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(Moderatori: andreiu, Asaf)
   1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
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   Autore  Topic: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"  (letto 6799 volte)
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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #30 Data del Post: 26.04.2006 alle ore 23:27:07 »
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x Labano: no problem, comunque grazie  Sorriso
 
x Andreiu: sì, capisco bene che la mia interpretazione  richiede che il testo sia letto con qualche libertà. Infatti, la presento come ipotesi.  
Anche se a onor del vero, non trovo grandissima contraddizione col fatto che dal diluvio si salvarono solo otto persone.
Infatti, si può sempre ipotizzare che ve ne furono alcuni (o molti) che credettero in estremis, quando non c'era più tempo di entrare nell'arca.  
In questo caso, il fatto che perirono nel diluvio non implicherebbe necessariamente la loro dannazione eterna ...  
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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #31 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 10:52:38 »
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Volevo solo segnalare che ho dato una spiegazione dal punto di vista linguistico di 1 Pi 3:18-19 nella sezione di greco, ecco il link:
http://www.evangelici.net/cgi/forum/YaBB.pl?board=greco;action=display;n um=1146127836;start=0#0.
 
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« Ultima modifica: 27.04.2006 alle ore 11:59:27 by Rossella » Loggato

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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #32 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 12:16:01 »
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Grazie!
 
A tuo avviso, chiarisce un po' le cose?
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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #33 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 12:18:30 »
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Io credo di si, se il versetto viene tradotto con il dativo strumentale e la preposizione "en" viene inteso nel senso strumentale, vale la spiegazione che ha già dato Asaf (con la quale concordo) a mio avviso.  Sorriso
 
« Ultima modifica: 27.04.2006 alle ore 13:31:11 by semplice » Loggato

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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #34 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 12:59:51 »
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Ades è una parola che designa il soggiorno dei morti, che gli antichi si figuravano come un luogo triste posto nella profondità della Terra (Mt.11:23; 16:18; At.2:31; Apoc.1:18 ecc).
I Greci sotto il nome di Hades ed i Romani sotto quello di Orcus, si rappresentavano un luogo dov'erano raccolti i defunti, nelle viscere della Terra; oscuro,tetro, inaccessibile governato da Plutone.
L'ebraico Scheol corrisponde al greco Hades, ed è stato tradotto così dai LXX. E' pur esso l'abitazione sotterranea di tutti i morti, ma solo fino all'avvenimento del Messia o al giudizio finale. E' diviso in due parti: uno detto seno di Abrahamo o paradiso, per i buoni; l'altro Geenna o inferno, per i cattivi.
L'Hades del N.T. non differisce essenzialmente dallo Scheol ebraico; ma Gesù ha rotto la potenza della morte, ha disperso le tenebre dell'Hades ed ha rivelato ai credenti l'idea del Regno dei Cieli, quale abitazione immediata dopo la morte.
In Apoc. 20:11-15 è descritto quello che avverrà quando Cristo ritornerà dal Cielo, ma credo che si possa avere un'idea di quel giudizio avvenuto in quei tre giorni. Pace a tutti!
« Ultima modifica: 27.04.2006 alle ore 13:32:04 by semplice » Loggato

Salmi 23
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli,
mi guida lungo le acque calme.Egli mi ristora l'anima,mi conduce per sentieri di giustizia,
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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #35 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 13:05:43 »
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Caro fratello Semplice,
so che in un certo senso sei stato chiamato in causa,  
sappiamo che il testo in questione, presenta delle difficoltà d’interpretazione (e su questo siamo tutti d’accordo), ma è altrettanto vero che la Parola di Dio non si contraddice.
Voglio precisare che il principio fondamentale di un cristiano, è quello di esaminare ogni cosa e valutarle secondo una norma ben precisa: quella della Parola di Dio senza andare incontro a problemi dottrinali e senza intaccarne (come dicevi tu) i principi biblici fondamentali, per la vita di un credente.
Non so se hai letto i miei interventi precedenti al riguardo, ho “tentato” di interpretare        1 Pietro3:19, e “tentato” di spiegare dove andò Gesù prima della risurrezione.
Ora volendo affermare che Gesù andò a “predicare” nell’Ades ai morti della generazione di Noè, cioè “…agli spiriti ritenuti in carcere” significherebbe:
  • Ammettere che esiste un’opportunità di salvezza dopo la morte, e sarebbe illogico pensare che avendo una seconda opportunità di ravvedimento dopo la morte (la prima fu naturalmente ai tempi di Noè), costoro contemporanei di Noè non si convertano davanti alla realtà dell’aldilà dove si trovano. Teoria simile a quella che afferma l’esistenza del purgatorio, mentre la Scrittura ci dice: “…è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27).
  • Nel verso in considerazione, il termine “predicare”, in greco kerusso, è un verbo che nella Scrittura ha il senso di “proclamare”, legg. (Marco 1:45): “…si dette a proclamare e a divulgare il fatto…”. Nel caso di Gesù, se il testo “eventualmente” deve essere collegato alla Sua discesa nell’Ades, il termine si riferisce soltanto alla proclamazione della Sua vittoria.
     
  • Se Gesù fosse andato a predicare alla generazione che precedette il diluvio, la quale non aveva creduto alla predicazione di Noè in quanto non aveva una legge scritta come quella di Mosè, si dovrebbe ammettere che Dio fa riguardo alla qualità delle persone; infatti in ogni tempo esistono generazioni che non conoscono la legge di Dio, persino oggi vi sono tribù non raggiunte dall’Evangelo. La generazione precedente il diluvio non era diversa da qualsiasi altra, tanto è vero che Gesù la prende come esempio della vita sociale degli ultimi tempi, legg. (Mat.24:37-39). Se si accetta una teoria simile, dovremmo dubitare dell’obiettività della giustizia divina.
     
  • Dovremmo poi ammettere la teoria universalistica, e cioè che alla fine tutti gli uomini saranno salvati. Ed è strano che, avendo avuto una seconda opportunità di pentimento, questi morti rimangano ribelli a Dio, sapendo che hanno davanti una realtà eterna di sofferenze. La Scrittura al riguardo dice: “oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passi da noi” (Luca16:26).

Fratelli concludendo, se dovrei interpretare 1Pietro3:19, come la discesa di Cristo nell’Ades, andrei incontro a gravi problemi dottrinali.
Per ulteriori chiarimenti sul succitato testo, vi rimando agli interventi che ho scritto precedentemente, onde evitare ulteriori ripetizioni.
Vi saluto con un abbraccio nel Signore, e con la speranza che nel rispetto delle opinioni, siamo stati di edificazione a quanti hanno letto o leggeranno.
Pace
« Ultima modifica: 27.04.2006 alle ore 13:33:43 by semplice » Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
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Re: GESU' ALL'INFERNO?
« Rispondi #36 Data del Post: 27.04.2006 alle ore 13:44:14 »
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Sui principi generali, sono ovviamente d'accordo con Asaf (e non potrebbe esser altrimenti).
Solamente, desidero ribadire che la mia impostazione non lede tali principi, perché nel caso fosse vera, non staremmo parlando né di una seocnda opportunità, né di universalismo, né di categorie speciali.
Infatti, la mia supposizione è che si tratta di persone che in effetti sia siano messe a posto con Dio prima della morte, e non abbiano avuto il tempo di salire sull'arca.
Come dice Asaf, in tal caso la "predicazione" non sarenbbe altro che una proclamazione di libertà, simile a quella rivolta a tutti i santi dell'AT.
Ci tenevo a precsiarlo
Tutto qua  Sorriso
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #37 Data del Post: 16.03.2008 alle ore 23:07:14 »
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1Pietro 3:17-20  
17 È meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male, 18 perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl'ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito, 19 nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, 20 che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l'acqua  
Prima di introdurci nella meditazione dei suddetti versi è opportuno e indispensabile soffermarsi, sulle seguenti scritture atti 17:11; 18:24…28; 2°timoteo 3:16-17; 4:1…5; ebrei 13:8; 1° corinzi 11:16; 14:37-38  
17 È meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male  
Questo verso ci conferma che anche in sofferenza, ogni bene e giustizia possono essere procacciati solo quando si è in vita.  1° pietro 3:12-13-14; 4:14…19; dopo la morte viene il giudizio ebrei 9:27-28; apocalisse 20:11…15; dal quale possiamo essere preservati solo dal sangue del Signore Gesù Cristo e non dalle nostre buone opere che davanti a Dio sono come un abito sporco, isaia 64:6; romani 4:3…5.  
D O M A N D A!!: “Può UNA PERSONA DECEDUTA ASCOLTARE E RICEVERE L’EVANGELO NELL’ADES…SOGGIORNO DEI MORTI?” attraverso la Sacra Scrittura che è l’unica fonte di sapienza spirituale 2°timoteo 3:14-15; affermiamo con certezza di fede “NO!!” giobbe 14:18…21; salmo 6:4-5; ecless 9:4-5-6; 11:1-2-3-9-10; 12:1; luca 16:25-26; ebrei 3:7-8  
18 perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl'ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito  
Poiché anche Cristo ha sofferto UNA SOLA VOLTA per i peccati degli uomini; ebrei 9:11-12; il Signore fu messo a morte nella carne; giovanni 19:32-33-34; ma vivificato dallo Spirito; ebrei 9:13-14; pertanto è opportuno chiedersi:”NEI TRE GIORNI CHE SEGUIRONO IMMEDIATAMENTE LA SUA MORTE, IL SIGNORE GESù NEL SEPOLCRO SCESE SOLO CON IL CORPO O ANCHE CON LO SPIRITO?”. Come credenti accettiamo e non osiamo contendere con gli insegnamenti di Dio 1° corinzi 11:16; ed in merito ci soffermiamo sulle seguenti scritture ecless 12:6-7; Ezechiele 37:9-10; luca 8:52…55; 23:46; Giacomo 2:26; di conseguenza un corpo morto, privo di spirito, non può parlare a nessuno. Ed il corpo del Signore fu messo a morte in quanto per la nostra salvezza, fu da Dio considerato di peccato 2°corinzi 5:21; ed il salario del peccato è la morte romani 5:12; 6:23; ebrei 2:7; mentre nella resurrezione apparirà senza peccato ai suoi eletti romani 6:8…11; ebrei 9:28.  
L’uomo è composto da (corpo-spirito-anima) 1° tess. 5:23; gli animali invece sono composti solo da (corpo-anima) 1° corinzi 15:39; in quanto non hanno ricevuto come l’uomo l’alito vitale da Dio “LO SPIRITO” genesi 1:26-28; 2:7; quindi mentre per gli animali dopo la morte non c’è più nulla, per gli uomini invece si aprono le porte dell’eternità in virtù dello spirito ricevuto da Dio.  
1.eternità di gioia e beatitudine alla presenza del Signore per tutti i riscattati 1°tess. 4:17;  
2.eternità di tormenti per tutti i disubbidienti apocalisse 20:10-13-14;  
quindi per tutti gli uomini viene imposto ciò che Dio ha stabilito:  
•il corpo che è la materia estinguibile, dopo la morte ritorna alla terra da dove fu tratto ecless. 12:6-7  
•lo spirito ritorna a Dio che l’ha dato genesi 3:17…19;  
•l’anima invece in attesa del giudizio eterno vive due realtà diverse. L’anima dei ribelli scenderà nell’ades (soggiorno dei morti) dove incomincerà a subirele pene eterne marco 9:42…49; matteo 8:28-29; luca 16:23-24; apocalisse 19:19-20; 20:10; Giacomo 2:19; apocalisse 14:9-10-11; l’anima dei riscattati andrà invece già a pregustare la dolcezza del paradiso luca 23:42-43; 16:22; filippesi 1:23; 2°corinzi 5:8-9; apocalisse 21:6-7-8; cosi il Signore Gesù che fu fatto da Dio peccato per riscattare noi dal peccato stesso, nei tre giorni dopo la sua morte il corpo andò nel sepolcro matteo 27:57…60; mentre lo spirito tornò a Dio matteo 27:50. la sua anima andò nell’ades non in attesa di giudizio in quanto Dio non permetteva che il suo Santo avrebbe visto la decomposizione-corruzione e fu tratto fuori atti 2:27…32; 13:36-37; romani 6:8…11.  
19 nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere  
Il Signore vivificato dallo spirito, nel quale spirito andò (verbo passato) a predicare agli spiriti di coloro i quali in quel tempo eranoin carne (persone viventi) e che ora al presente sono in carcere ADES in attesa del giudizio 2°pietro 2:4; luca 4:18. come gli angeli ribelli, anche costoro pur se morti prima della manifestazione del Signore Gesù Cristo hanno ascoltato anticipatamente per bocca dei profeti l’annunzio della grazie per le sofferenze del Signore Gesù Cristo ebrei 1:1-2; 1°pietro 1:10-11-12; 4:5-6; atti 2:30-32; 13:32-33; ebrei 11:13-12;  
n.b:quello spirito che era stato rimesso nelle mani del Padre luca 23:26; per mezzo della resurrezione ritornò in lui luca 8:52…55  
20 che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l'acqua  
I quali spiriti che ora sono in carcere “ades”, già furono ribelli quando erano in carne…con il corpo, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca (120 anni). Nell’arca che è tipo del Signore Gesù Cristo vi si rifugiarono e trovarono la salvezza solo otto persone. Molti sono i chiamati e pochi gli eletti matteo 22:14. il resto del mondo peri’ beffandosi della pazienza che Dio usa verso il peccatore 2°pietro 3:9…15. il senso semplice dei sunnotati versi è questo:  
il Signore Gesù Cristo che è eterno giovanni 8:58; colossesi 1:17; ebrei 7:3; circa 2500 anni prima della sua incarnazione giovanni 1:14; attraverso il ministerio di Noè il quale predicò in parole ed in opere mediante la costruzione dell’arca a quella generazione disubbidiente 2°pietro 2:4-5; e salvò solo otto anime trovate giuste agli occhi di Dio genesi 6:8-9; romani 5:1-2; mentre tutto il resto continuò ad essere disubbidiente e tutti perirono 2° pietro 3:3…6; ed ora sono nell’ades in attesa di giudizio pertanto è lecito concludere che il Signore Gesù Cristo NON è MAI ANDATO in quella prigione Ades e non ha mai predicato ai morti, in quanto non vi era ne scopo ne possibilità 2°corinzi 6:1-2; ebrei 9:27; quindi il Signore Gesù Cristo che è primo di ogni cosa in quel tempo parlò per mezzo di Noè a persone viventi e non già morte.  
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Davide&Elsa
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #38 Data del Post: 18.03.2008 alle ore 15:50:41 »
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Condivido pienamente il discorso fatto dal capitan Luzzi...e da Asaf!!!
 
Quando viene detto:
... si può sempre ipotizzare che ve ne furono alcuni (o molti) che credettero in estremis, quando non c'era più tempo di entrare nell'arca....
 
Credo si tratti di un errore di ipotesi.
Cioè...una volta che l'arca fu chiusa...l'acqua aveva cominciato a scendere dal cielo da un pezzo.
Perciò tutti iniziarono a credere che ciò che Noè disse era verità.
 
E' un pò come quando tornerà il Signore.
Fino ad allora, molti saranno increduli. Ma una volta che Egli sarà tornato chiaramente...non si potrà essere increduli. Perchè Egli sarà là! Sorriso
« Ultima modifica: 18.03.2008 alle ore 15:56:14 by Novello » Loggato
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #39 Data del Post: 23.10.2015 alle ore 18:05:52 »
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io penso che il Signore puo' tutto in tutti  e penso anche che l ipotesi  che alcuni si siano ravveduti  , come dice '' Chiunque invochera' il Su nome sara' salvato '' prima della 1' morte .
Noi comunque  crediamo in Cristo Redentore e Salvatore e questo e' imprendiscibile !
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Pace a tutti .............Alessio
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #40 Data del Post: 23.10.2015 alle ore 18:34:24 »
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Visto che semplice, nella pagina due, fa riferimento a uno studio che ha letto, ma che non sa dove si trova e chi l'abbia scritto, mi permetto di chiedere alla moderazione se posso postare lo studio in questione, perché sono stato io a scriverlo.
« Ultima modifica: 23.10.2015 alle ore 22:10:47 by Domenico » Loggato
Marmar
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #41 Data del Post: 23.10.2015 alle ore 20:45:18 »
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Per me OK.
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Aiutiamoci gli uni gli altri a liberarsi da quello che ritarda il nostro cammino.
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #42 Data del Post: 24.10.2015 alle ore 14:30:02 »
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L'ESEGESI DI 1 PIETRO 3:18﷓20

 
A questo punto crediamo che si debba esaminare il testo di 1 Pietro 3:18﷓20, anche se in questo testo si parla di Cristo e della sua predicazione, per vedere se la suddetta predicazione, ha una certa attinenza con quella di Noè, dato che dai tempi antichissimi fino a noi, non solo il testo in questione è stato oggetto di lunghe discussioni e di svariate interpretazioni, (un commentatore ha finanche scritto che il testo di Pietro è stato ("torturato"Occhiolino, ma anche perché c'è una certa tendenza che vede una certa affinità tra l'una e l'altra predicazione. Il tutto ovviamente si è fatto e si fa, per cercare di capire e spiegare il testo, nel miglior modo possibile. Ecco cosa dice:  
 
«perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito, nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l'acqua» (1 Pietro 3:18﷓20).
 
L'esegesi di 1 Pietro 3:18﷓20, pone cinque quesiti, secondo G. Friedrich, che sarebbero:  
1) Chi sono gli spiriti (gr. pneumata);
2) che cosa significa carcere (gr. fulakē);  
3) Quando avvenne l'azione di andare (gr. poreutheis);
4) chi è il predicatore;  
5) quale è il contenuto della predicazione.  
 
Prima di addentrarci nell'esegesi così puntualizzata, si impone, a nostro avviso, mettere in evidenza il fatto della morte di Cristo. Pietro è molto specifico e preciso nello stesso tempo, quando afferma che Cristo «fu messo a morte nella carne», vale a dire, fu la parte del suo essere, cioè la carne, che subì la morte mentre del suo spirito, vien detto chiaramente: «Padre, nelle tue mani rimetto (o "consegno" (CEI) il mio spirito» (Luca 23:46), quindi, non fu soggetto alla morte. La  frase: "vivificato dallo Spirito" (N. Diodati), o: "vivificato quanto allo spirito" (G. Luzzi, S. Garofalo), o: "reso vivo nello spirito" (CEI), o: "reso alla vita quanto allo spirito" (Paideia), o: "vivificato poi per lo Spirito" (A. Martini), o: "vivificato per lo Spirito" (G. Diodati, G. Ricciotti), bisogna vedere a che cosa si riferisca: se alla sua carne o al suo spirito.
 
Se è assodato che la morte colpì solamente la carne del Cristo, il suo corpo fisico, mentre il suo spirito, (da non confonderlo con lo Spirito di Dio), fu rimesso nelle mani del Padre, sorge spontanea formulare la seguente domanda: In quale stato lo spirito di Cristo fu consegnato nelle mani del Padre? Se si dovesse pensare ed ammettere che Cristo consegnò nelle mani del Padre il suo spirito in uno stato di morte, come essendo in uno stato di impotenza, non sapremmo spiegarci perché mai Cristo fece ciò, e come farla conciliare col testo lucano che afferma che, dopo di aver «detto questo, rese lo spirito», vale a dire morì. Mentre se si pensa e si crede, (come crediamo debba essere compreso e creduto il testo lucano), che lo spirito di Cristo era quella parte vivente del suo essere che si trovava in lui, e del quale non era possibile che gli uomini lo potessero mettere a morte, perché apparteneva appunto a un altro regno della vita, appare chiaro quindi, che non è possibile che, l'azione descritta dal termine greco zōopoiētheis, che significa:  
 
1. Generare essere vivente  
2. dare la vita, vivificare  
3. conservare la vita  
4. ricevere la vita, essere in vita, vivere,  
 
Possa essere applicata al suo spirito; di conseguenza, non restando un'altra alternativa, necessariamente debba riferirsi alla carne, al corpo fisico di Cristo, e questo naturalmente equivale a mettere in risalto la verità della sua risurrezione. D'altra parte, la risurrezione di Cristo ha a che fare con il suo corpo e non col suo spirito; perché del suo corpo è detto chiaramente che morì, ma mai del suo spirito. In conseguenza di questa accertata verità biblica, è insostenibile pensare  di rendere: "reso vivo nello spirito" o "reso alla vita quanto allo spirito", senza pensare alla vivificazione dello spirito di Cristo, cosa che non è detta in nessun punto della Scrittura e che gli stessi termini della  risurrezione, non siano capovolti. Ma se si pensa, in armonia con l'insegnamento della Scrittura, che la risurrezione di Cristo non avvenne in virtù di una forza o prerogativa umana, ma per la virtù di Dio, va preferita la traduzione: "dallo Spirito" o "per lo Spirito". In tal caso, il concetto di "vivificare" o "rendere alla vita", espresso dal termine greco zōopoiētheis, resta vincolato alla sola carne, al solo corpo fisico di Cristo.  
 
Si potrebbe chiedere: Qual'è l'importanza e il valore di questa puntualizzazione? Questa puntualizzazione l'abbiamo fatta, per far notare, che Cristo non andò a predicare agli «spiriti che erano in carcere», con la sua carne, ma nello stato di essere vivificato, vale a dire in qualità e con le caratteristiche di essere spirituale. Se poi si rispetta l'ordine in cui le tre parole greche, thanatōtheis = morte; zōopoiētheis = vivificare e poreutheis = andare, sono state messe nel testo di 1 Pietro 3:18,19, la spiegazione che abbiamo dato appare molto più chiara e convincente nello stesso tempo.  
 
Fatta questa precisazione, che vuole essere anche una valida introduzione per l'esegesi di 1 Pietro 3:18﷓20, si può benissimo affrontare l'esame del testo e prendere in esame le diverse interpretazioni che si sono fatte, dai tempi antichissimi fino all'esegesi moderna.
 
Invece di seguire l'ordine proposto dall'esegesi di cui sopra, preferiamo cominciare dal punto tre.
 
1. QUANDO CRISTO ANDÒ A PREDICARE AGLI SPIRITI IN CARCERE  
 
Prima di chiedere quando fu che Cristo andò a predicare agli «spiriti che erano in carcere», crediamo sia importante, ai fini di una giusta valutazione e di una equilibrata interpretazione, ricordare che Pietro, in questo passo che stiamo esaminando, e non in un'altro testo, parli chiaramente della morte e della risurrezione di Cristo. Se Cristo non andò con la sua carne, quindi prima della sua morte, ma vi andò in uno stato di essere "vivificato", è insostenibile quell'interpretazione che vorrebbe che «Cristo preesistente tenne, con intime esortazioni, ai contemporanei di Noè, racchiusi nell'ignoranza e nel peccato come in un carcere» (interpretazione sostenuta da Agostino e più tardi lo seguì Tommaso d'Aquino e, ultimamente Wohlenberg). È anche insostenibile l'altra interpretazione secondo la quale nel tempo che va dalla morte alla risurrezione, Cristo, «col suo spirito», si recò dagli spiriti incarcerati. Pietro non dice che Cristo si recò col suo spirito a predicare agli spiriti incarcerati, e tanto meno che egli lasci presupporre una simile ipotesi.  
 
Segue...
 
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #43 Data del Post: 24.10.2015 alle ore 14:31:34 »
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Se ciò fosse vero, nell'enunciato di 1 Pietro 3:19, si dovrebbe parlare che solo una parte di Cristo, cioè il suo spirito, «si separò», (come afferma David H. Wheaton nel suo commentario) e si recò nel carcere, dato che l'altra parte, la sua carne era nel sepolcro. Mentre se invece, si tiene presente quello che effettivamente dice Pietro, cioè che Cristo, nella sua totalità del suo essere, vale a dire, nello stato di essere "vivificato", si recò agli spiriti in carcere, questo equivale a dire che ciò avvenne dopo la sua risurrezione, e non durante i tre giorni della sua morte, e tanto meno prima della sua incarnazione.  
 
Si fa notare che la particella en hō, che alla lettera significa "mentre" e nella nostra versione viene resa: «nel quale», vale a dire nello stato di essere vivificato, «può essere riferito al pneumati immediatamente precedente, e allora vuol dire che con la parte pneumatica della sua persona, come essere spirituale e incorporeo, Gesù ﷓ dopo la sua morte ﷓ si recò dagli spiriti incarcerati. Ma en hō potrebbe anche significare «nel frattempo», cioè durante gli eventi che stanno tra thanatōtheis e zōopoiētheis». (Questo è quello che dice K.H. Schelkle, nel suo commentario teologico al testo di 1 Pietro 3:19﷓20  [Cfr. K. H. Schelkle, Le lettere di Pietro La lettera di Giuda, per tutta l’esegesi di 1 Pietro 3:18-20, pagg. 177-186].  
 
2. CHI SONO GLI "SPIRITI IN CARCERE" AI QUALI CRISTO PREDICÒ  
 
Per quanto riguarda gli spiriti che erano in carcere ai quali Cristo predicò, l'esegesi di questa parte è discordante, nel senso che c'è chi dice una cosa e c'è chi ne dice un'altra.
Cercheremo di riferire come stanno le cose, sia per quanto riguarda l'interpretazione antica che quella contemporanea.  
 
Fin dai tempi antichi, si vedeva negli «spiriti in carcere», i giusti dell'Antica Alleanza, vale a dire le anime dei giusti dell'A.T. Questa esegesi fu sostenuta particolarmente da Clemente Alessandrino, Origene, Atanasio fino ad Agostino, il quale dal canto suo, la trovò addirittura una spiegazione originale. Anche Calvino sosteneva che i pneumata fossero i giusti dell'Antico Patto, in particolare i contemporanei di Noè. Sulla scorta dell'interpretazione antica dei Padri, anche oggi viene proposta specialmente dall'esegesi cattolica e in parte anche dalla dogmatica cattolica.  
 
L'interpretazione odierna, a parte che si stacca da quella antica dei Padri, cerca di fare riferimento alla storia delle religioni e propone quindi una diversa esegesi, basandosi come punto di riferimento su Genesi 6:1﷓6. Secondo questa interpretazione, gli «spiriti in carcere», di cui 1 Pietro 3:19﷓20, sarebbero i "figli di Dio", summenzionati nel testo di Genesi 6:1﷓6), che unendosi con i figli degli uomini generarono i giganti. Dato che questa spiegazione fa esplicito riferimento al libro apocrifo di Henoch, se ne deduce, sulla scorta anche di Giuda 6,7 e di 2 Pietro 2:4,9 che anche 1 Pietro 3:19 alluderebbe a questa tradizione.
 
Quindi, parlando dei pneuamata, si penserebbe agli angeli. Come si vede, l'esigesi moderna, non solo cerca di ribaltare quella antica, ma cerca anche di stabilire un legame con i miti della storia delle religioni, concludendo che il testo di 1 Pietro 3:19 si esprime in veste mitologica.
 
Facendo il punto sulla situazione interpretativa di 1 Pietro 3:18﷓20, diciamo subito che, né la prima né la seconda, tiene effettivamente conto di quello che Pietro dice; questo vuol dire che non siamo a favore né dell'una né dell'altra spiegazione. Ora, cerchiamo di esaminare le summenzionate interpretazioni, per esprimere le nostre convinzioni, compatibili al testo summenzionato.
 
Come abbiamo già fatto rilevare, Cristo andò agli «spiriti che erano in carcere», in uno stato di essere "vivificato", e questo esclude in maniera categorica, che si tratti del Cristo preesistente. Questa affermazione non la facciamo perché non crediamo alla preesistenza di Cristo; al contrario la facciamo, perché essenzialmente, lo stato di essere "vivificato", non è compatibile con lo stato eterno in cui Cristo era, prima della sua incarnazione. Dal momento che viene stabilito questo punto fondamentale, che poi non è la nostra interpretazione, ma quello che specificatamente Pietro dice, va da se che, non si può parlare dello spirito di Cristo che va, per mezzo di Noè, perché questo non è detto da Pietro né il testo summenzionato lo lasci presupporre.
 
Non si può neanche invocare il testo di 1 Pietro 1:10,11, a sostegno di quanto sopra, per il semplice fatto che questo testo fa esplicito riferimento ai profeti e alle loro profezie; mentre il testo di 1 Pietro 3:19﷓20, invece, non è un testo profetico, nel senso che presenta una profezia del passato o dell'avvenire, ma è il racconto di un'opera che Cristo "vivificato" compì, ivi compreso il suo spirito, quando Egli andò agli «spiriti che erano in carcere».
 
Usare il testo di 1 Pietro 3:19 per parlare della discesa di Cristo nel soggiorno dei morti, con particolare riferimento ai "giusti" dell'A.T., specie quando si fa riferimento ai contemporanei di Noè, ci troviamo in pieno contrasto  con le parole di Pietro, che specificatamente afferma che erano spiriti «ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè». Né si può pensare ai pii dell'Antico Patto a cui Cristo avrebbe annunziato la liberazione, perché questa è un'idea estranea al testo e inesistente nel suo contesto. Anche lo stesso Catechismo Romano, spiegazione ufficiale del Simbolo, espone la dottrina sul descensus Christi ad inferos senza appellarsi a 1 Pietro 3:19.
 
Per quanto riguarda l'esegesi moderna che vede negli spiriti in carcere i «figli di Dio» di Genesi 6:1﷓6), = angeli decaduti, avvalendosi principalmente dello scritto Apocrifo di Henoch in cui si fa esplicito riferimento degli angeli ribelli e dell'Apocrifo del Genesi di Qumran, ha perfettamente ragione K.H. Schelkle, quando afferma «che i fatti di Genesi 6:1﷓6 non si svolsero ai tempi di Noè». A nostro avviso, il rilievo summenzionato, basti da solo per far notare quanto sia fantasiosa l'esegesi moderna e come non tenga conto del valore del testo e del suo contesto.  
 
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Re: 1 Pietro 3:19 "GESU' ALL'INFERNO?"
« Rispondi #44 Data del Post: 24.10.2015 alle ore 14:32:38 »
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3. IL SIGNIFICATO DELL'ANDARE DI GESÙ AGLI SPIRITI IN CARCERE
 
Il nocciolo di tutta la faccenda, a nostro avviso, non consiste tanto nel sapere se Cristo andò nell'Ades, prima o dopo la sua risurrezione, quanto nel sapere che cosa significhi la sua andata e che cosa significhi la sua predicazione. Sono infatti quest'ultimi due aspetti della faccenda che possono stabilire se dopo la morte esiste una seconda opportunità di salvezza e se ai morti, non importa se sono conosciuti come ribelli o empi, che vissero in una determinata situazione più o meno corrotta, sia riserbata un'altra opportunità che consenta loro la conversione e il ravvedimento, attraverso i quali ottenere la grazia. Vale quindi la pena, esaminare tutta la problematica di questa faccenda, per le serie implicazioni che ne derivano, sia sul piano religioso e sia  soprattutto su quello teologico.
 
L'andata di Gesù nel "soggiorno dei morti", è bene attestata nel N.T. I seguenti testi ce ne danno la dimostrazione.  
 
Romani 10:7:  
«Ovvero: Chi scenderà nell'abbisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti».
 
Efesini 4:8﷓10:  
«Per la qual cosa la Scrittura dice: Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei doni agli uomini. Or questo: E' salito che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose» (cfr. Sal. 68:18 per la Scrittura citata in questo testo).
 
Ebrei 13:20:  
«Ora il Dio della pace, che in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il Signore nostro Gesù Cristo, il grande Pastore delle pecore».
 
Di quest'altri passi che seguono, non si può dire con sicurezza se ne facciano allusione.
 
Matteo 12:40:  
«Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell'uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra».
Atti 2:24﷓31:  
«Ma Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dalle angosce della morte, poiché non era possibile che fosse da essa trattenuto. Infatti Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il cuore mio e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne dimorerà nella speranza. Poiché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita, tu mi riempirai di gioia alla tua presenza. Fratelli, si può ben liberamente dire intorno al patriarca Davide che egli morì e fu sepolto; e il suo sepolcro si trova tra di noi fino al giorno d'oggi. Egli dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono: e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione» (cfr. Salmo 16:10, per la Scrittura citata in questo passo).
 
Apocalisse 1:17,18:  
«... Non temere! Io sono il primo e l'ultimo, e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell'Ades».  
 
Per quanto riguarda il testo di 1 Pietro 3:19, si è cercato di sapere che cosa significa fulakē ,[ Per il concetto di fulaké, cfr. G. Bertram, in GLNT, Vol. XV, col. 187-194] dove Cristo andò. Per Calvino si tratta di un «luogo d'osservazione in cui stanno i pii per scorgere la salvezza, o anche se si traduce fulakē con `carcere', la legge che circonda come un carcere i credenti». Invece, S. Agostino dà a fulakē un senso spirituale: «animae, quae tunc erant in carne atque ignorantiae tenebris velut carcere claudebantur».
 
Secondo K. Gschwind, dato che il soggiorno degli spiriti non si trova nel mondo sotterraneo, va ricercato nei cieli che si sovrastano l'un l'altro. Secondo G. Bertram, fulakē:, nel passo di 1 Pietro 3:19, «ricorre nel significato di prigione quale luogo di custodia degli spiriti segregati»;[ Cfr. G. Bertram, GLNT, Vol. XV, col. 194] mentre secondo K. H. Schelkle si tratti «prigione di punizione per una disobbedienza caparbia».[ Cfr. K. H. Schelkle, Le lettere di Pietro la lettera di Giuda, pag. 182] Infine, per G. Friedrich, «è probabile che fulakē: indichi uno speciale carcere nell'Ade».[ Cfr. G. Friedrich, GLNT, Vol. V, col. 453]  
 
È bene ricordare a questo punto che una cosa è parlare della discesa di Cristo nel soggiorno dei morti, conosciuta da tutti come l'Ades, e usare i summenzionati testi, e fare tutte le relative riflessioni, ivi compresa la parte riguardante i giusti dell'A.T. e un'altra cosa è parlare dell'andata di Cristo "agli spiriti che erano in carcere", dei quali ci stiamo occupando e dei quali 1 Pietro 3:19 parla. Considerando la dovuta specificità che Pietro ne fa, non è fuori logica accogliere quello che G. Friedrich suggerisce circa la «probabilità di una sezione speciale di carcere nell'Ade».
 
Siccome il nostro scopo non è di parlare della discesa di Cristo nel soggiorno dei morti, perché il testo di 1 Pietro 3:19 non è il passo ideale per parlarne, e dato che il summenzionato testo sta in stretta relazione con i tempi della predicazione di Noè, e siccome ci siamo proposti di esaminare quel periodo, e dato che 1 Pietro 3:19 si riferisce specificatamente a quel tempo, ne parliamo, non solo per valutare la portata della missione che Noè svolse, ma soprattutto per sapere come deve essere inquadrata e valutata l'andata di Gesù a quegli spiriti carcerati.  
 
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