Data del Post: 09.06.2008 alle ore 08:54:58 »

Isaia 7:14
 
Introduzione
 
I passi che vanno da Is.7:1 a Is.9:6 mostrano un legame diretto e delle costanti, nella dominazione straniera, la presenza di Dio per liberare il suo popolo, e la profezia relativa ad un figlio da nascere che viene apostrofato con vari titoli significativi e portentosi finanche parte del nome stesso di Dio.
 
Testo
 
“3 Allora il SIGNORE disse a Isaia: «Va' incontro ad Acaz, tu con Sear-Iasub, tuo figlio [ …]
 
10 Il SIGNORE parlò di nuovo ad Acaz, e gli disse: 11 «Chiedi un segno al SIGNORE, al tuo Dio! Chiedilo giù nei luoghi sottoterra o nei luoghi eccelsi!» 12 Acaz rispose: «Non chiederò nulla; non tenterò il SIGNORE». 13 Isaia disse: «Ora ascoltate, o casa di Davide! È forse poca cosa per voi lo stancar gli uomini, che volete stancare anche il mio Dio? 14 Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché sappia rigettare il male e scegliere il bene. 16 Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato” (Is.7:3, 10-16).
 
Breve schema riassuntivo:
 
viene chiesto ad Acaz di chiedere un segno a Dio (vs.11),  
tentativo a spingere il re verso la fede. Tentativo vano (vs.12),
allora Isaia in veduta più ampia si rivolge alla “casa di Davide” (vs.13),  
a cui il Signore darà un segno profetico “in due adempimenti” (vs.14-16),  
    
    a) uno vicino, “parziale adempimento”, la caduta delle “confederate” Siro-Efraim (vs.15-16).  
    b) uno lontano, “completo adempimento” (vs.14), sostenuto peraltro dall’evangelista Matteo (1:23), il che significa che l’adempimento storico è diventato pieno e letterale.
 
Considerazioni
 
Il “Segno”:
 
• Può il “segno” essere di grandezza inferiore a quella della promessa di “chiederlo nei luoghi eccelsi o nei luoghi sottoterra” (vs.11), dato che colui che lo offre è il Signore stesso (Jahvè 'elohiym ) ?
 
• Può essere considerato “segno” straordinario, o quantomeno particolare, il fatto che una giovane donna unendosi al marito concepisca un figlio ?
 
• Nella profezia non viene menzionato il marito della “giovane donna”, coincidenza ? (non per l’evangelista Matteo 1:20-23).
 
• Il “segno”, figlio di Isaia ?*
 
* In una profezia se manca l’essenza dello spirito profetico, cioè quella peculiarità che la contraddistingue quale “messaggio che viene da Dio” contenente la straordinarietà del fatto, la particolarità, (nel nostro caso il concepimento di un bambino quale segno che il Signore stesso darà) codesta più che una profezia, sembrerebbe piuttosto una congettura. Non sembra il caso di Isaia.  
 
Pertanto è illegittimo porre il problema nei termini della nostra conoscenza del lasso di tempo che intercorre tra la predizione e l’adempimento, e l’adempimento anche in più fasi.  
E seppur la profezia s’intreccia con la storia, essa (la profezia) va vista in prospettiva più ampia e generale, per cui nei brani contenenti le predizioni “le centinaia di anni” non sono un problema.
 
Esegesi
 
14a: Isaia con gran solennità annuncia un concepimento fuori dall’ordinario, presentandolo come segno divino, “il Signore stesso vi darà un segno”.
 
Per Acaz e i suoi contemporanei ?
 
Dal portato del testo nonché nei testi successivi, si parla più volte di sventura e disgrazia. Ma il nome Emmanuele “Dio con noi” lascia intendere altro (vedi oltre).
 
Prima parte dell’adempimento:  
 
14b: “Ecco, la giovane” (sulla trattazione del termine “giovane” rimando in seconda sede),  “Concepirà, partorirà un figlio”: l’espressione è “senza tempo”, è il contesto ad avere la parola decisiva in ciascun caso (confr. per es. Ge.16:11; Gc.13:5).
 
14c: “e lo chiamerà Emmanuele”: sarà noto, sarà conosciuto come l’“Emmanuele”, Dio con noi.  
Seppur inteso come nome-simbolo, esso ci parla di: ausilio divini, vicinanza con l’essere umano, ci parla di Dio che interagisce con la nostra natura, che dimora in mezzo a noi, in alleanza con noi, con l’uomo, identificato con la nostra razza.  
Sembra echeggiare il prologo Giovanneo? “la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Gv.1:14).
 
L’Evangelo di Matteo riporta il passo di Isaia applicandolo a Gesù: “«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi»” (Mt.1:23).
 
L’interpretazione  Matteana è supportata dal testo della LXX (probabile che l’evangelista usava la LXX ?).
 
Tra l’altro si noti che l’evangelista Matteo riportando Is.7:14 pone enfasi non più sul segno, e nel suo contenuto straordinario (come fa Isaia), difatti per l’evangelista è un avvenimento già acquisito, piuttosto l’enfasi cade sulla profezia avveratasi, ergo Matteo cita la profezia applicandola nel suo compiersi a Gesù.  
"Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi»” (Mt.1:22-23).
 
Seconda parte dell’adempimento:
 
15a: “Egli mangerà panna e miele”: tipico dell’Oriente, “chem'ah” crema o burro come in Ge.18:8, comuni alimenti per lattanti di quella terra dove scorre latte e miele (confr. Harmer's Observat., vol. i., p. 299 in A. Clarke comm. Isaiah) .
 
15b: “finché sappia rigettare il male e scegliere il bene”: fino all’età per poter distinguere tra il bene e il male.
 
16: “Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato”:  
Prima che questo bambino “Sear-Jasub”, che il profeta Isaia ha puntato, e che secondo il comando speciale di Dio si era portato con sé (vs.3 “Allora il SIGNORE disse a Isaia: «Va' incontro ad Acaz, tu con Sear-Iasub, tuo figlio),  
prima che il bambino raggiungerà codesta età (riconoscere il bene e il male), il paese che Acaz teme, “le forze confederate” Siria e Israele, saranno devastate.  
Questo si realizzò, Damasco cadde per mano assira 3 anni dopo circa e Samaria 13 anni più tardi (2 Re16:7-9; 2 Re17:1-6).
 
Per concludere, l’occhio del profeta contempla nell’avvenire più lontano, la visione dei grandi castighi che svuoteranno il paese dei suoi abitanti, e in pari tempo quella della grande salvezza che Dio prepara.
« Ultima modifica: 28.01.2009 alle ore 15:46:18 by Asaf » Loggato

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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #57 Data del Post: 04.09.2008 alle ore 09:53:39 »

Dopo un pò di tempo riprendiamo questo topic.
 
Andiamo ora a Michea 5:1 > "Ma da te, o Betlemme, Efrata,
piccola per essere tra le migliaia di Giuda,
da te mi uscirà
colui che sarà dominatore in Israele,
le cui origini risalgono ai tempi antichi,
ai giorni eterni
.
".
 
Il testo poi di Matteo 2:6 specifica che tale profezia si è adempiuta con la nascita del Messia. Il testo così come è pervenuto nelle nostre traduzioni non ha bisogno di commento: si parla delle origini del Messia che sono "fin dai tempi antichi, ai giorni eterni" ".  
 
Nella LXX troviamo questa espressione "apo arches ek emeron aionos" che letteralmente significa "da origini, da giorni eterni". Abbiamo due preposizioni "apo, ek" che uniti nella costruzione sintattica al genitivo possono essere tradotti entrambi "da". Ma il termine che più ci interessa è "aionos".  
 
L'"aion" nel greco ha in sè l'idea della vita, della forza vitale. Nella lettaratura greca profana assume questo significato, ma quando "aion" ha a che fare con il tempo che sia passato o futuro, si parla in senso illiumitato. Infatti per esprimere più efficacemente il concetto di eternità si usa spesso la forma plurale di "aion" ovvero "aionas".
 
Spesso nel NT leggiamo espressioni tipo "eis tous aionas" (Mt 6:13). Il corrispettivo in ebraco è il termine "olam". Nel linguaggio ebraico, "olam" ha un significato ancora più forte. Infatti "olam" nella sua accezione originaria indica un tempo recondito e lontano, un tempo che considerato nell'osservatorio del presente, appartiene ad un passato o futuro remoto ed insondabile.  
 
Comunque nel greco "aion" a riguardo del tempo, si parla di periodo incalcolabile che non ha una fine.
 
Non per niente è il lemma greco utilizzato per "eternità".  
 
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #58 Data del Post: 08.09.2008 alle ore 11:42:23 »

Michea 5:1
 
Introduzione:
 
La sezione di questo libro è strettamente connessa con i passi evidenziati già precedentemente in Isaia 7:14 e 9:5 dove si parla appunto della venuta del Messia.  
Questa profezia non solo dà il luogo di nascita del Messia, assicurandone così la Sua umanità, ma afferma anche la Sua divinità nella Sua eterna esistenza.  
Infatti l’origine del nuovo sovrano o nel nostro passo “dominatore” (mosel) rimonterebbe ancor ben prima degli inizi della monarchia presente all’epoca, essa risalirebbe ai tempi antichi (qedem), ai giorni eterni (‘olam).
 
Testo:
 
“1 «Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. 2 Perciò egli li darà in mano ai loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire partorirà; e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d'Israele». 3 Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE, con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. 4 Sarà lui che porterà la pace. …” (Mi.5:1-4).
 
Esegesi:
 
Vs.1a “Ma da te”: la particella “Ma” introduce un nuovo aspetto.  
Quale? Rispetto al racconto dei versi precedenti dove viene descritto un tempo di un “futuro prossimo”, ora, nel nostro passo il profeta descrive e passa ad un tempo “futuro lontano”, alla venuta del grande Re per inaugurare una nuova era.
 
Vs.1b “Betlemme Efrata”: “Betlemme” di Giuda nota come la città natale di Davide. “Efrata” per distinguerla dall’altra Betlemme, che sta nel territorio della tribù di Zabulon (Gs.19:15).
 
Vs.1c “piccola per essere tra le migliaia di Giuda”: Il Messia sarebbe sorto tra la gente comune. Il contrasto è che mentre è piccola sotto certi aspetti, essa (Betlemme) sarà grande ed onorata in virtù dei natali messianici.
Le tribù sono state divise in piccole porzioni chiamate migliaia.  
 
Vs.1d “da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”:
 
Uscirà da Betlemme, ma le origini sono eterne.  
 
Si noti il parallelo con in Is.9:5 dove è detto che “un bambino ci è nato” mette in risalto la sua nascita umana, nato da genitori umani, ma anche dato dal Signore “un figlio ci è stato dato”.
Anche qui in Michea è detto “da te mi uscirà” (Betlemme) che ci parla della sua nascita umana, ma anche “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”, dal Signore, (dal seno del Padre? Gv.1:18).
 
Vs.1e “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”: A chi può essere imputato?
 
L’affermazione è forte e trasmette una durata infinita.
 
“le cui origini” (mowtsa'ah):
Il termine fa riferimento alle “origini” del “dominatore”, della sua uscita, della sua esistenza, in ambito cristiano prima della sua incarnazione e nascita.  
 
“ai tempi antichi” (qedem):  
antico, antichità, temporalmente indica primo tempo,  la prima parte di un luogo, verso est o oriente.
 
L’espressione continua e si rafforza, tracciando le origini del Messia ancor più indietro, ad un preesistente passato.
 
“ai giorni eterni” (yowm ’olam):  
 
il termine sovente è tradotto con “eternità”, strettamente indica ciò che è durevole, che dura per sempre, ma può assumere varie sfumature a secondo del soggetto legatosi e in considerazione dell’evoluzione che nel tempo ha acquisito:
 
“di lunga durata, antico, per sempre, eterno, perpetuo, vecchio, mondo,  
in relazione al passato: tempo remoto, antico tempo;
in relazione al futuro: per sempre, sempre, esistenza continua, perpetuo, eterno, senza fine o futuro indeterminato, eternità”
(Brown, Driver, Briggs, Gesenius Lexicon).
 
in relazione a Dio:
  • denota eternità senza tempo, che non ha inizio e non avrà fine, ciò che è sempre esistito, eterno, (confr. Ge.21:33; Is.40:28; Sl.41:13; Sl.90:2);  
  • la mancanza di limite temporale riguarda anche gli attributi di Dio, la sua misericordia, la sua alleanza, il suo regno, (confr. Ge.17:7; Gr.31:3; Gr.32:40; Os.2:19; Sl.93:2; Sl.145:13);
  • il suo corrispettivo greco “aion” o l’aggettivo “aionios” quando riferito a Dio, generalmente assume il pieno senso di "eterno", (confr. Ro.16:26; 1 Ti.1:17; Gr.10:10).

 
in relazione al tempo e al mondo:  
  • denota un tempo lungo, o comunque tempo indeterminato, o anche la durata del mondo (Am.9:11; Ml.3:4).
  • Figurativamente il termine viene applicato anche ad oggetti di notevole stabilità e lunga durata, come montagne (Hb.3:6) o colline (Ge.49:26).

Ovviamente il contesto determina quando ‘olam denota un periodo di tempo lungo o remoto, e quando denota un periodo infinito o al di fuori del tempo stesso.
 
Considerazioni finali:
 
  • La sua signoria non sarebbe semplicemente la prosecuzione di quella che ancora durava a quell’epoca, le aspettative vanno oltre al regale regno davidico.
  • Il titolo di “re” viene evitato e al suo posto si parla di un dominatore.
  • La sua attività viene indicata come “pascere” (altro parallelo con Davide 2Sa.5:2), “il suo gregge” (vs.3a), “con la forza e la maestà del nome del Signore” (vs.3b), anche Ezechiele utilizzerà la metafora del pastore che Dio costituirà sopra il Suo popolo “il mio servo Davide” (Ez.34:23), concetto riscontrato anche dall’evangelista Giovanni (Gv.10), (idem 1Pi.2:25).
  • La sua signoria si estenderà addirittura sul mondo intero, cosicché si vivrà nella sicurezza “fino all’estremità della terra” (vs.3c).
  • Un regno caratterizzato dalla pace (vs.4).
  • Infine l’evangelista Matteo (eh già, ancora lui) identifica questa profezia con Gesù Cristo (Mt.2:1-6).

 
Per concludere, la profezia proclama che le origini di Colui che doveva uscire da Betlemme, sono origini antiche ed eterne. In effetti ci mostra l’eterna generazione del Messia, in armonia con altri passi biblici (confr. Ap.22:13, Pr.8:22-23; Gv.1:1).
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Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
« Rispondi #59 Data del Post: 25.11.2008 alle ore 15:07:22 »

Ora che ho un pò di tempo vorrei riprendere con questo argomento sulla divinità del Signore Gesù Cristo:
 
Arriviamo ora a Zaccaria 12:10
 
" «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.
".
 
Il soggetto del testo è chiaramente il Signore degli eserciti ed ad un certo punto possiamo osservare che parla di un sacrificio: il sacrificio di Se stesso! Egli dice- guarderanno a Me - a Colui che essi hanno trafitto.
 
Nella LXX abbiamo l'espressione " epiblepsontai pros me ", ovvero "guarderanno, considereranno me".  
 
Perciò possiamo notare come anche nella LXX sia chiaro che il Signore degli eserciti si identifica in Colui che viene oltraggiato, schernito e trafitto.
 
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