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Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net) >> Esegesi dell'Antico Testamento >> Ml.1:2-3 La giustezza di una traduzione  
(Messaggio iniziato da: Domenico il 31.12.2010 alle ore 21:25:56)

Titolo: Ml.1:2-3 La giustezza di una traduzione  
Post di Domenico il 31.12.2010 alle ore 21:25:56
Leggendo il commento che ha scritto Henning Graf Reventlow, ai libri di Ageo, Zaccaria e Malchia, sono stato sorpreso nel leggere la traduzione di Malachia 1:2, che riporto integralmente.

«Vi amo, disse Jahvé. Ma voi diceste: In che modo ci ami?» «Non è Esaù il fratello di Giacobbe», oracolo di Jahvé, «e io amo Giacobbe, ma odio Esaù?».

Ovviamente, l’interrogazione posta sul terminale nome di Esaù, cambia radicalmente il significato della frase «e io amo Giacobbe, ma odio Esaù». Tutte le traduzioni che ho consultato, non mettono il punto interrogativo sul terminale nome di Esaù. So che nei testi originali, non esiste nessuna forma di punteggiatura; tutto quello che ha fatto l'editore del testo ebraico e il traduttore nelle varie lingue, è tutta una questione d'interpretazione.

Che ve ne pare della traduzione in questione? È accettabile? Preferirei che quelli che conoscono l’ebraico intervenissero per chiarire la questione. Grazie!

Titolo: Re: La giustezza di una traduzione  
Post di andreiu il 01.01.2011 alle ore 14:23:18

on 12/31/10 alle ore 21:25:56, Domenico wrote:
Leggendo il commento che ha scritto Henning Graf Reventlow, ai libri di Ageo, Zaccaria e Malchia, sono stato sorpreso nel leggere la traduzione di Malachia 1:2, che riporto integralmente.

«Vi amo, disse Jahvé. Ma voi diceste: In che modo ci ami?» «Non è Esaù il fratello di Giacobbe», oracolo di Jahvé, «e io amo Giacobbe, ma odio Esaù?».

Ovviamente, l’interrogazione posta sul terminale nome di Esaù, cambia radicalmente il significato della frase «e io amo Giacobbe, ma odio Esaù». Tutte le traduzioni che ho consultato, non mettono il punto interrogativo sul terminale nome di Esaù. So che nei testi originali, non esiste nessuna forma di punteggiatura; tutto quello che ha fatto l'editore del testo ebraico e il traduttore nelle varie lingue, è tutta una questione d'interpretazione.

Che ve ne pare della traduzione in questione? È accettabile? Preferirei che quelli che conoscono l’ebraico intervenissero per chiarire la questione. Grazie!


Io posso parlare solo per il greco e quindi per la LXX " Êgapêsa humas, legei kurios. kai eipate En tini êgapêsas hêmas? ouk adelfos ên Êsau tou Iakôb? legei kurios: kai êgapêsa ton Iakôb,  ton de Êsau emisêsa".

La sintassi di questo brano, esclude la forma interrogativa nella parte finale.

 :-)

Titolo: Re: Ml.1:2-3 La giustezza di una traduzione  
Post di Asaf il 02.01.2011 alle ore 17:24:20
Testo ebraico:  Malachia 1:2 ‘ahavti ‘ethkem ‘amar yhwh wa’amartem bammah ‘ahavtanu halow’-‘ah ‘esaw leya’aqov ne’um-yhwh wa’ohav ‘eth-ya’aqov  1:3 we’eth-‘esaw sane’thi

Traduzione: 1:2 "Vi ho amati, dice YHWH; voi dite come (in che modo) ci hai amati? non [era] Esaù fratello di Giacobbe?, dice (dichiara) YHWH; ho amato Giacobbe 1:3 e ho odiato Esaù;

La costruzione della frase è più lineare e logica inserendo il secondo punto di domanda su “non [era] Esaù fratello di Giacobbe?”, in un ebraismo dal carattere retorico (agli astanti era chiaro), con sfumatura teologica all’interno del conflitto Israele/Edom,
ciò allo scopo di prevenire la possibile obiezione degli astanti nonché mostrare da una parte l’ingratitudine d’Israele, ma d’altra parte l’amore di Dio per il suo popolo in contrasto per l’appunto con il modo in cui viene trattato Edom (1:3 ss).

Come per dire, <<voi sapete che Esaù e Giacobbe erano fratelli, eppure ho amato e scelto Giacobbe/Israele e ho odiato (amato meno) Esaù /Edom>>, qui l’apostolo Paolo aggiungerà “affinchè rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione”.

Titolo: Re: Ml.1:2-3 La giustezza di una traduzione  
Post di Domenico il 03.01.2011 alle ore 13:00:17

Quote:
La costruzione della frase è più lineare e logica inserendo il secondo punto di domanda su “non [era] Esaù fratello di Giacobbe?”, in un ebraismo dal carattere retorico (agli astanti era chiaro), con sfumatura teologica all’interno del conflitto Israele/Edom,  
ciò allo scopo di prevenire la possibile obiezione degli astanti nonché mostrare da una parte l’ingratitudine d’Israele, ma d’altra parte l’amore di Dio per il suo popolo in contrasto per l’appunto con il modo in cui viene trattato Edom (1:3 ss).

Come per dire, <<voi sapete che Esaù e Giacobbe erano fratelli, eppure ho amato e scelto Giacobbe/Israele e ho odiato (amato meno) Esaù /Edom>>, qui l’apostolo Paolo aggiungerà “affinchè rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione”.

Certamente! Inserire, infatti, la seconda interrogazione nella frase “non [era] Esaù fratello di Giacobbe?”, non solo è "logica e lineare", ma dà anche il senso preciso alla Parola dell'Eterno. Questo conferma che i tanti traduttori che hanno tradotto il testo in questione, hanno tenuto conto di questa logica.

Ho sempre interpretato "odiato Esaù" (amato meno), come del resto fanno tantissimi che si attengono a una giusta esegesi