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Chi sono i cristiani evangelici? Cosa dice la Bibbia? - Rispondono i moderatori >> Chi sono e cosa credono i cristiani evangelici? >> La divinità di Cristo vista nelle Scritture
(Messaggio iniziato da: andreiu il 19.04.2008 alle ore 21:18:42)

Titolo: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 19.04.2008 alle ore 21:18:42
Il motivo di questo topic è dovuto al fatto che come cristiani evangelici dobbiamo avere ben chiaro su chi o cosa noi crediamo.  
 
Postiamo l'argomento in questa sezione e non in "esegesi" per dare l'opportunità a chiunque di esprimere il proprio pensiero, pur mantenendo comunque dei punti in comune che vogliamo condividere e preghiamo di rispettare:  
 
1) Coloro che partecipano devono credere che la Bibbia sia l'inerrante Parola di Dio autorevole in ogni suo punto.  
 
2) Coloro che partecipano devono mantenere (come sempre del resto, ma visto l'argomento spinoso è bene ribadirlo) rispetto reciproco del pensiero altrui.
 
3) Per chi lo chiedesse o nel momento in cui parrà a me opportuno, si faranno degli interventi "tecnici" sul greco neotestamentario e biblico.  
 
Essendo l'idea di questo argomento non mia, ma di tutta l'Amministrazione di evangelici.net, chiediamo cortesemente di aspettare prima di postare in quanto nel prossimo post, verrà indicato uno schema ben strutturato e preciso su cui poter costruire tutta la discussione

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 20.04.2008 alle ore 16:35:52

AT

1) Ge 1:26 - 3:22
2) Ge 19:24
3) Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22)  

4) Za 2:8-11, Is 9:5, Da 7:14, Is 7:14, Mi 5:1, Za 12:10,  

Correlazioni tra AT e NT:
1) Is 6:1-3, Gv 12:39-41
2) Is 40:3, Mt 3:1-3
3) Is 8:13, 1 Pt 3:15
4) Is 7:14, Mt 1:23
5) Is 45:23, Fl 2:11
6) Is 49:23, Ro 10:11
7) At 2:21, Gioele 2:32
Is 42:8 , Gv 17:5
9) Is 48:12, Ap 1:8 - Ap 2:8
10) Sl 102:25, Eb 1:10
11) Sl 68:18 - Ef 4:8-11

Testi del NT:

Fl 2:5-8, Cl 2:9, Gv 5:18, Gv 10:33, Gv 10:30, Gv 8:58, Tt 2:13, 2 Pt 1:1, Gv 20:28, 1 Gv 5:20, 1 Gv 1:1-2, Ro 9:5.

Questa è la struttura che noi "admin" abbiamo pensato e chiediamo agli utenti che volessero intervenire di attenersi all'ordine dei testi citati.

Si inizia con l'AT e dal libro della Genesi.

Ora si può postare...

:-D
 

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 20.04.2008 alle ore 20:13:51
Genesi 1:26 “Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
C'è da osservare che i plurali in lingua ebraica e nelle altre lingue semitiche non hanno la stessa valenza come nelle altre lingue. Il nome divino Elohim ha una forma che sembra plurale, ma in effetti non è così, si tratta di un superlativo con valore singolare e anche se è consueto usare verbi coniugati al singolare, grammaticalmente è anche corretto coniugare al plurale per rimarcare l'azione del soggetto.
L' interpretazione del verbo ebraico tradotto con "facciamo" proviene dalla vocalizzazione masoretica, ma se prendiamo in esame solo il testo scritto è interpretabile anche come un singolare. Uno dei grammatici del medioevo lo aveva interpretato con " Fu fatto l'uomo" e non "facciamo l'uomo".
Quel “Facciamo” si riferisce ad Elohim che parla, e che sembra al plurale. In realtà rappresenta una forma di superlativo indefinito. E’ il superlativo di Eloha, e quindi è un singolare.

Per quanto riguarda Genesi 3:22 “Poi il Signore Iddio disse: Ecco, l'uomo è divenuto come uno di noi, avendo conoscenza del bene e del male”, mi devo rifare ad uno studio di un commento ebraico non mio, e che mi sembra stupido riportare come mio. Vi chiedo di riceverlo come opinione di parte. Personalmente lo ritengo valido. Spero non offendere nessuno.

-------------------
Prima di tutto, in italiano "uno di noi" in italiano è un partitivo, per cui è come considerare un elemento singolo da una pluralità. Ma la Bibbia è stata scritta in ebraico e non in italiano.
Ora è il targum dei Lxx a tradurre come uno di noi e a cambiare il verbo "haiah" che è un kal a "nihiah" che è un nifal e anche la parola "hen" che significa "si" che viene tradotta come "hinnè" che significa "ecco".

uno di noi in ebraico è "meitanu" e non "mimmennu".
Nel testo masoretico c'è scritto "mimmennu".
Il senso di questo versetto come si capisce in ebraico verrebbe così:
ויאמר יהוה אלהים, הן האדם היה כאחד ממנו, לדעת, טוב ורע
Questa la personale traduzione:

E il Signore **** disse infatti l'umanità era unica nel suo genere nel conoscere il bene e il male.

L'uomo è unico a saper distinguere il bene dal male, cosa che non esiste fra gli animali.

Non è la conseguenza di aver mangiato il frutto che è divenuto sapiente del bene e del male, ma questa libera scelta del bene e del male ce l'aveva prima e lui ha scelto la via del male e per questo fu espulso.

Riporto la parte in greco:
και ειπεν ο θεος ιδου Αδαμ γεγονεν ως εις εξ
ημων του γινωσκειν καλον και πονηρον

si il greco ha ιδου, che sarebbe un equivalente di הנה

e γινωσκειν che sarebbe come נהיה di costruzione nifal, invece di היה di costruzione kal.

La sostanziale differenza è che usando il nifal, la conoscenza del bene e del male sarebbe stata la conseguenza del peccato. All'opposto il testo ebraico usando il kal ribadisce che l'uomo era stato già creato così, con il libero arbitrio, facoltà di scegliere fra bene e male. Esso era appunto unico nel suo genere.

Fine del commento esterno. Scusate se potrebbe sembrare l’ultima parte OT ma per spiegare il contesto.
Questo comunque non mi pare tocchi la deità di Gesù, quanto una pseudo idea trinitaria dei versetti.

Shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 21.04.2008 alle ore 09:31:17

on 04/20/08 alle ore 20:13:51, romefriend wrote:
C'è da osservare che i plurali in lingua ebraica e nelle altre lingue semitiche non hanno la stessa valenza come nelle altre lingue. Il nome divino Elohim ha una forma che sembra plurale, ma in effetti non è così, si tratta di un superlativo con valore singolare e anche se è consueto usare verbi coniugati al singolare, grammaticalmente è anche corretto coniugare al plurale per rimarcare l'azione del soggetto


Questo può anche essere vero, ma è particolarmente strano che tale forma plurale si trovi raramente nell'AT, e tale rarità la si trovi proprio nel contesto della creazion ed in altri pochissimi contesti. Si vede che non si tratta di una consuetudine ma di qualcosa di mirato.


Quote:
L' interpretazione del verbo ebraico tradotto con "facciamo" proviene dalla vocalizzazione masoretica, ma se prendiamo in esame solo il testo scritto è interpretabile anche come un singolare. Uno dei grammatici del medioevo lo aveva interpretato con " Fu fatto l'uomo" e non "facciamo l'uomo".


Non possiamo di certo fare ancora disquisizioni sulle traduzioni, perchè allora potremmo dire tutto ed il contrario di tutto. Come detto, crediamo che le traduzioni che sono giunte a noi sono state oggetto della particolare cura del Signore, sebbene siamo consapevoli che nessuna è infallibile. Tutte le traduzioni riportano "Facciamo l'uomo", ci sarà una ragione.


Quote:
Quel “Facciamo” si riferisce ad Elohim che parla, e che sembra al plurale. In realtà rappresenta una forma di superlativo indefinito. E’ il superlativo di Eloha, e quindi è un singolare.


E allora doveva essere tradotto con "Farò". Nella LXX abbiamo "poiesomen anthropon", ovvero ancora una forma plurale (in greco è un congiuntivo aoristo plurale) e stiamo parlando di ebrei che conoscevano la loro lingua. Non dico che essi avevano una idea di Trinità (gli ebrei non ci credono), ma è strano che se tale traduzione poteva essere rivolto al singolare, tutti, anche gli ebrei della LXX, la traducono al plurale.

Per il resto non commento il tuo commento esterno perchè non ho la competenza sull'ebraico, ma nella LXX abbiamo "idou Adam gegonen os eis ek emon" ovvero "ecco l'uomo è diventato come uno di noi", stessa identica traduzione.
:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 21.04.2008 alle ore 12:47:02

Quote:
1) Ge 1:26

Secondo il Talmud, Dio si consultò con le schiere angeliche e con la Torah prima di creare l'uomo.
I Rabbi parlarono di numerosi racconti della creazione in cui gli angeli litigavano ma alla fine Dio prendeva la Sua decisione di formare l'uomo affinchè nascessero da lui i giusti.
Anche la Bibbia CEI spiega il passo riportanto questa credenza Ebraica.
L'interpretazione Trinitaria è decisamente posteriore.


Quote:
Genesi 3:22

La spiegazione riportata da Romefriend è più che esauriente.

Shalom.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 21.04.2008 alle ore 13:07:36
In relazione alla traduzione di Ge.1:26, non esistono dubbi, Dio usa il plurale, così nel TM , come nella LXX:

“Kai eipen o theos poiesomen (1 pers. Plurale del verbo “poieo-fare”) anthropon kat eikona emeteran”

“E disse il Dio facciamo (formiamo, nel senso di creare) l’essere umano (sia maschio che femmina) secondo l’immagine nostra” (traduzione mia).

E’ chiaro che ci troviamo di fronte a dei plurali “facciamo ..., nostra ..., nostra ...”
Facciamo l’uomo a nostra immagine secondo la nostra somiglianza”

L’interpretazione cristiana dei primi secoli volge ad un dialogo tra Dio e il Verbo, il Logos che era in principio presso Dio (Gv.1:1).

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 21.04.2008 alle ore 15:44:58
Non capisco genesi 19:24 in relazione a "La divinità di Cristo vista nelle Scritture"

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 21.04.2008 alle ore 16:15:06

on 04/21/08 alle ore 15:44:58, romefriend wrote:
Non capisco genesi 19:24 in relazione a "La divinità di Cristo vista nelle Scritture"


"Allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore." (Genesi 19:24)
Secondo l'interpretazione Trinitaria, in questo passo si dice che il Signore (cioè Dio Figlio) fa piovere fuoco e zolfo da parte del Signore (Dio Padre). Dunque ci sono due Signori che rappresentano due ipostasi del Dio unico.

Shalom.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 22.04.2008 alle ore 18:09:06

on 04/21/08 alle ore 13:07:36, Asaf wrote:
In relazione alla traduzione di Ge.1:26, non esistono dubbi, Dio usa il plurale, così nel TM , come nella LXX
questa è la tua opinione, come io ho espresso la mia... mi avete insegnato voi a essere morbidi...


Quote:
“E disse il Dio facciamo (formiamo, nel senso di creare) l’essere umano (sia maschio che femmina) secondo l’immagine nostra” (traduzione mia).
capisco la traduzione tua, ma la traduzione originale ebraica dice facciamo "un uomo". Anche se all'inmterno conteneva i cromosomi completi sia maschi che femmina, fa un uomo con attributi maschili. Più avanti non trovando una compagna ideale HaShem, costruirà da un lato dell'uomo, una donna, che ovviamente porta in sè la stessa immagine di HaShem in cui Adam è stato creato.

Riguardo al "facciamo" ed al "nostro", anche i papi e i re usano il plurale majestatis, e sono sempre uno.
Il plurale è riferito, nel loro caso, non a quanti sono, ma all'importanza che hanno.
Secondo il Midràsh, "facciamo un uomo" è un plurale esortativo, che tradotto letteralmente nei tempi potrebbe dare l'idea che ci sia più di un creatore. Ma non è il pensiero ebraico.
Sempre il Midrash (Tankumà Shemot 18; Talmùd Sanhedrìn 38b) dice che il Creatore che ha creato tutto, prima di creare l'uomo, consultò i suoi angeli consiglieri.
Lo so.... inimmaginabile per un evangelico.
Però ho voluto esprimere quello che credo come giudaico-cristiano.
E' la mia opinione.

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 22.04.2008 alle ore 21:09:06
Il fatto che il plurale che troviamo in Ge 1:26 e Ge 3:2 sia un "pluralis maiestatis" rimane semplicemente una teoria, fatto sta che si trova un plurale.

La cosa certa è che questo non è il modo usuale di parlare del Signore in quanto nel 99 % dei casi troviamo che il Signore parla al singolare. La cosa che come cristiano mi fa riflettere è che questo plurale si trova proprio nel contesto della creazione, argomento sul quale Paolo dirà qualcosa di molto importante intorno alla Persona di Cristo (Cl 1:15-17).

Ma non anticipiamo i tempi...

Ok, terminati i primi due passi, andiamo ora al testo di Ge 19.


:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 22.04.2008 alle ore 23:12:44

on 04/22/08 alle ore 18:09:06, romefriend wrote:
questa è la tua opinione, come io ho espresso la mia... mi avete insegnato voi a essere morbidi...


Non è una mia opinione, il plurale "facciamo" è usato sia nel TM che nella LXX.
Ho tradotto dalla LXX, se ritieni che c’è qualche errore di traduzione ne possiamo discutere.


Quote:
capisco la traduzione tua, ma la traduzione originale ebraica dice facciamo "un uomo".


Infatti avevo sottolineato che Dio usava il plurale “facciamo, … nostra, … nostra” (questo sottolineavo) sia nel TM che nella LXX.

Per quanto riguarda la traduzione che avevo fatto dalla LXX:
"Kai eipen o theos poiesomen anthropon kat eikona emeteran”, c’è l’ “anthropon”, ossia un’essere umano, maschio o femmina, senza riferimento al sesso o alla razza e genericamente include tutti gli individui umani, ad es. confr. 1Tim.2:1 dove si parla di preghiere “per tutti gli uomini” “huper pas anthropon”.
Qualsiasi conoscitore di greco può confermare.

Si sà poi, nel nostro passo e dal contesto biblico che fu fatto prima l'uomo, ma questo esula dalla discussione, nè tantomeno intendevo diversamente.


Quote:
Riguardo al "facciamo" ed al "nostro", anche i papi e i re usano il plurale majestatis, e sono sempre uno.
Il plurale è riferito, nel loro caso, non a quanti sono, ma all'importanza che hanno.


Pluralis majestatis? biblico? E' una tua opinione, è un concetto tardi e non biblico o quantomeno una forzatura,
si confr. anche Ge.11:7 altro pluralis?

La grammatica biblica-ebraica di Jouon-Muraoka al riguardo, osserva che il “noi” come plurale maiestatico non viene usato con i verbi, ed è un concetto molto tardi, tanto che neanche i padri della chiesa hanno mai parlato di plurale maiestatico, piuttosto nella grammatica di Jouon si parla di plurale deliberativo, in altre parole per Jouon, Dio parla con se stesso, ergo come se si scindesse e sta parlando a qualcuno.

A proposito dei padri della chiesa, mi limito all'interessante pseudo-barnaba (74 d.C.) inclusa nel Codice “aleph”:
“Il Signore a cui Dio aveva detto alla creazione del mondo “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”, ha sofferto per compiere la promessa” (V,5).

P.S.: Anche per me si può passare a Ge.19

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di ujios59 il 23.04.2008 alle ore 09:28:17
A proposito del "Facciamo" vorrei contribuire anche io alla discussione postando il commento che fa un noto biblista cattolico in merito.

"Adesso l'esortazione non è più impersonale o rivolta ad una creatura; Dio esorta se stesso. Si tratta di un espediente letterario per sottolineare l'importanza dell'ultima creatura: l'uomo. <<Facciamo>>. Perchè utilizza un plurale? Dio sta forse parlando con la corte celeste e l'insieme degli angeli? E' la risposta data dalla tradizione ebraica. O forse c'è un residuo di politesimo? E' la risposta dei commentatori razionalisti. Molto probabilmente, invece, si tratta di un <<plurale deliberativo>>, comune nelle forme che esprimono una decisione, senza essere plurale maiestatico. Capita anche a noi di essere da soli e dire a noi stessi <<Andiamo!>>; non usiano un plurale perchè ci diamo del "noi", ma perchè è un modo comune per indicare una esortazione fatta a se stesso.
Alcuni padri della Chiesa, come Ilario, Basilio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Agostino, hanno letto in questa formula un dialogo intra-trinitario, cioè un dialogo avvenuto tra il Padre ed il Figlio con cui le Persone divine si consultano e si incoraggiano alla creazione dell'uomo. E' una interpretazione suggestiva; ma dobbiamo imparare a fare bene le distinzioni. Certamente non era questa l'intenzione dell'autore sacerdotale. Tuttavia, dal momento che noi leggiamo questo testo da cristiani, illuminati dalla rivelazione piena di Gesù Cristo, possiamo anche scorgere in queste parole un riflesso del mistero trinitario. E' corretto e indispensabile ricercare l'intenzione dell'autore; ma non dobbiamo dimenticare che la Bibbia ha due autori, Dio e l'uomo. Allora si può dire che l'interpretazione trinitaria certamente non era dell'autore umano, ma avrebbe potuto essere intenzione dell'Autore divino comunicare attraverso il testo più di quello che l'antico scrittore era in grado di comprendere e di comunicare."

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 23.04.2008 alle ore 16:00:06
Prendo spunto dalla spiegazione che mErA mi ha dato a riguardo di Genesi 19:24


on 04/21/08 alle ore 16:15:06, mErA wrote:
"Allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore." (Genesi 19:24)
Secondo l'interpretazione Trinitaria, in questo passo si dice che il Signore (cioè Dio Figlio) fa piovere fuoco e zolfo da parte del Signore (Dio Padre). Dunque ci sono due Signori che rappresentano due ipostasi del Dio unico.

Shalom.

L'esatta traduzione ebraica tradotta in italiano è:
"HaShèm fece piovere su Sedòm e Amorà zolfo e fuoco da HaShèm dal cielo"
Il Midràsh Tankhumà spiega riferendosi ad HaShèm fece piovere dice che la Torah impiega il nome HaShèm, che indica la misericordia divina, e il verbo "fece piovere", benchè ciò che scese allora dal cielo fosse ben altro. Infatti, nulla di male scende direttamente dal cielo: ciò che cadde fu all'origine una pioggia benefica, che solo avvicinandosi alla terra diventò zolfo e fuoco.
Sforno, poi, commentando "da HaShem dal cielo", dice che viene usata questa espressione perchè la caduta dello zolfo e del fuoco, non era un fenomeno naturale, ma una calamità straordinariamente divina.
Questo è il contributo ebraico.
L'uso della parola HaShèm intende il tetragramma, e non credo che nessuno pensi che Gesù sia il tetragramma...

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 23.04.2008 alle ore 17:38:49

on 04/23/08 alle ore 16:00:06, romefriend wrote:
L'esatta traduzione ebraica tradotta in italiano è:
"HaShèm fece piovere su Sedòm e Amorà zolfo e fuoco da HaShèm dal cielo"
Il Midràsh Tankhumà spiega riferendosi ad HaShèm fece piovere dice che la Torah impiega il nome HaShèm, che indica la misericordia divina, e il verbo "fece piovere", benchè ciò che scese allora dal cielo fosse ben altro. Infatti, nulla di male scende direttamente dal cielo: ciò che cadde fu all'origine una pioggia benefica, che solo avvicinandosi alla terra diventò zolfo e fuoco.
Sforno, poi, commentando "da HaShem dal cielo", dice che viene usata questa espressione perchè la caduta dello zolfo e del fuoco, non era un fenomeno naturale, ma una calamità straordinariamente divina.
Questo è il contributo ebraico.
L'uso della parola HaShèm intende il tetragramma, e non credo che nessuno pensi che Gesù sia il tetragramma...

A questo aggiungo che secondo la tradizione Ebraica più antica i tre "uomini" che si presentarono ad Abramo non erano Dio in forma umana e due angeli, ma semplicemente tre profeti che agivano come messaggeri dell'Altissimo.
Più tardi, nel Giudaismo del secondo Tempio, nacque l'interpretazione oggi condivisa anche in ambito Cristiano.

Shalom.


Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 23.04.2008 alle ore 21:08:02

on 04/23/08 alle ore 16:00:06, romefriend wrote:
L'esatta traduzione ebraica tradotta in italiano è:
"HaShèm fece piovere su Sedòm e Amorà zolfo e fuoco da HaShèm dal cielo"
.

Secondo la LXX abbiamo "kai kurios ebrexen epi Sodoma kai Gomorra theion kai pur para kuriou ek tou ouranou". Letteralmente è "e il Signore fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco da parte del Signore dal cielo", ovvero l'esatta traduzione che abbiamo nelle nostre Bibbie.
Sinceramente anche la traduzione postata da Mera non sposta minimamente l'attenzione sul fatto che il testo parla di due "Signori". Per ora non interessa sapere come interpretare questi due "Signori", ma sta di fatto che abbiamo due soggetti e non uno.
L'importanza di questo passo risiede proprio su questo concetto. E' un soggetto che agisce da parte o per conto di un altro soggetto.

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 23.04.2008 alle ore 21:17:24
Andreiu:

Quote:
Sinceramente anche la traduzione postata da Mera non sposta minimamente l'attenzione sul fatto che il testo parla di due "Signori".

Io ho semplicemente postato la traduzione di Diodati per esporre l'interpretazione Trinitaria (che non condivido).
Non la condivido perchè è del tutto fuori dal contesto della Torah.
Dovremmo tenere sempre presente che la Bibbia è stata scritta in Ebraico, non in Greco o in Italiano, e gli Ebrei non si esprimono come noi.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 23.04.2008 alle ore 21:30:03

on 04/23/08 alle ore 21:17:24, mErA wrote:
Andreiu:
Io ho semplicemente postato la traduzione di Diodati per esporre l'interpretazione Trinitaria (che non condivido).
Non la condivido perchè è del tutto fuori dal contesto della Torah.
Dovremmo tenere sempre presente che la Bibbia è stata scritta in Ebraico, non in Greco o in Italiano, e gli Ebrei non si esprimono come noi.


Intendevo dire la traduzione che Rome ha postato dall'ebraico all'italiano.




Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 23.04.2008 alle ore 23:05:44

on 04/23/08 alle ore 17:38:49, mErA wrote:
A questo aggiungo che secondo la tradizione Ebraica più antica i tre "uomini" che si presentarono ad Abramo non erano Dio in forma umana e due angeli, ma semplicemente tre profeti che agivano come messaggeri dell'Altissimo.


Abramo vide tre uomini, ma uno è identificato nel Signore:

“Il SIGNORE (Il TM rende hwhy/Jahvè - mentre la LXX ha Theos-LXX) apparve ad Abraamo alle querce di Mamre" (Ge.18:1).

Nel nostro passo (Ge.19:24) non si può non considerare che ci sono 2 Signori, uno che compie un'azione da parte di un'altro.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 24.04.2008 alle ore 13:13:46

on 04/23/08 alle ore 23:05:44, Asaf wrote:
......................

Nel nostro passo (Ge.19:24) non si può non considerare che ci sono 2 Signori, uno che compie un'azione da parte di un'altro.

Non voglio cavillare, ma se uno vuole vedere qualcosa che non c'è è libero di farlo... siamo in democrazia.
Dire però che " "HaShèm fece piovere su Sedòm e Amorà zolfo e fuoco da HaShèm dal cielo" , si riferisca a due "HaShèm", considerando la struttura ebraica, è una forzatura inutile. Che la LXX traduca kurios/Signore, fa parte della lingua in cui è scritta, ma di HaShèm ce n'è uno solo, HaShèm è uno dicono le Sacre Scritture. Quindi nell'impostazione di fede ebraica, non sta assolutamente parlando di due divinità.
Come ho scritto prima il significato ebraico ovvio è "HaShèm fece piovere su Sedòm e Amorà e quella pioggia, HaShèm dal cielo, la fece divenire zolfo e fuoco".
E' il mio contributo e la mia opinione.
Shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 24.04.2008 alle ore 13:58:06
Ho parlato con un Ebreo istruito sulle Scritture e mi ha dato la seguente spiegazione:

Il primo "Il Signore" è causativo, il secondo invece è di provenienza.

כד ויהוה המטיר על סדם ועל עמרה--גפרית ואש מאת יהוה מן השמים
In pratica, il passo si può parafrasare così:
Per volere del Signore scese dal cielo zolfo e fuoco da parte sua, cioè dall'alto.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 24.04.2008 alle ore 20:02:39
Sperando di non fare una richiesta OT, potrei sapere, meglio da admin che hanno iniziato topic, cosa si intende per "divinità di Cristo" cioè quali sono le caratteristiche di Cristo-Dio?
Lo chiedo perchè non vorrei sbagliarmi su cosa si intende da un punto di vista strettamente cristiano evangelico.
Le mie opinioni sono senz'altro differenti, così vorrei sapere dove ci allontaniamo o ci avviciniamo.
Grazie.
Shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 24.04.2008 alle ore 23:38:33
A me personalmente piace molto quanto scrive Giustino nel suo "Dialogo con trifone", scritto intorno al 160 d.C.

Vi dirò, - dissi ancora - anche un'altra testimonianza tratta dalle Scritture, secondo cui come principio prima di tutte le creature Dio ha generato da se stesso una potenza razionale (Dynamis loghiké) che lo Spirito Santo chiama ora Sapienza, ora Angelo, ora Dio, ora Signore, e che definisce se stessa Arcistratega quando appare in forma umana a Giosuè (Gs 5:13-14). I vari appellativi infatti le vengono dal fatto di essere al servizio della volontà del Padre e di essere stata generata dalla volontà del Padre.

Ma in definitiva non è quanto rileviamo anche nella nostra esperienza? Quando infatti proferiamo una parola (logos), noi "generiamo" una parola (logos), ma non per amputazione, sì che ne risulti sminuita la facoltà intellettiva che è in noi. Parimenti vediamo che da un fuoco se ne produce un altro senza che ne abbia detrimento quello da cui si è operata  l'accensione: esso rimane invariato e il fuoco che da esso è stato appiccato sussiste senza sminuire quello da cui è stato acceso.

Me ne darà testimonianza il Verbo della Sapienza, poiché è lui questo Dio generato dal Padre di tutte le cose, è lui che è Verbo, Sapienza, Potenza, Gloria di colui che l'ha generato.


Questo per prendere atto di una credenza che poteva essere già in atto in quei giorni, e non formulata proprio da Giustino, visto che non sono poi molto d'accordo con lui su altre cose che scrive.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 25.04.2008 alle ore 09:12:04
Vorrei chiarire che non è intenzione trarre un risultato da un passo in particolare.
Sono stati proposti dei testi, per la quale si trarranno dei dati biblici, un po’ quello che ha fatto la teologia nel corso dei secoli.

Nel nostro in guisa “Ge.19:24” si porta all’attenzione un dato oggettivo:
che in Ge.18:1 Jahvè-Theos apparve ad Abramo e lo stesso agisce da parte del Signore-Kurios in Ge.19:24.

Posso comprendere la presa di posizione ebraica,

senza parafrasare, nel testo greco leggo “Kurios ebrexen”, cioè il Signore che compie un’azione, nel nostro caso fa piovere fuoco e zolfo,
con la preposizione “para” seguita da “Kuriou”, intende di un’altro aggiunto, affianco, accanto, oltre a ciò, insomma di un’altro Signore,
“para kuriou ek tou ouranou” letteralmente “da parte del Signore dal cielo”.

Preso atto di ciò che il testo dice, pongo all’attenzione dei lettori (senza trarre conclusioni):

Amos 4:11 “«Vi ho sconvolti, come Dio sconvolse Sodoma e Gomorra, e voi siete stati come un tizzone strappato dal fuoco; ma voi non siete tornati a me», dice il SIGNORE”.

Stesso racconto, anche qui si distinguono Theos e Kurios.

Theos che compie un’azione “sconvolse Sodoma e Gomorra”, e Kurios che dice “ma voi non siete tornati a me” .

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Elijah il 25.04.2008 alle ore 17:39:02

on 04/24/08 alle ore 13:58:06, mErA wrote:
Ho parlato con un Ebreo istruito sulle Scritture


Mera, vorrei ricordarti una cosa - assai ovvia, ma la preciso lo stesso per sicurezza -:

Gli ebrei in genere non vedono in alcun passo del Tanach (AT) un qualche riferimento a Gesù.

E siamo sinceri, anche gli storici quando leggono i passi dell'AT che dovrebbero far riferimento a Gesù sono del parere che gli autori dell'AT in realtà avevano in testa altro.

Quindi non capisco troppo il senso di andare a chiedere il parere ad un ebreo: mi pare ovvio che si possa capire e interpretare il passo in modo da non vederci un riferimento a Gesù (o alla trinità, ecc.). Questo sempre e comunque.

Seconda osservazione:
Come mi pare ovvio che per un ebreo non troviamo riferimenti a Gesù nell'AT, così mi pare altrettanto ovvio che per un ebreo Gesù non era Dio.
Perché?
Al riguardo è piuttosto semplice dare una risposta.
Dal punto di vista razionale pensarla in questo modo è un non-sens, è pazzia.

E lo storico cosa ne pensa?
Non è compito dello storico occuparsi di Dio, di conseguenza nemmeno della divinità di Gesù. È un qualcosa che va oltre le sue competenze, perché è un qualcosa che va oltre la ragione.

Personalmente sono poi del parere che cercare di capire la divinità di Gesù tramite un ragionamento storico o logico sia controproducente.

Il perché cerco di farlo capire tramite una citazione:

Gandhi diceva:
"Una spiegazione razionale non può darvi la fede in un Dio vivente, perché è una cosa che va al di là della ragione, la trascende... Vorrei che vi sbarazzaste di ogni spiegazione razionale e partiste da una fede in Dio semplice come quella di un fanciullo".
(Mahatma Gandhi, 24.9.1931, in "Young India")

È questo il punto! Non ci si può avvicinare a Dio tramite la ragione. Bisogna farlo con la fede. Ed è per fede che si è in grado di credere nella natura divina di Gesù.

Una spiegazione razionale non ti può dare la fede in Gesù, compresa la sua natura divina.

Questo è quanto penso io al riguardo, condivisibile o meno.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di mErA il 25.04.2008 alle ore 19:52:10
Ciao Elijah :)

Quote:
Quindi non capisco troppo il senso di andare a chiedere il parere ad un ebreo: mi pare ovvio che si possa capire e interpretare il passo in modo da non vederci un riferimento a Gesù (o alla trinità, ecc.). Questo sempre e comunque.

Ho chiesto il parere di un Ebreo per postare un'interpretazione alternativa a quella Cristiana che conosciamo.
Inoltre il fatto che il Tetragramma appaia due volte mi ha incuriosito, e per comprendere questo particolare, che ritengo linguistico e non teologico, sono andato da quelli che di lingua della Bibbia se ne intendono.


Quote:
Come mi pare ovvio che per un ebreo non troviamo riferimenti a Gesù nell'AT, così mi pare altrettanto ovvio che per un ebreo Gesù non era Dio.

Pare ovvio anche a me.


Quote:
lo storico cosa ne pensa?
Non è compito dello storico occuparsi di Dio, di conseguenza nemmeno della divinità di Gesù.

Ma lo storico può provare a dirci quando e come è nata la credenza della Divinità di Gesù analizzando le fonti scritte, e a me questo interessa non poco.

Shalom.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 26.04.2008 alle ore 12:24:49
Per cortesia rispettiamo l'ordine dei testi proposti all'inizio della discussione:


Quote:
AT

1) Ge 1:26 - 3:22  
2) Ge 19:24  
3) Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22)  
 
4) Za 2:8-11, Is 9:5, Da 7:14, Is 7:14, Mi 5:1, Za 12:10,  
 
Correlazioni tra AT e NT:  
1) Is 6:1-3, Gv 12:39-41  
2) Is 40:3, Mt 3:1-3  
3) Is 8:13, 1 Pt 3:15  
4) Is 7:14, Mt 1:23  
5) Is 45:23, Fl 2:11  
6) Is 49:23, Ro 10:11  
7) At 2:21, Gioele 2:32  
Is 42:8 , Gv 17:5  
9) Is 48:12, Ap 1:8 - Ap 2:8  
10) Sl 102:25, Eb 1:10  
11) Sl 68:18 - Ef 4:8-11  
 
Testi del NT:
 
Fl 2:5-8, Cl 2:9, Gv 5:18, Gv 10:33, Gv 10:30, Gv 8:58, Tt 2:13, 2 Pt 1:1, Gv 20:28, 1 Gv 5:20, 1 Gv 1:1-2, Ro 9:5.  
 
Questa è la struttura che noi "admin" abbiamo pensato e chiediamo agli utenti che volessero intervenire di attenersi all'ordine dei testi citati.  
Si inizia con l'AT e dal libro della Genesi.


Se non ci sono ulteriori riflessioni su Ge.19:24,
possiamo passare a: Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22).  

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 28.04.2008 alle ore 18:37:17
io ci riprovo.... chissà qualcuno mi risponde

on 04/24/08 alle ore 20:02:39, romefriend wrote:
Sperando di non fare una richiesta OT, potrei sapere, meglio da admin che hanno iniziato topic, cosa si intende per "divinità di Cristo" cioè quali sono le caratteristiche di Cristo-Dio?
Lo chiedo perchè non vorrei sbagliarmi su cosa si intende da un punto di vista strettamente cristiano evangelico.
Le mie opinioni sono senz'altro differenti, così vorrei sapere dove ci allontaniamo o ci avviciniamo.
Grazie.
Shalom


:hello:

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 28.04.2008 alle ore 18:42:08
Avevo provato io qui:

Rispondi #21 Data del Post: 04/24/08 alle ore 23:38:33 »

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 28.04.2008 alle ore 19:02:58

on 04/25/08 alle ore 17:39:02, Elijah wrote:
..........................
Quindi non capisco troppo il senso di andare a chiedere il parere ad un ebreo: mi pare ovvio che si possa capire e interpretare il passo in modo da non vederci un riferimento a Gesù (o alla trinità, ecc.). Questo sempre e comunque.

Seconda osservazione:
Come mi pare ovvio che per un ebreo non troviamo riferimenti a Gesù nell'AT, così mi pare altrettanto ovvio che per un ebreo Gesù non era Dio.
Perché?
Al riguardo è piuttosto semplice dare una risposta.
Dal punto di vista razionale pensarla in questo modo è un non-sens, è pazzia.
dovresti chiedere agli Admin per quale motivo sono scesi in terza classe, a parlare con quelli delle altre fedi, invece di postare in dottrina, dove chi è di altra fede non può postare....


Quote:
Personalmente sono poi del parere che cercare di capire la divinità di Gesù tramite un ragionamento storico o logico sia controproducente.

Il perché cerco di farlo capire tramite una citazione:

Gandhi diceva:
"Una spiegazione razionale non può darvi la fede in un Dio vivente, perché è una cosa che va al di là della ragione, la trascende... Vorrei che vi sbarazzaste di ogni spiegazione razionale e partiste da una fede in Dio semplice come quella di un fanciullo".
(Mahatma Gandhi, 24.9.1931, in "Young India")
beh, qualcuno si era risentito perchè in un post c'era un parallelismo  tra Gesù e l'Islam, tu per parlarci di fede fai riferimento a Gandhi che ha apertamente rifiutato il cristianesimo (a suo dire più per i cristiani che per il Cristo...). Certo se non hai riferimenti storici o logici devi andare sulla sensazione.
La fede non è eterea. HaShem mi fa una promessa e io ci credo ed ho fiducia che la manterrà, perchè mi ha provato che lui è fedele. La fede si basa su un rapporto, su una esperienza. Gesù dice a Pietro di uscire dalla barca e camminare sull'acqua, e Pietro esce perchè si fida che quello che Gesù gli dice è vero, perchè conosce Gesù. Gesù dice che le pecore seguiranno il pastore, perchè conoscono la sua voce, e non seguiranno la voce di un estraneo che non conoscono. La fede di Pietro, la fede delle pecore, si basa su ciò che conoscono, non su un brivido, un pensiero o una sensazione.
La deità di Cristo, se esiste, si deve appoggiare su dei fatti, e non deve contradire ciò che è accertato.
Questo è il mio parere.
La casa che resiste a tutte le bufere è quella saldata sulla roccia. C'è qualcosa di solido, accertato che la regge.
Molti concetti di fede sono purtroppo costruiti sulla sabbia, sulla fede di altri, su quello che vogliamo credere, su opinioni, su forzature. Quando arriva il momento della prova vengono spazzati via, con molta delusione, rabbia, disperazione, e a volte, perdita di quel po' di fede.


Quote:
È questo il punto! Non ci si può avvicinare a Dio tramite la ragione. Bisogna farlo con la fede. Ed è per fede che si è in grado di credere nella natura divina di Gesù.

Una spiegazione razionale non ti può dare la fede in Gesù, compresa la sua natura divina.

Questo è quanto penso io al riguardo, condivisibile o meno.

Il mio pensiero è differente.
La fede è la certezza delle cose che si sperano.
si spera perchè il ragionamento ci porta ad un desiderio.
A Giosuè Hashem dice, "medita questa legge giorno e notte...". Si medita con il pensiero, si legge con gli occhi, ci si ricorda con la mente della Sua fedeltà.
Ci si avvicina ad HaShem studiando la Sua parola. Nella Scrittura è scritto che la gloria shekina dell'Eterno è nel mezzo di un manipolo di persone che studiano Torah.
Se poi la natura divina di Gesù si può solo percepire per un moto dello spirito, senza un riferimento stabile scritturale, condiviso nella Scrittura, beh, ognuno è libero di pensarla come vuole.

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 28.04.2008 alle ore 19:20:19

Quote:
Se poi la natura divina di Gesù si può solo percepire per un moto dello spirito, senza un riferimento stabile scritturale, condiviso nella Scrittura, beh, ognuno è libero di pensarla come vuole.


Questo Topic è stato aperto proprio per dimostrare che i riferimenti ci sono, e come, aspettiamo di arrivare in fondo e poi valutiamo.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 28.04.2008 alle ore 19:27:11

on 04/28/08 alle ore 18:42:08, Marmar wrote:
Avevo provato io qui:

Rispondi #21 Data del Post: 04/24/08 alle ore 23:38:33 »

grazie per la prova!   :))
io intendevo anche, quali sono le caratteristiche divine assegnate a Gesù.
Gesù è come il Padre?
quello che fa o conosce il Padre, lo fa e conosce anche Gesù?
ha la stessa natura? eterno, onniscente, onnipotente, onnipresente.
si usa il tetragramma per identificare Gesù?
domande del genere...
risposte semplici per sapere cosa si vuole stabilire o verificare.
grazie.

ps. non è che il riferimento a Giustino mi riempia il cuore di gioia, però.
Lui asseriva che il motivo per cui HaShem ordinò agli ebrei di essere circoncisi, era segnarli come popolo particolare che meritava di essere perseguitato. Il tragico è che anche Gesù è stato circonciso....
Suoi degni compagni di sentenze erano Tertulliano (l'inventore della trinità), Origene e Melitone di Sardi, che criticavano gli ebrei nei termini più aspri possibili per aver rifiutato il Messia Gesù.
Questa è storia.

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 28.04.2008 alle ore 21:40:50

Quote:
ps. non è che il riferimento a Giustino mi riempia il cuore di gioia, però.
Lui asseriva che il motivo per cui HaShem ordinò agli ebrei di essere circoncisi, era segnarli come popolo particolare che meritava di essere perseguitato. Il tragico è che anche Gesù è stato circonciso....
Suoi degni compagni di sentenze erano Tertulliano (l'inventore della trinità), Origene e Melitone di Sardi, che criticavano gli ebrei nei termini più aspri possibili per aver rifiutato il Messia Gesù.
Questa è storia.


Conosco i misfatti, ed ho anche precisato che non sono d'accordo con loro, mi piace la definizione di Gesù riportata nel libro, che non credo sia "farina del suo sacco" ma che quel pensiero fosse già di dominio pubblico all'interno della chiesa.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 01.05.2008 alle ore 09:54:47
Chiedo di non uscire dall'argomento, chi vuole può aprire un 3d sull'uomo e la "nefesh".

La struttura testuale ora prevede Ge 22:12 e si inizia un argomento correlato che è la figura dell'Angelo dell'Eterno.

Ecco cosa leggiamo > " E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo».". Dal contesto possiamo rilevare nel v.1 che fu l'Eterno ad ordinare ad Abraamo di sacrificare suo figlio Isacco, su questo credo che non ci siano dubbi.

Ora questo angelo, a differenza di tutti gli altri che abbiamo nella Scrittura come Gabriele e Michele, dichiara "Ora so che tu temi Dio", portando l'attenzione sulla Persona di YHWH, ma poi aggiunge "perchè non MI hai rifiutato tuo figlio". Essendo l'Angelo che parla con Abraamo, quel "MI" identifica chiaramente l'Angelo del Signore quale autore della richiesta iniziale del v.1, ma il v.1 identificava l'autore in YHWH stesso.

Nella LXX abbiamo "gar egnon oti phobe ton theon su kai ouk epheiso tou uiou sou, tou agapetou di eme". Letteralmente sarebbe "infatti io conoscevo (non come le nostre traduzioni che hanno il presente "ora io so") che tu temi Dio e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo amato, per me"".

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 02.05.2008 alle ore 12:31:59
Ho fatto pulizia dei post OT che parlavano dell'uomo "tripartito".

Come ho già detto si può benissimo aprire un nuovo 3d su questo argomento, ma questo lasciamolo intatto per la "divinità di Gesù nelle Scritture".

Grazie per la collaborazione.

:friends:

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 05.05.2008 alle ore 13:56:37
N.B.: L’Angelo del Signore è presente in molti passi biblici, di seguito vengono riportati alcuni passaggi (evitando di appesantire la discussione, per ulteriori approfondimenti, note e commenti, rimango disponibile in forma privata),
altri passi sono stati riassunti in relazione alle sue funzioni (vedi sez. “peculiarità”).

Laddove non è specificato, è stata usata la N.R.
* = Vedi note.

Introduzione

In ebraico, la parola per "angelo" è mal’ak, in greco l’equivalente aggelos. Un mal’ak è per definizione e funzione un messaggero di Dio, che può presentarsi sia in forma “umana che angelica”*1, e al di là di ogni questione, è il contesto stesso che ci fornisce il giusto approccio esegetico e valutativo.                                                                                                                                                                
Nella Bibbia come vedremo c’è un mal’ak  che si distingue dagli altri, chiamato semplicemente “l’Angelo del Signore/Jahvè”.

L'Angelo del Signore o l’Angelo di Jahvè è la forma più frequente di Teofania*2 nell’Antico Testamento. Esegeti e teologi cristiani, includono in questo termine la Cristofania*3.

Riferimenti all’Angelo del Signore, si trovano in tutto l’Antico Testamento [Ge.16:7-13; 21:17; 22:11-18; 24:7, 40; 31:11; 32:24-32; Cfr. Os.12:4; Ge.48:15, 16; Es.3:2; cfr. At.7:30-35; Es.13:21, cfr. 14:19; 23:20-23; 32: 34; 33:2; Nu.20:16; 22:22-35; Gc.2:1-4; 5:23; 6:11-24; 13:3-23; 2 Sa.24:14-17; 1 Re 19:5-7; 2 Re 1:3, 15; 19:35, 1 Cr. 21:11-30; Sl.34:7; 35:5-6; Is.37:36; 63:9; Za.1:9-21; 2:3; 3:1-10; 4:1-7; 5:5-10 ; 6:4-5; 12:8].
In alcuni passaggi il riferimento è solo "all’Angelo della presenza" o a "l'Angelo di Dio."
In generale, è  sempre il contesto che determina se si tratta di un riferimento specifico all’Angelo del Signore.

Esposizione

Ge.16:7-13 “7 L'angelo del SIGNORE la trovò presso una sorgente d'acqua, nel deserto, presso la sorgente che è sulla via di Sur, 8 e le disse: «Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?» Lei rispose: «Fuggo dalla presenza di Sarai mia padrona». 9 L'angelo del SIGNORE le disse: «Torna dalla tua padrona e umiliati sotto la sua mano». 10 L'angelo del SIGNORE soggiunse: «Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa». 11 L'angelo del SIGNORE le disse ancora: «Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio a cui metterai il nome di Ismaele, perché il SIGNORE ti ha udita nella tua afflizione; 12 egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli». 13 Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi, perché disse: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista?»”

Il primo incontro con l’Angelo del Signore si trova in Ge.16, dove notiamo che l’Angelo del Signore è chiamato Signore (Jahvè vs.13), e che Egli appare in un momento di difficoltà per soddisfare un bisogno;
nel vs.10 promette di moltiplicare la discendenza di Agar, cioè qualcosa che solo Dio può promettere e soddisfare (confr. simile promessa fatta ad Abramo in Ge.13:16; 15:5; 22:17).
Facendo riferimento all’Angelo del Signore che apparve, Agar riconosce che si trova in presenza del Signore (Jahvè) e “diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi”, “Dio che vede” (riflette: l’onnisciente).

1) l’Angelo del Signore è chiaramente distinto dal Signore, e tuttavia al vs.13 è chiamato anche lui “Signore/Jahvè”: “Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato”,

2) promette di moltiplicare la discendenza di Agar “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa”,

3) L’espressione “l'angelo del SIGNORE la trovò”, sembra suggerire, che Agar fu trovata non come frutto di un’indagine o di una ricerca, ma come per dire che il Suo occhio, l’occhio del Signore era su di lei.


Ge.22:10-18 “10 Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio. 11 Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: «Abraamo, Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». 12 E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo». 13 Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo andò, prese il montone e l'offerse in olocausto invece di suo figlio. 14 Abraamo chiamò quel luogo «Iavè-Irè». Per questo si dice oggi: «Al monte del SIGNORE sarà provveduto».
15 L'angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse: 16 «Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo, 17 io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronirà delle città dei suoi nemici. 18 Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».


1) la voce proviene dal cielo “Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse”,
2) parla in prima persona “poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo”,
3) giura per se stesso “e disse: «Io giuro per me stesso”,  
4) la promessa della discendenza che rinnova ad Abramo con conclusione portentosa “perché tu hai ubbidito alla mia voce”.


Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 05.05.2008 alle ore 13:58:28
Ge.28:12-22 (nel sogno di Giacobbe):
“12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala. 13 Il SIGNORE stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il SIGNORE, il Dio d'Abraamo tuo padre e il Dio d'Isacco … 16 Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il SIGNORE è in questo luogo e io non lo sapevo!» 17 Ebbe paura e disse: «Com'è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» 18 Giacobbe si alzò la mattina di buon'ora, prese la pietra che aveva messa come capezzale, la pose come pietra commemorativa e vi versò sopra dell'olio. 19 E chiamò quel luogo Betel; mentre prima di allora il nome della città era Luz. 20 Giacobbe fece un voto, dicendo: «Se Dio è con me, se mi protegge durante questo viaggio che sto facendo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, 21 e se ritorno sano e salvo alla casa di mio padre, il SIGNORE sarà il mio Dio 22 e questa pietra, che ho eretta come monumento, sarà la casa di Dio; di tutto quello che tu mi darai, io certamente ti darò la decima»”.

Confr. lo stesso racconto con Ge.31:11-16:

1) l’Angelo di Dio è chiamato il Dio di Betel: “11 L'angelo di Dio mi disse nel sogno …13 Io sono il Dio di Betel, dove tu versasti dell'olio su una pietra commemorativa e mi facesti un voto”.

2)
risposta di Rachele e Lea: “14 Rachele e Lea gli risposero: «Abbiamo forse ancora qualche parte o eredità in casa di nostro padre? 15 Non ci ha forse trattate da straniere, quando ci ha vendute e ha per di più divorato il nostro denaro? 16 Tutte le ricchezze che Dio ha tolte a nostro padre, sono nostre e dei nostri figli. Fa' dunque tutto quello che Dio ti ha detto»”.

Anche Giacobbe ha avuto un incontro con l’Angelo come egli riferisce a Rachele e Lea in Genesi 31:11-13. Qui l’Angelo di Dio molto chiaramente identifica se stesso come il Dio di Betel, che Giacobbe aveva incontrato sulla strada verso Mesopotamia, e al quale aveva fatto un voto.



Ge.48:15-16 “15 Benedisse Giuseppe e disse: «Il Dio alla cui presenza camminarono i miei padri Abraamo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino a questo giorno, 16 l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi ragazzi! Siano chiamati con il mio nome, con il nome dei miei padri, Abraamo e Isacco, e si moltiplichino abbondantemente sulla terra!»”


1) Prima di morire, Giacobbe nel benedire Giuseppe utilizza i nomi di “Dio” e “l’Angelo” in modo intercambiabile,

2) identifica l’Angelo, come Colui che lo ha redento da ogni male. Qui è usata la parola ebraica “ga’al” un verbo che significa “redimere” o per descrivere l’atto del Redentore. La LXX traduce “ga’al” con il verbo greco “rhuomai”, liberare, salvare, nel N.T. è sempre associato a Dio come il liberatore, o ad una persona come l'oggetto della Sua liberazione,                                          

3) dice: “l’Angelo … benedica questi ragazzi”, cultualmente invocare la benedizione di un angelo sarebbe stato empio, solo il Signore ha tale prerogativa.

Esodo 3:2-6 “2 L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. 3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». 6 Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio”.


1) l’Angelo del Signore apparve a Mosè in mezzo al pruno ardente (vs.2), lo stesso è chiamato Dio al vs.4 Dio lo chiamò di mezzo al pruno”,

2) Egli stesso afferma di essere “« il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe»”, (vs.6)

3) Mosè si nascose la faccia, perché? "aveva paura di guardare Dio". (vs.6)



Giudici 2:1-2 1 L'angelo del SIGNORE salì da Ghilgal a Bochim e disse: «Io vi ho fatto salire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: "Io non romperò mai il mio patto con voi"; 2 e voi, dal canto vostro, non farete alleanza con gli abitanti di questo paese e demolirete i loro altari. Ma voi non avete ubbidito alla mia voce”.

L’interpretazione letterale di questo passo identifica l’Angelo del Signore come Colui che ha fatto un’alleanza, un patto con Israele, ascrive se stesso come Colui che li ha condotti fuori dall’Egitto, come Colui che ha giurato di dare il paese promesso ai padri, parlando in prima persona e nel nome proprio.

Si noti in questo passo l’autorità “divina” nel riportare:

1) ciò che aveva fatto per Israele, “Io vi ho fatto salire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi”,

2) ciò che aveva promesso, "Io non romperò mai il mio patto con voi",

3) e il richiamo per conto della loro disubbidienza, “Ma voi non avete ubbidito alla mia voce”… "Io non li scaccerò davanti a voi; ma essi saranno tanti nemici contro di voi e i loro dèi saranno, per voi, un'insidia"».

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 05.05.2008 alle ore 13:59:34
Giudici 6:11-24 “11 Poi venne l'angelo del SIGNORE e si sedette sotto il terebinto d'Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano nello strettoio, per nasconderlo ai Madianiti. 12 L'angelo del SIGNORE gli apparve e gli disse: «Il SIGNORE è con te, o uomo forte e valoroso!» 13 Gedeone gli rispose: «Ahimè, mio signore, se il SIGNORE è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: "Il SIGNORE non ci ha forse fatti uscire dall'Egitto?" Ma ora il SIGNORE ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian». 14 Allora il SIGNORE si rivolse a lui e gli disse: «Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» 15 Egli rispose: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». 16 Il SIGNORE gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo». 17 Gedeone a lui: «Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, dammi un segno che sei proprio tu che mi parli. 18 Ti prego, non te ne andare di qui prima che io torni da te, ti porti la mia offerta e te la metta davanti». Il SIGNORE disse: «Aspetterò finché tu ritorni».
19 Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e, con un efa di farina, fece delle focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. 20 L'angelo di Dio gli disse: «Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa roccia, e versavi su il brodo». Egli fece così. 21 Allora l'angelo del SIGNORE stese la punta del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; e dalla roccia uscì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime; e l'angelo del SIGNORE scomparve dalla sua vista. 22 Allora Gedeone vide che era l'angelo del SIGNORE e disse: «Misero me, Signore, mio DIO, perché ho visto l'angelo del SIGNORE faccia a faccia!» 23 Il SIGNORE gli disse: «Sta' in pace, non temere, non morirai!» 24 Allora Gedeone costruì un altare al SIGNORE e lo chiamò SIGNORE-Pace. Esso esiste anche al giorno d'oggi, a Ofra degli Abiezeriti”.


1) Anche qui i termini sono intercambiabili:
vs.12 L'angelo del SIGNORE apparve e parla a Gedeone, nei vs.14 e 16 lo stesso Angelo del Signore è chiamato Signore (Jahvè), e poi di nuovo al vs.20 è chiamato l’angelo di Dio;

2) Gedeone offre sacrifici:
“Ti prego, non te ne andare di qui prima che io torni da te, ti porti la mia offerta e te la metta davanti” (vs.18); “Allora Gedeone … gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì” (vs.19);

3) L’Angelo accetta:
“L'angelo di Dio gli disse: … mettile su questa roccia … Allora l'angelo del SIGNORE stese la punta del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime” (vs.20-21);

4) Conclusione di Gedeone?
“Allora Gedeone vide che era l'angelo del SIGNORE e disse: «Misero me, Signore, mio DIO” (vs.22);

5) Espressioni che riflettono “autorità”:
“non sono io che ti mando?” (vs.14); “Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo” (vs.16); “Sta' in pace, non temere, non morirai!” (vs.23).


Giudici 13:20-22 “17 Poi Manoà disse all'angelo del SIGNORE: «Qual è il tuo nome, affinché, quando si saranno adempiute le tue parole, noi ti rendiamo onore?» 18 L'angelo del SIGNORE gli rispose: «Perché mi chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso». 19 Manoà prese il capretto e l'oblazione e li offrì al SIGNORE su una roccia. Allora avvenne una cosa prodigiosa: Manoà e sua moglie stavano guardando, 20 e mentre la fiamma saliva dall'altare al cielo, l'angelo del SIGNORE salì con la fiamma dell'altare. Manoà e sua moglie, vedendo questo, caddero con la faccia a terra. 21 L'angelo del SIGNORE non apparve più né a Manoà né a sua moglie. Allora Manoà riconobbe che quello era l'angelo del SIGNORE 22 e disse a sua moglie: «Noi moriremo sicuramente, perché abbiamo visto Dio”.

1) Qui Manoa (padre di Sansone) e la moglie vedono l’angelo del Signore e sono coscienti di aver visto Dio, “Noi moriremo sicuramente, perché abbiamo visto Dio” (vs.22);

2) Cadono con la faccia a terra, un atto che sarebbe stato improprio per un angelo qualsiasi (confr. Ap.19:10; 22:8-9), “Manoà e sua moglie, vedendo questo, caddero con la faccia a terra” (vs.21);

3) Manoa chiede all’Angelo come si chiamasse:“L'angelo del SIGNORE gli rispose: «Perché mi chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso»”. L'angelo riferisce a se stesso come "meraviglioso" in ebraico “pil'iy”, lo stesso titolo che viene applicato in Isaia 9:5 “Consigliere meraviglioso” “ya`ats pele'”.


Isaia 63:9 “9 In tutte le lor distrette, egli stesso fu in distretta; e l'Angelo della sua faccia li salvò: per lo suo amore, e per la sua clemenza, egli li riscattò, e li levò in ispalla, e li portò in ogni tempo” (vers. Diodati)*4.

L’Angelo “della sua faccia o della sua presenza” la parola ebraica per “presenza” (paniym) è letteralmente “faccia, presenza, volto, immagine dell’intera persona”, la stessa parola è usata in un passo parallelo in cui il Signore incoraggia Mosè promettendogli di andare con lui: Es.33:14-15 “Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo». Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui.”L’Angelo della sua presenza:

1) li salvò,
2) li riscattò,
3) li levò in ispalla, e li portò in ogni tempo,
4) egli stesso è entrato nelle sofferenze del suo popolo.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 05.05.2008 alle ore 14:00:46
Osea 12:4-5 “Nel grembo materno egli prese il fratello per il calcagno e, nel suo vigore, lottò con Dio; lottò con l'Angelo e restò vincitore; egli pianse e lo supplicò. A Betel lo trovò, là egli parlò con noi”.

Osea descrive il patriarca Giacobbe come lottatore, come un esempio di un israelita che riporta vittorie attraverso Dio, e ancora una volta troviamo:

1) l’Angelo è chiaramente identificato come Dio, “lottò con Dio; lottò con l'Angelo”,

2) nell’occasione Giacobbe convinto di chi si trova di fronte, chiede la benedizione: “E Giacobbe: «Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!»” (Ge.32:26); “E lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata»” (Ge.32:30).


Malachia 3:1 “«Ecco, io vi mando il mio messaggero (mal’ak), che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo (mal’ak) del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene», dice il SIGNORE degli eserciti”.

In questo caso, alla luce delle parole di Gesù in Matteo 11:7-19, possiamo identificare i 2 “mal’ak”:

“7 Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 8 Ma che cosa andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Quelli che portano delle vesti morbide stanno nei palazzi dei re. 9 Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Sì, vi dico, e più che profeta. 10 Egli è colui del quale è scritto: "Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero per preparare la tua via davanti a te" (Mt.11:7-11),
quindi è chiaro che il contesto di Malachia 3:1 indica in Giovanni Battista il primo “mal’ak”, messaggero;

mentre per il  secondo è detto “19 È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco un mangione e un beone, un amico dei pubblicani e dei «peccatori»!" Ma la sapienza è stata giustificata dalle sue opere»” (Mt.11:19),  

"Ecco egli viene», dice il SIGNORE degli eserciti,  l'Angelo (o messaggero) del patto" (Ml.3:1).



Peculiarità dell’Angelo del Signore:


1) Promesse e benedizioni
   Agar (Ge.16:10-13; 21:18)
   Abramo e alla sua discendenza (Ge.13:16; 15:5; 22:17)
   Giacobbe (benedizione Ge.32:26-30)
   Figli di Giacobbe (benedizione Ge.48:16)
   moglie di Manoa (Gc.13:3-5)
   
2) Assistenza  
   Agar e figlio (Ge.21:15-20)
   Abramo (montone per sacrificio) (Ge.22:12-13)
   Elia (cibo) [1Re 19:3-8]
   Gerusalemme e Israele [Za.12:8]

3) Sentenze e Giudizio
    Balaam (rimprovero Nu.22:22-35)
    Israele (disobbedienza) (Gc.2)
    Meroz (maledizione) (Gc.5:23)
    Assiri (2Re 19:35)
    Davide (disobbedienza) (Sl.35:5-6)
 
4) Protezione  
    Per Israele (dal faraone, Es.14:19-20; Is.63:8-9)
    Per coloro che temono il Signore (Sl.34:7)

5) Commissioni
    Mosè (Es.3)
    Gedeone (Gc.6)
    Sansone (Gc.13)

6) Ministerio di riconciliazione e intermediazione
    Gerusalemme e Giuda (Za.1:12)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 05.05.2008 alle ore 14:02:16
Considerazioni Finali:


1) Il modo con il quale “l’Angelo del Signore” viene descritto, lo distingue da qualunque altro angelo.

2) In alcuni contesti parla come se fosse distinto dal Signore, ma allo stesso modo parla anche in prima persona singolare identificandosi con Dio. Tuttavia in generale, i termini "l'Angelo del Signore", "Signore" e "Dio" sono intercambiabili, o sono identificabili, “l’Angelo di Dio”, “l’Angelo della Sua presenza”.

3) Gli interventi e le visite (dell’Angelo del Signore) sono state fatte per soddisfare esigenze particolari e realizzare compiti specifici.

4) Gli è attribuita la potenza di perdonare o di ritenere le trasgressioni e il nome di Dio è in Lui (Es.23:20-23).

5) Tratta con i peccatori, provvede chi è nel bisogno, guida nel cammino della volontà di Dio, proteggere il Suo popolo dai nemici,  compie atti miracolosi, riceve atti di adorazione, promette, consiglia, e in generale esegue la provvidenza di Dio.

6) In Esodo 32:34 è detto: “Il mio Angelo andrà dinanzi a te”; questo in Esodo 33:14 è cambiato in “La mia presenza (letteralmente: “la mia faccia”) andrà con te ed Io ti darò riposo”. Le due espressioni sono unite in Is.63:9 “In tutte le loro afflizioni egli fu afflitto e l’angelo della Sua presenza li salvò”.

7) Di questo Angelo sono dette due cose importanti:
    a) il nome del Signore, cioè il suo carattere rivelato, è in lui;
    b) Egli è la faccia di Jahvè, cioè la faccia di Jahvè può essere vista in lui.

8] Agar nel vederLo, riconosce di aver visto il Signore (Ge.16:13). Altre persone che hanno avuto la stessa esperienza di Agar, Abramo, Giacobbe, Mosè, Giosuè, Gedeone, Manoa e sua moglie, sono giunti alla stessa conclusione, rivolgendosi a lui come a Dio (Confr. Ge.22:11-18; 31:11-13; 32:30; 48:15-16; Es.3:2-5; Gc.6:11-23; Gc.13:22).

9) Egli nei contesti citati dimostra di essere di natura soprannaturale.

10) Infine come abbiamo visto, mentre nell’A.T. l’Angelo del Signore appare molte e molte volte, nel N.T. scompare, ergo non c’è possibilità che sia confuso con Dio.


Note:

*1 Vedi es. Malachia 3:1

*2 La parola Teofania (concetto teologico), deriva da θεος (Theos-Dio) e φαινω (phaino-apparire), “apparizioni di Dio”, o forme di apparizioni di Dio.                                                                                              
La Teofania è una manifestazione di Dio, tangibile ai sensi umani. Nel suo senso più restrittivo, è un aspetto visibile di Dio nell'Antico Testamento. (Diz. Evangelico di Teologia Biblica)

*3 Cristofania: Termine per designare le apparizioni di Cristo preincarnato nell’Antico Testamento (caso particolare di Teofania) o dopo la sua ascensione. Storicamente si considerano in riferimento alle apparizioni di Cristo nell’Antico Testamento (Giustino, Ireneo, Tertulliano, Clemente Aless, Origene, Cipriano, Crisostomo, Eusebio, Teofilo, Ilario, Teodoreto).
           
*4 L’espressione “l’angelo della sua faccia li salvò” è contenuta nel Testo Masoretico. Tale espressione fu seguita dalla Vulgata, Luther (1545), KJV (1611), Diodati (1641), Martini (1781), Luzzi (1924), Reina-Valera (1960),. Alcune Bibbie come la CEI (1973), la NVB (1983) la Nuova Riveduta (1994) preferiscono seguire la LXX traducendo “Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati”.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 05.05.2008 alle ore 15:01:20
Ottimo Asaf!

:clap2:

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 06.05.2008 alle ore 11:54:09

on 04/20/08 alle ore 16:35:52, andreiu wrote:

AT

1) Ge 1:26 - 3:22
2) Ge 19:24
3) Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22)  

4) Za 2:8-11, Is 9:5, Da 7:14, Is 7:14, Mi 5:1, Za 12:10,  

Correlazioni tra AT e NT:
1) Is 6:1-3, Gv 12:39-41
2) Is 40:3, Mt 3:1-3
3) Is 8:13, 1 Pt 3:15
4) Is 7:14, Mt 1:23
5) Is 45:23, Fl 2:11
6) Is 49:23, Ro 10:11
7) At 2:21, Gioele 2:32
Is 42:8 , Gv 17:5
9) Is 48:12, Ap 1:8 - Ap 2:8
10) Sl 102:25, Eb 1:10
11) Sl 68:18 - Ef 4:8-11

Testi del NT:

Fl 2:5-8, Cl 2:9, Gv 5:18, Gv 10:33, Gv 10:30, Gv 8:58, Tt 2:13, 2 Pt 1:1, Gv 20:28, 1 Gv 5:20, 1 Gv 1:1-2, Ro 9:5.

Questa è la struttura che noi "admin" abbiamo pensato e chiediamo agli utenti che volessero intervenire di attenersi all'ordine dei testi citati.

Si inizia con l'AT e dal libro della Genesi.

Ora si può postare...

:-D
 


Procediamo nella nostra analisi ed andiamo ora a Zaccaria 2:8-11

"Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti:" > Con queste parole si vuole chiaramente identificare l'autore del messaggio che è YHWH.

È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo.

Stranamente, all'inizio del messaggio però il soggetto si sposta e si parla di "sua gloria" e di "pupilla dell'occhio suo". Si potrebbe pensare al fatto che qui stia parlando il profeta Zaccaria, tuttavia bisogna riconoscere che questo non è l'usuale modo che abbiamo nella Scrittura per introdurre un messaggio profetico. Quando è scritto "così dice il Signore degli eserciti" e segue il messaggio, è il Signore che parla.

Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti,

Queste parole fugano ogni dubbio. Non può essere Zaccaria ad "agitare la mano contro le nazioni", ma solo il Signore

e voi conoscerete che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato.

Allora considerando che chi parla è YHWH degli eserciti, ora YHWH afferma che è stato mandato da un altro YHWH, Quindi anche in questo caso, come nel caso di Ge 19:24, abbiamo due soggetti distinti che corrispondono a YHWH.

Manda grida di gioia, rallégrati, figlia di Sion! perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE. «In quel giorno molte nazioni s'uniranno al SIGNORE e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo a te

Ancora indiscutibilmente l'autore di queste parole è il Signore.


e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te.

Ancora YHWH che dice di essere mandato da YHWH, ancora due soggetti.

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 06.05.2008 alle ore 13:07:02
WOW!
quanto zelo!!
ma cos'è un forum dove ci si scambia opinioni... o uno studio bibblico per mostrare i muscoli e convertire qualche pericoloso giudeo-cristiano...
andate avanti bene così... se quello che volete è non dialogo con alternative di interpretazioni, potevate fare tutto in dottrine bibliche...
noto un certo autoritarismo (come il cancellare di un soffio l'uomo tripartito - cosa che mi è stata chiesta due volte... come mai non avete fermato o cancellato il richiedente ma aspettato che dessi la mia opinione?- ho difficilmente visto cancellazioni di OT in precedenza), ma se questo è il modo di comunicare dei cristiani evangelici, bè, siete a casa vostra.
Con un pizzico di dispiacere...

shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Novello il 06.05.2008 alle ore 14:14:03
Potrei esser d'accordo con te per la cancellazione degli ot, ma leggo che nel primo post vi è scritto che si voleva creare un ordine di lettura, ed ammetto che avrei potuto chiedertelo in pvt. Non sono stato avvisato, ma fa niente. Lo sbaglio era cmq mio.

Per lo zelo, io non ci vedo una mancanza di dialogo, ma solo un esposizione sistematica della dottrina cristiana evangelica. Chiaramente per aderire, bisognerebbe credere ai punti citati al post uno.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 06.05.2008 alle ore 14:57:29

on 05/06/08 alle ore 13:07:02, romefriend wrote:
WOW!
quanto zelo!!
ma cos'è un forum dove ci si scambia opinioni... o uno studio bibblico per mostrare i muscoli e convertire qualche pericoloso giudeo-cristiano...
andate avanti bene così... se quello che volete è non dialogo con alternative di interpretazioni, potevate fare tutto in dottrine bibliche...
noto un certo autoritarismo (come il cancellare di un soffio l'uomo tripartito - cosa che mi è stata chiesta due volte... come mai non avete fermato o cancellato il richiedente ma aspettato che dessi la mia opinione?- ho difficilmente visto cancellazioni di OT in precedenza), ma se questo è il modo di comunicare dei cristiani evangelici, bè, siete a casa vostra.
Con un pizzico di dispiacere...

shalom


Caro Rome puoi anche evitare il tuo sarcasmo!
Fin dal primo post era chiaro l'intento dell'Amministrazione su questo topic ed apposta si sono voluti stabilire dei principi comuni di dialogo a cui attenersi. Si è postato in "altre fedi" per dare l'opportunità a tutti di intervenire purchè ci si attenga alle condizioni del primo post.
Gli OT li ho cancellati quando me ne sono reso conto, sai non è che sono sul forum 24 ore su 24... ;-)

Spero che questo OT polemico finisca qui...

:-)



Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 06.05.2008 alle ore 15:09:37

on 05/06/08 alle ore 14:57:29, andreiu wrote:
Caro Rome puoi anche evitare il tuo sarcasmo!
Fin dal primo post era chiaro l'intento dell'Amministrazione su questo topic ed apposta si sono voluti stabilire dei principi comuni di dialogo a cui attenersi. Si è postato in "altre fedi" per dare l'opportunità a tutti di intervenire purchè ci si attenga alle condizioni del primo post.
Gli OT li ho cancellati quando me ne sono reso conto, sai non è che sono sul forum 24 ore su 24... ;-)

Spero che questo OT polemico finisca qui...

:-)

Sempre molto carini con me...
sarcasmo?
per nulla.
Un unico post gigantesco pieno zeppo di riferimenti che ci vorrebbe una vita per poterli leggere e dare una risposta, sempre che uno viva di rendita e possa stare in internet senza lavorare, diviso in sei parti e postato da un unico admin, per coprire tutti i vostri "riferimenti " iniziali del punto 3), per poi, dopo gli applausi, ripartire con il punto 4) senza possibilità di replica, perchè queste sono le vostre regole.
Questo è dialogo?
Io sarcastico?
Vi accorgete che siete da soli a postare?
rimango con il mio pizzico di dispiacere, ma anche un po' di stupore.
le regole in questo 3d sono troppo strette per darmi tempo di condivisione. Non fa niente.
cmq,
shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 10.05.2008 alle ore 16:13:56
Zaccaria 2:8-11

“8 Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: «È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo. 9 Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato. 10 Manda grida di gioia, rallégrati, figlia di Sion! perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE. 11 «In quel giorno molte nazioni s'uniranno al SIGNORE e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo a te e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te”.

Chi può rivendicare la gloria del Signore? E il “Mi” che è inviato? Chi abiterà in mezzo al popolo?

Dal contesto, improbabile pensare a Zaccaria, dice: “io sto per agitare la mia mano contro di loro”, riflette giudizio e punizione.

Vs.10-11 Il Signore afferma che viene ad abitare in mezzo al suo popolo, e la gente riconoscerà che il Signore l’ha inviato.

L’espressioni:

  • io sto per agitare la mia mano contro di loro”; “il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato; ”io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE”; “io abiterò in mezzo a te e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te”.

  • “È per rivendicare la sua gloria”; “diventeranno mio popolo”.


Identificano:

1) Che è distinto come persona: “io sto per agitare … mi ha mandato … io sto per venire … io abiterò … il Signore mi ha mandato”. La persona che parla si distingue dal Signore degli eserciti, come inviato da lui; e questa persona inviata: agiterà la mano (vs.9a); sarà riconosciuto (vs.9b); molte nazioni diventeranno suo popolo (vs.11a); abiterà in mezzo alle nazioni (vs.11b).

2) che è uno in essenza con il Signore degli eserciti. Il Signore stesso sarà l'unico con sufficiente potere e autorità per compiere ciò che ha previsto, “rivendicare la sua gloria” cioè qualcosa che è intrinseco alla Sua natura, e in quel giorno molte nazioni s’uniranno al Signore e diventeranno mio popolo (popolo del soggetto mandato).

Il linguaggio è infine messianico indirettamente, o per estensione da Dio in generale al Messia in particolare.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 21.05.2008 alle ore 15:57:32

on 04/20/08 alle ore 16:35:52, andreiu wrote:

AT

1) Ge 1:26 - 3:22
2) Ge 19:24
3) Ge 22:12 ed iniziare da questo brano per parlare della figura dell'Angelo del Signore (Ge 16:10, Es 3:2, Nu 22:31, Gc 2:1, Gc 13:18, 22)  

4) Za 2:8-11, Is 9:5, Da 7:14, Is 7:14, Mi 5:1, Za 12:10,  

Correlazioni tra AT e NT:
1) Is 6:1-3, Gv 12:39-41
2) Is 40:3, Mt 3:1-3
3) Is 8:13, 1 Pt 3:15
4) Is 7:14, Mt 1:23
5) Is 45:23, Fl 2:11
6) Is 49:23, Ro 10:11
7) At 2:21, Gioele 2:32
Is 42:8 , Gv 17:5
9) Is 48:12, Ap 1:8 - Ap 2:8
10) Sl 102:25, Eb 1:10
11) Sl 68:18 - Ef 4:8-11

Testi del NT:

Fl 2:5-8, Cl 2:9, Gv 5:18, Gv 10:33, Gv 10:30, Gv 8:58, Tt 2:13, 2 Pt 1:1, Gv 20:28, 1 Gv 5:20, 1 Gv 1:1-2, Ro 9:5.

Questa è la struttura che noi "admin" abbiamo pensato e chiediamo agli utenti che volessero intervenire di attenersi all'ordine dei testi citati.

 


Passiamo a Isaia 9:5 > "Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace,".

Nella LXX l'espressione "Dio Potente" viene tradotta con "Angelo dal gran consiglio". Tuttavia l'espressione "El Gibboor" non identifica mai nella Scrittura un angelo o un uomo, ma solo Dio. Unitamente a questo testo abbiamo anche Da 7:14 > "Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.". Queste parole sono chiaramente rivolte al Signore Gesù e da notare che nella LXX, abbiamo il verbo "latreuo" che indica il "sacro servizio" da rendere solo a Dio.

Il testo esplica molto bene che tutte le nazioni serviranno (latreuousa = participio presente di latreuo).



Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 21.05.2008 alle ore 18:24:38
Riporto un commento ebraico al versetto proposto:

Il bimbo di Ishaiah 9:5 è un presagio della Pace apportata dai re del trono di David fino all'ultimo Re Messia avvenire.
Leggendo dalle traduzioni molti particolari rilevanti ci sfuggono. L'espressione del verso 5: Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio, è la conclusione della parashà e risponde alla minaccia espressa all'inizio della stessa, nel verso di Ishaia 7:6, che riporto:

4 "Guarda di startene calmo e tranquillo, non temere e non ti si avvilisca il cuore a causa di questi due avanzi di tizzoni fumanti, a causa dell'ira furente di Resin e della Siria, e del figlio di Remalia. 5 Siccome la Siria, Efraim e il figlio di Regalia meditano del male a tuo danno, essi dicono: 6 «Saliamo contro Giuda, terrorizziamolo, apriamo una breccia e proclamiamo re in mezzo a esso il figlio di Tabbeel». (Ishaiah 7:4-6 trad. N.Riveduta)

I due regni nemici avevano chiaramente l'intenzione di porre fine al trono di discendenza davidica, volevano sostituire il re discendente di David con un re straniero proclamato da loro. La profezia di Ishaiah promette che ciò non succederà mai ed in 9:5 si dichiara che il regno non si dipartirà mai dal trono di David e dopo Achazh viene proclamato re suo figlio, il bimbo che era già nato, che ci è stato dato a noi Giudei, legittimo e non un re straniero ed oppressore. Quest'ultimo bimbo sarà il nuovo simbolo dell'Ultimo Messia, che porterà la Pace universale e definitiva.

Ma la traduzione fatta di Ishaiah 9:5 non segue le regole della grammatica ebraica. I titoli divini: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre,” non sono attribuiti al "figlio dato", ma solo il nome Principe di Pace, gli viene attribuito.
L'ebraico riporta il verbo waikrà (chiamò) che ha il soggetto in terza persona riferito appunto ai titoli divini, cioè a D-o, che ne è il soggetto. Inoltre l'espressione completa waikrà shmò (=chiamò il suo nome) riporta shmò (=suo nome )al singolare e non al plurale come sarebbe dovuta essere se gli altri titoli fossero attribuiti al re nato. Infatti la parte esplicativa, che segue nel verso successivo, si occupa di spiegare solo l'ultimo titolo: Sar Shalom (principe di Pace) collegando I due termini Sar (=principe, ministro) e Shalom (=Pace) con rispettivamente Misràh (= principato, dominio, della stessa radice di Sar) e Shalom (=Pace).

כי ילד ילד לנו בן נתן לנו ותהי המשרה על שכמו ויקרא שמו פלא יועץ אל גבור אביעד שר שלום

Questo verso è da intendersi come segue:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre chiamò il suo nome: Sar Shalom (=principer di Pace).

La Nuova Riveduta invece traduce il verbo waykrà (=chiamò) come se fosse vocalizzato waykarè (=sarà chiamato) che giustificherebbe solo in parte l'attribuzione degli altri titoli al "figlio dato". Ad escludere completamente questa possibilità è proprio il rotolo di Ishaiah ritrovato a Qumran (colonna VIII, riga 24) che invece di waykrà riporta wekarà (chiamerà). Questi famosi piccoli errori di ortografia che rendono anche il nome Sar Shalom con Sar haShalom, Principe della Pace e non Principe di Pace come nel TM.

Shalom

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 22.05.2008 alle ore 18:16:25

on 05/22/08 alle ore 15:35:46, mErA wrote:
Tu puoi tranquillamente continuare a credere che si tratti di una profezia sulla nascita di Cristo, però devi rispettare il punto di vista degli Ebrei che molto prima della nascita del Cristianesimo avevano interpretato queste parole di Isaia come un annuncio del figlio di Achaz, re di Giuda.

Shalom.


Interessante osservare che nella LXX, che vorrei ricordare è tradotta da ebrei che conoscevano la loro lingua in greco, abbiamo il verbo "kaleo" al passivo (kaleitai). Precisamente è un indicativo presente passivo. Se fosse corretto il commento di quell'ebreo, nella LXX avrei dovuto trovare la declinazione "kalei" che è al presente attivo.
Io non conosco l'ebraico, ma essendo in origine solo consonantico mi rendo conto che non è sempre facile stabilire la diatesi (in greco si chiama così, in ebraico non so). Visto che però il testo non è determinante per stabilire la divinità di Gesù, mi chiedo come mai TUTTE le traduzioni in italiano e straniere abbiano il passivo.

:-)
:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 23.05.2008 alle ore 11:48:36
Is.9:1-6: 1 Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende. 2 Tu moltiplichi il popolo, tu gli largisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino. 3 Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percoteva il dorso, la verga di chi l'opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian. 4 Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia, ogni mantello sporco di sangue, saranno dati alle fiamme, saranno divorati dal fuoco. 5 “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti”.


L’enfasi cade su "un bambino ci è nato".
La sua identità, sovrano della dinastia di Davide.
Anche se il contesto riguarda la sua nascita, con ciò è inteso anche il suo insediamento al trono, come nel Sl.2:6-7 “ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo». Io annunzierò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato”.

Bambino: la sua origine umana. Nato da genitori umani ma anche dato dal Signore “un figlio ci è stato dato”.

vs.1a la sua nascita sarà: “una gran luce” per chi? “il popolo che camminava nelle tenebre”,

vs.1b si ripete “su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende”,

vs.3 il “dorso” del popolo sarà liberato quando le sue spalle accetteranno il peso del comando,

Sarà chiamato con grandi nomi. Nel suo uso più denso di significato, il “nome” contiene in sé il carattere di chi lo porta, ne “dichiara” la persona.

Il tono e gli attributi che seguono sono decisamente messianici:
vs.5 “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”, titoli che vanno oltre il semplice successore dell’attuale re (Acaz), lo sguardo è rivolto a una signoria che occuperà una posizione più elevata, primeggiante.

“ya`ats pele'”, “una meraviglia di consigliere”
Il verbo "pala’", il sostantivo che da esso deriva come qui, "pele’", e l’aggettivo "pile’i", nella maggior parte delle sue occorrenze è riferito al Signore e al suo agire. Si tratta del termine che in ebraico più si avvicina all’idea di “sovrannaturale”; qui vuole indicare una sapienza che va ben oltre quella umana.

vs.6a “una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno”, la pace non avrà mai fine (nel regno che dal trono di Davide, sarà governato da questo re),

vs.6b “il diritto e la giustizia” in termine di tempo o di spazio regneranno “per sempre”, sarà l’adempimento dell’ideale davidico (Sl. 2:8; 72:8-11), quindi non per un breve periodo, ma lungo quanto umanamente inconcepibile.

vs.6c Tutto questo viene chiuso e sigillato con la frase: “questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti”.

Anche successivamente al cap.11 viene di nuovo descritto la figura di un ceppo d’albero dal quale spunta un rampollo (confr. Is.4:2, qui è il “germoglio del Signore”), il “germoglio” della casa di Isai (padre di Davide).
Anche lì troviamo attributi “eccezionali”, ci sono di nuovo diritto e giustizia, e lo “Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui” (11:2-5).

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 05.06.2008 alle ore 08:54:02
Andiamo ora a Isaia 7:14:

" Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.".

Queste parole si realizzano nel momento in cui vi è la nascita del Signore Gesù in Mt 1:21-23 > "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati». Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».".

Da notare la forza del nome "Emmanuele" che è esclusivo di Dio, visto che lo si trova anche in Isaia 8:8.

In secondo luogo, possiamo osservare la correlazione tra il nome Gesù (che significa YHWH salva) e ciò che Gesù farà, ovvero salvare il Suo popolo (per ora lasciamo stare la portata universale della salvezza in Cristo). Quindi Gesù Cristo è il Salvatore che unitamente a quanto descritto in Isaia 7:14, Egli è l'Emmanuele, Dio con noi.

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di linchen il 07.06.2008 alle ore 22:34:27

on 04/19/08 alle ore 21:18:42, andreiu wrote:
Il motivo di questo topic è dovuto al fatto che come cristiani evangelici dobbiamo avere ben chiaro su chi o cosa noi crediamo.  
 

1) Coloro che partecipano devono credere che la Bibbia sia l'inerrante Parola di Dio autorevole in ogni suo punto.  
 



Scusate...

Mi sembra che i presupposti di questo thread fossero chiari. :-)
Ho quotato la parte che mi sembra la piu' essenziale in questo momento.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 08.06.2008 alle ore 14:28:08
Ho visto solo ora come sta procedendo la discussione ed è necessaria una precisazione:

Il motivo per cui non si è parlato in "dottrine" di questo argomento è proprio per dare spazio a tutti di poter esprimere le proprie opinioni, ma nello stesso tempo ponendo dei "paletti" per partire da dei punti in comune.

Perchè ci sia un dialogo è necessario che vi siano dei presupposti altrimenti è inutile. Tanto per fare un esempio  i Testimoni di Geova hanno una dottrina chiaramente differente, ma un dialogo con un tdg partirebbe almeno dal presupposto di ritenere tutta la Bibbia ispirata. Come ho già avuto modo di dire  e come era chiaro fin dal primo post la discussione, pur rispettando opinioni diverse, doveva basarsi ALMENO sul presupposto di ritenere tutta la Bibbia, AT e NT ispirato.

Infatti si è visto nel corso della discussione, a cui comunque si è lasciato spazio anche a chi non crede a questo principio, cosa succede quando si parte da punti di vista troppo diversi.

E pensare che è proprio il NT che ci rivela più chiaramente la Persona amata del Signore Gesù...

Comunque aggiungo che parlerò con il resto della Moderazione per decidere, a questo punto, se mantenere questo topic in questa sezione o spostarlo in "esegesi".

Grazie

:-)


Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 08.06.2008 alle ore 21:52:24
E' stato deciso di rimuovere gli interventi O. T. per lasciare la lettura del topic più scorrevole.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di romefriend il 09.06.2008 alle ore 01:35:38

on 06/08/08 alle ore 14:28:08, andreiu wrote:
.................Tanto per fare un esempio  i Testimoni di Geova hanno una dottrina chiaramente differente, ma un dialogo con un tdg partirebbe almeno dal presupposto di ritenere tutta la Bibbia ispirata. .................
tanto per fare il tuo esempio non solo i tdg hanno una dottrina chiaramente differente, ma anche una bibbia chiaramente differente, certo che loro ritengono tutta la loro bibbia ispirata,ma non la tua... tanto per fare un esempio.
Il punto è che voi non accettate l'interpretazione ebraica delle sacre scritture ed il valore che i giudeo-messianici danno al NT.
Capisco che non c'è volontà di dialogo.
Mi dispiace.
Che debbo dire... buon cammino.
Un giorno le dispute cesseranno, e solo HaShem sarà il centro di tutti in tutti.
Shalom

:hello:

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Marmar il 09.06.2008 alle ore 08:13:11
Il discorso è diverso:

Questo topic è nato con la volontà di fare un elenco dei passi che nel mondo evangelico vengono considerati probanti della divinità di Cristo.

Questo elenco, anche con qualche commento, dovrebbe essere il più "pulito" possibile, per agevolarne la lettura e trarne delle conclusioni.

E' ovvio che se ad un elenco vengono intercalati un numero esagerato di post che deviano dall'argomento principale, poi sarà molto difficile per chi legge ricostruire un filo logico e seguire il discorso.

Per questo è stato chiesto, a chi non ritiene che tutta la Bibbia abbia lo stesso valore, dal principio alla fine, o a coloro che non credono alla divinità di Cristo, di astenersi dai commenti che saranno, ovviamente, in contrasto con il principio del topic.

Ci sarà modo di discuterne in altri topic, lasciando l'elenco il più possibile integro.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 09.06.2008 alle ore 08:54:58
Isaia 7:14

Introduzione

I passi che vanno da Is.7:1 a Is.9:6 mostrano un legame diretto e delle costanti, nella dominazione straniera, la presenza di Dio per liberare il suo popolo, e la profezia relativa ad un figlio da nascere che viene apostrofato con vari titoli significativi e portentosi finanche parte del nome stesso di Dio.

Testo

“3 Allora il SIGNORE disse a Isaia: «Va' incontro ad Acaz, tu con Sear-Iasub, tuo figlio [ …]

10 Il SIGNORE parlò di nuovo ad Acaz, e gli disse: 11 «Chiedi un segno al SIGNORE, al tuo Dio! Chiedilo giù nei luoghi sottoterra o nei luoghi eccelsi!» 12 Acaz rispose: «Non chiederò nulla; non tenterò il SIGNORE». 13 Isaia disse: «Ora ascoltate, o casa di Davide! È forse poca cosa per voi lo stancar gli uomini, che volete stancare anche il mio Dio? 14 Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché sappia rigettare il male e scegliere il bene. 16 Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato” (Is.7:3, 10-16).


Breve schema riassuntivo:

viene chiesto ad Acaz di chiedere un segno a Dio (vs.11),
tentativo a spingere il re verso la fede. Tentativo vano (vs.12),
allora Isaia in veduta più ampia si rivolge alla “casa di Davide” (vs.13),
a cui il Signore darà un segno profetico “in due adempimenti” (vs.14-16),
   
   a) uno vicino, “parziale adempimento”, la caduta delle “confederate” Siro-Efraim (vs.15-16).
   b) uno lontano, “completo adempimento” (vs.14), sostenuto peraltro dall’evangelista Matteo (1:23), il che significa che l’adempimento storico è diventato pieno e letterale.


Considerazioni

Il “Segno”:

• Può il “segno” essere di grandezza inferiore a quella della promessa di “chiederlo nei luoghi eccelsi o nei luoghi sottoterra” (vs.11), dato che colui che lo offre è il Signore stesso (Jahvè 'elohiym ) ?

• Può essere considerato “segno” straordinario, o quantomeno particolare, il fatto che una giovane donna unendosi al marito concepisca un figlio ?

• Nella profezia non viene menzionato il marito della “giovane donna”, coincidenza ? (non per l’evangelista Matteo 1:20-23).

• Il “segno”, figlio di Isaia ?*

* In una profezia se manca l’essenza dello spirito profetico, cioè quella peculiarità che la contraddistingue quale “messaggio che viene da Dio” contenente la straordinarietà del fatto, la particolarità, (nel nostro caso il concepimento di un bambino quale segno che il Signore stesso darà) codesta più che una profezia, sembrerebbe piuttosto una congettura. Non sembra il caso di Isaia.

Pertanto è illegittimo porre il problema nei termini della nostra conoscenza del lasso di tempo che intercorre tra la predizione e l’adempimento, e l’adempimento anche in più fasi.
E seppur la profezia s’intreccia con la storia, essa (la profezia) va vista in prospettiva più ampia e generale, per cui nei brani contenenti le predizioni “le centinaia di anni” non sono un problema.


Esegesi

14a: Isaia con gran solennità annuncia un concepimento fuori dall’ordinario, presentandolo come segno divino, “il Signore stesso vi darà un segno”.

Per Acaz e i suoi contemporanei ?

Dal portato del testo nonché nei testi successivi, si parla più volte di sventura e disgrazia. Ma il nome Emmanuele “Dio con noi” lascia intendere altro (vedi oltre).

Prima parte dell’adempimento:

14b: “Ecco, la giovane” (sulla trattazione del termine “giovane” rimando in seconda sede),  “Concepirà, partorirà un figlio”: l’espressione è “senza tempo”, è il contesto ad avere la parola decisiva in ciascun caso (confr. per es. Ge.16:11; Gc.13:5).

14c: “e lo chiamerà Emmanuele”: sarà noto, sarà conosciuto come l’“Emmanuele”, Dio con noi.
Seppur inteso come nome-simbolo, esso ci parla di: ausilio divini, vicinanza con l’essere umano, ci parla di Dio che interagisce con la nostra natura, che dimora in mezzo a noi, in alleanza con noi, con l’uomo, identificato con la nostra razza.
Sembra echeggiare il prologo Giovanneo? “la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Gv.1:14).

L’Evangelo di Matteo riporta il passo di Isaia applicandolo a Gesù: “«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi»” (Mt.1:23).

L’interpretazione  Matteana è supportata dal testo della LXX (probabile che l’evangelista usava la LXX ?).

Tra l’altro si noti che l’evangelista Matteo riportando Is.7:14 pone enfasi non più sul segno, e nel suo contenuto straordinario (come fa Isaia), difatti per l’evangelista è un avvenimento già acquisito, piuttosto l’enfasi cade sulla profezia avveratasi, ergo Matteo cita la profezia applicandola nel suo compiersi a Gesù.  
"Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi»” (Mt.1:22-23).

Seconda parte dell’adempimento:

15a: “Egli mangerà panna e miele”: tipico dell’Oriente, “chem'ah” crema o burro come in Ge.18:8, comuni alimenti per lattanti di quella terra dove scorre latte e miele (confr. Harmer's Observat., vol. i., p. 299 in A. Clarke comm. Isaiah) .

15b: “finché sappia rigettare il male e scegliere il bene”: fino all’età per poter distinguere tra il bene e il male.

16: “Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato”:
Prima che questo bambino “Sear-Jasub”, che il profeta Isaia ha puntato, e che secondo il comando speciale di Dio si era portato con sé (vs.3 “Allora il SIGNORE disse a Isaia: «Va' incontro ad Acaz, tu con Sear-Iasub, tuo figlio),
prima che il bambino raggiungerà codesta età (riconoscere il bene e il male), il paese che Acaz teme, “le forze confederate” Siria e Israele, saranno devastate.  
Questo si realizzò, Damasco cadde per mano assira 3 anni dopo circa e Samaria 13 anni più tardi (2 Re16:7-9; 2 Re17:1-6).


Per concludere, l’occhio del profeta contempla nell’avvenire più lontano, la visione dei grandi castighi che svuoteranno il paese dei suoi abitanti, e in pari tempo quella della grande salvezza che Dio prepara.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 04.09.2008 alle ore 09:53:39
Dopo un pò di tempo riprendiamo questo topic.

Andiamo ora a Michea 5:1 > "Ma da te, o Betlemme, Efrata,
piccola per essere tra le migliaia di Giuda,
da te mi uscirà
colui che sarà dominatore in Israele,
le cui origini risalgono ai tempi antichi,
ai giorni eterni
.
".

Il testo poi di Matteo 2:6 specifica che tale profezia si è adempiuta con la nascita del Messia. Il testo così come è pervenuto nelle nostre traduzioni non ha bisogno di commento: si parla delle origini del Messia che sono "fin dai tempi antichi, ai giorni eterni" ".

Nella LXX troviamo questa espressione "apo arches ek emeron aionos" che letteralmente significa "da origini, da giorni eterni". Abbiamo due preposizioni "apo, ek" che uniti nella costruzione sintattica al genitivo possono essere tradotti entrambi "da". Ma il termine che più ci interessa è "aionos".

L'"aion" nel greco ha in sè l'idea della vita, della forza vitale. Nella lettaratura greca profana assume questo significato, ma quando "aion" ha a che fare con il tempo che sia passato o futuro, si parla in senso illiumitato. Infatti per esprimere più efficacemente il concetto di eternità si usa spesso la forma plurale di "aion" ovvero "aionas".

Spesso nel NT leggiamo espressioni tipo "eis tous aionas" (Mt 6:13). Il corrispettivo in ebraco è il termine "olam". Nel linguaggio ebraico, "olam" ha un significato ancora più forte. Infatti "olam" nella sua accezione originaria indica un tempo recondito e lontano, un tempo che considerato nell'osservatorio del presente, appartiene ad un passato o futuro remoto ed insondabile.

Comunque nel greco "aion" a riguardo del tempo, si parla di periodo incalcolabile che non ha una fine.

Non per niente è il lemma greco utilizzato per "eternità".

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 08.09.2008 alle ore 11:42:23
Michea 5:1

Introduzione:

La sezione di questo libro è strettamente connessa con i passi evidenziati già precedentemente in Isaia 7:14 e 9:5 dove si parla appunto della venuta del Messia.
Questa profezia non solo dà il luogo di nascita del Messia, assicurandone così la Sua umanità, ma afferma anche la Sua divinità nella Sua eterna esistenza.
Infatti l’origine del nuovo sovrano o nel nostro passo “dominatore” (mosel) rimonterebbe ancor ben prima degli inizi della monarchia presente all’epoca, essa risalirebbe ai tempi antichi (qedem), ai giorni eterni (‘olam).

Testo:

“1 «Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. 2 Perciò egli li darà in mano ai loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire partorirà; e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d'Israele». 3 Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE, con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. 4 Sarà lui che porterà la pace. …” (Mi.5:1-4).

Esegesi:

Vs.1a “Ma da te”: la particella “Ma” introduce un nuovo aspetto.
Quale? Rispetto al racconto dei versi precedenti dove viene descritto un tempo di un “futuro prossimo”, ora, nel nostro passo il profeta descrive e passa ad un tempo “futuro lontano”, alla venuta del grande Re per inaugurare una nuova era.

Vs.1b “Betlemme Efrata”: “Betlemme” di Giuda nota come la città natale di Davide. “Efrata” per distinguerla dall’altra Betlemme, che sta nel territorio della tribù di Zabulon (Gs.19:15).

Vs.1c “piccola per essere tra le migliaia di Giuda”: Il Messia sarebbe sorto tra la gente comune. Il contrasto è che mentre è piccola sotto certi aspetti, essa (Betlemme) sarà grande ed onorata in virtù dei natali messianici.
Le tribù sono state divise in piccole porzioni chiamate migliaia.

Vs.1d “da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”:

Uscirà da Betlemme, ma le origini sono eterne.

Si noti il parallelo con in Is.9:5 dove è detto che “un bambino ci è nato” mette in risalto la sua nascita umana, nato da genitori umani, ma anche dato dal Signore “un figlio ci è stato dato”.
Anche qui in Michea è detto “da te mi uscirà” (Betlemme) che ci parla della sua nascita umana, ma anche “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”, dal Signore, (dal seno del Padre? Gv.1:18).

Vs.1e “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”: A chi può essere imputato?

L’affermazione è forte e trasmette una durata infinita.

“le cui origini” (mowtsa'ah):
Il termine fa riferimento alle “origini” del “dominatore”, della sua uscita, della sua esistenza, in ambito cristiano prima della sua incarnazione e nascita.

“ai tempi antichi” (qedem):  
antico, antichità, temporalmente indica primo tempo,  la prima parte di un luogo, verso est o oriente.

L’espressione continua e si rafforza, tracciando le origini del Messia ancor più indietro, ad un preesistente passato.

“ai giorni eterni” (yowm ’olam):

il termine sovente è tradotto con “eternità”, strettamente indica ciò che è durevole, che dura per sempre, ma può assumere varie sfumature a secondo del soggetto legatosi e in considerazione dell’evoluzione che nel tempo ha acquisito:

“di lunga durata, antico, per sempre, eterno, perpetuo, vecchio, mondo,
in relazione al passato: tempo remoto, antico tempo;
in relazione al futuro: per sempre, sempre, esistenza continua, perpetuo, eterno, senza fine o futuro indeterminato, eternità”
(Brown, Driver, Briggs, Gesenius Lexicon).

in relazione a Dio:
  • denota eternità senza tempo, che non ha inizio e non avrà fine, ciò che è sempre esistito, eterno, (confr. Ge.21:33; Is.40:28; Sl.41:13; Sl.90:2);
  • la mancanza di limite temporale riguarda anche gli attributi di Dio, la sua misericordia, la sua alleanza, il suo regno, (confr. Ge.17:7; Gr.31:3; Gr.32:40; Os.2:19; Sl.93:2; Sl.145:13);
  • il suo corrispettivo greco “aion” o l’aggettivo “aionios” quando riferito a Dio, generalmente assume il pieno senso di "eterno", (confr. Ro.16:26; 1 Ti.1:17; Gr.10:10).


in relazione al tempo e al mondo:
  • denota un tempo lungo, o comunque tempo indeterminato, o anche la durata del mondo (Am.9:11; Ml.3:4).
  • Figurativamente il termine viene applicato anche ad oggetti di notevole stabilità e lunga durata, come montagne (Hb.3:6) o colline (Ge.49:26).

Ovviamente il contesto determina quando ‘olam denota un periodo di tempo lungo o remoto, e quando denota un periodo infinito o al di fuori del tempo stesso.


Considerazioni finali:

  • La sua signoria non sarebbe semplicemente la prosecuzione di quella che ancora durava a quell’epoca, le aspettative vanno oltre al regale regno davidico.
  • Il titolo di “re” viene evitato e al suo posto si parla di un dominatore.
  • La sua attività viene indicata come “pascere” (altro parallelo con Davide 2Sa.5:2), “il suo gregge” (vs.3a), “con la forza e la maestà del nome del Signore” (vs.3b), anche Ezechiele utilizzerà la metafora del pastore che Dio costituirà sopra il Suo popolo “il mio servo Davide” (Ez.34:23), concetto riscontrato anche dall’evangelista Giovanni (Gv.10), (idem 1Pi.2:25).
  • La sua signoria si estenderà addirittura sul mondo intero, cosicché si vivrà nella sicurezza “fino all’estremità della terra” (vs.3c).
  • Un regno caratterizzato dalla pace (vs.4).
  • Infine l’evangelista Matteo (eh già, ancora lui) identifica questa profezia con Gesù Cristo (Mt.2:1-6).


Per concludere, la profezia proclama che le origini di Colui che doveva uscire da Betlemme, sono origini antiche ed eterne. In effetti ci mostra l’eterna generazione del Messia, in armonia con altri passi biblici (confr. Ap.22:13, Pr.8:22-23; Gv.1:1).

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 25.11.2008 alle ore 15:07:22
Ora che ho un pò di tempo vorrei riprendere con questo argomento sulla divinità del Signore Gesù Cristo:

Arriviamo ora a Zaccaria 12:10

" «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,
e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito.
".

Il soggetto del testo è chiaramente il Signore degli eserciti ed ad un certo punto possiamo osservare che parla di un sacrificio: il sacrificio di Se stesso! Egli dice- guarderanno a Me - a Colui che essi hanno trafitto.

Nella LXX abbiamo l'espressione " epiblepsontai pros me ", ovvero "guarderanno, considereranno me".

Perciò possiamo notare come anche nella LXX sia chiaro che il Signore degli eserciti si identifica in Colui che viene oltraggiato, schernito e trafitto.

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 26.11.2008 alle ore 10:34:52
Zaccaria 12:10

Introduzione:

Zaccaria più degli altri profeti minori preannuncia il Messia,
come il servo di Dio “il mio servo” [3:8], “il Germoglio” [3:8]; la sua entrata in Gerusalemme “in groppa a un asino” (9:9), la “shalom” continua ad essere un segno distintivo (9:10 confr. Is.9:5; Mi.5:4), il suo dominio si estenderà sino all’estremità della terra (9:10), il Pastore “colpito” (13:7), e nel nostro testo in relazione alla conversione del suo popolo,

Testo:

“Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito” (Za.12:10).

Esegesi:

12:10a: “Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme”, gli ebrei appartenenti alla famiglia del Messia.

12:10b: “lo Spirito di grazia e di supplicazione”, con la quale si intende lo Spirito Santo di Dio.

12:10c: “essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto”,
parla il Signore (vedi vs.4), e al tempo stesso si identifica in colui che viene trafitto “daqar” (trafiggere, perforare, confr. Nu.25:8; Gc.9:54; 1Sa.31:4) che ci parla dell’umanità del Messia, e i peccati della nazione avranno una fonte aperta, cioè sono purificati (13:1).
Più tardi l’apostolo Giovanni soddisferà la profezia (Gv.19:33-37; Ap.1:7) traducendo l’ebraico “daqar” con il greco “eksekentesan - hanno trafitto” (da ekkenteô "trafiggere, forare").

12:10d: “e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito”,
sfumatura messianica particolarmente forte tra gli ebrei, applicata con particolare proprietà di lutto per il Messia, nel nostro passo “bekhor” (primogenito di “persone o animali”) indice di primizia (Ge.49:3), preminenza (Es.4:22), rango (Sl.89:27).  

Considerazione finale:

Sulla scia dei precedenti testi anche Zaccaria descrive le caratteristiche del Messia, “pace, dominio, giustizia”, ed aggiunge il dolore del popolo quando mireranno “colui che essi hanno trafitto”.

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di andreiu il 28.01.2009 alle ore 16:01:44
Andiamo alle correlazioni tra AT e NT.

E' scritto in Isaia 6:1-3
"Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!».

Come possiamo notare, questo testo parla della famosa chiamata di Isaia al ministerio profetico. Egli ha una visione straordinaria nella quale autorità angeliche come i serafini si adoperano per rivolgere adorazione cll'unico e vero Dio definendoLo "Santo, santo, santo". Questa triplice ripetizione parla dell'assoluta e perfetta santità di Dio.

Ecco cosa leggiamo in Gv 12:39-41:
"Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca». Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò".

E' evidente che l'unico momento descritto nel libro di Isaia, nel quale il profeta "vede" la gloria di Dio è quello descritto in Isaia 6, e nella visione Isaia vede inequivocabilmente Dio nella Sua santità.

:-)

Titolo: Re: La divinità di Cristo vista nelle Scritture
Post di Asaf il 11.09.2010 alle ore 15:59:46
Continuando nello studio che ci siamo proposti, arriviamo alla connessione tra Is 40:3 e Mt.3:1-3; Mc.1:1-3; Lu.3:1-6; Gv.1:23 (per brevità citeremo Matteo, ma è opportuno leggere i testi evangelici in parallelo).

Leggiamo in Is.40:3:

“La voce di uno grida: «Preparate nel deserto la via del SIGNORE, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio!” (Nuova Riveduta),

la prima cosa che notiamo nel testo ebraico, è il tetragramma YHWH, che viene sostituito dalla Nuova Riveduta con Signore, quindi il testo sarebbe: “Preparate nel deserto la via di YHWH”, il concetto poi si ripete in un parallelismo “appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio (Elohim).

Il contesto storico sicuramente ci parla del popolo del Signore che rientrerà dalla cattività babilonese con la comparsa di Ciro,
ma un altro contesto è velato (confr. 1-11), e lo si può scorgere inizialmente con affermazioni a carattere ministeriale: “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del SIGNORE il doppio per tutti i suoi peccati (vs.2), poi dai vs. seguenti al nostro: Allora la gloria del SIGNORE sarà rivelata, e tutti, allo stesso tempo, la vedranno; perché la bocca del SIGNORE l'ha detto»” (vs.4-5), e ancora: Come un pastore, egli pascerà il suo gregge: raccoglierà gli agnelli in braccio, li porterà sul petto, condurrà le pecore che allattano” (vs.11),

fino ad arrivare alla più diretta rivelazione che troviamo nel Nuovo Testamento nei brani evangelici sopra menzionati,

leggiamo in Mt.3:1-3: “In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"».

Come si può leggere, l’evangelista Matteo (ma anche gli altri evangeli) citando Isaia applica il brano a Giovanni il battista quale precursore del Signore che doveva venire, (YHWH  del testo ebraico), Colui che sarebbe venuto dopo il suo mandato (vs.11), Colui la quale non era degno di sciogliere il legaccio dei calzari (Mc.1:7).

L’evangelista Marco, poi, aggiunge un particolare dettaglio sul precursore del Signore, e dice: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via” (Mc.1:2), si parla di Giovanni come del messaggero del Signore,

e allora vi ricordate di Malachia 3:1 già affrontato nell’analisi sull’Angelo del Signore?, ri-leggiamo: “«Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene», dice il SIGNORE degli eserciti” (Ml.3:1).

Ora che il messaggero che spianerà la via davanti al Signore in Malachia è identificato con Giovanni il battista, abbiamo l’autorevole testimonianza di Gesù in Matteo: Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste a vedere nel deserto? […] Egli è colui del quale è scritto: "Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero per preparare la tua via davanti a te" (Mt.11:7-11, confr. anche Lu.7:7-10).  

Per concludere, ripercorrendo la nostra comparazione, da Isaia al Nuovo Testamento la rivelazione è nettamente più chiara, quel che era velato diviene realtà, adempimento, Giovanni il battista viene identificato da tutti e 4 evangelisti come il precursore di YHWH di Isaia 40:3, e che fu mandato per preparare la via davanti a Colui che doveva venire, cioè Gesù Cristo il Signore.