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Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net) >> Esegesi del Nuovo Testamento e critica testuale >> Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 10:25
(Messaggio iniziato da: Stefanotus il 18.05.2015 alle ore 11:27:35)

Titolo: Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 10:25
Post di Stefanotus il 18.05.2015 alle ore 11:27:35
Un caro amico mi ha fatto notare un interessante dettaglio biblico che vorrei condividere con voi, giusto per fare delle osservazioni insieme.
Leggendo questi versetti, oggetto della discussione, noterete che mentre Matteo e Marco sono concordi nel raccontare gli eventi, Luca introduce dei dettagli differenti.

"«Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?»  Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento." - Matteo 22:36-38

"Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?»  Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi»." - Marco 12:28-31

"Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?»  Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso»." - Luca 10:25-27

Come vedete, nei tre versetti su citati ho evidenziato alcune parti, ossia CHI PARLA. Si tratta di un verso molto conosciuto da tutti noi, ma stranamente, difficilmente notiamo dettagli come questi, differenti tra i tre racconti che ci offrono i sinottici.

Qual è la domanda che viene posta a Gesù?
Chi espone il più grande comandamento Gesù o il dottore della legge?

Possiamo fare sicuramente molte considerazioni come gli scopi diversi che ogni scrittore evangelico aveva nell'esporre i propri contenuti. Oppure si può disquisire sul fatto che Luca non fosse presente ai fatti ma si fosse documentato. Si potrebbe persino ipotizzare che si tratti di due eventi diversi che riportano lo stesso insegnamento. Oppure si può concludere come alcuni fanno e cioè che i racconti presentano queste differenze "inspiegabili" che minano l'attendibilità scritturale del testo in sé che non va considerato letteralmente, ma concettualmente.

Voi che ne pensate?
Avete idee a riguardo?

Titolo: Re: Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 1
Post di Caste il 18.05.2015 alle ore 12:26:49
Beh, mi sembra che di spiegazioni ce ne siano più di una, effettivamente: innanzitutto è possibile considerare che Luca stia riportando un altro evento, visto che il contesto è un po' diverso rispetto a quello di Marco e Matteo, (vedi la maggiore corrispondenza temporale con Luca 20), quindi, immagino non sia una possibilità da escludere.
Se poi vogliamo prendere per buona l'idea che Marco sia il vangelo "primario" come fonte, l'idea che hai fornito tu, ovvero che Luca abbia considerato anche altre fonti, modificano il racconto, è ugualmente accettabile.
Sinceramente, a me viene in mente anche una terza cosa: non è proprio giusto dire che Matteo e Marco raccontino più o meno allo stesso modo; Matteo pone l'enfasi sulla risposta di Gesù, data allo scriba, o dottore, nell'ambito delle "controversie" e delle discussioni che Gesù stava avendo con le autorità ebraiche. Marco, invece, ci mostra una discussione dialogica tra Gesù, che afferma una cosa, e il suo interlocutore che la ripete, come a sottolinearne l'importanza, quindi in questo caso va notato che l'affermazione relativa al gran comandamento non è solo di Gesù, ma anche dello scriba. Infine, in Luca vediamo come sia posta l'enfasi sulla risposta del dottore, per poi dare il là alla parabola del buon samaritano.

Io non sono del tutto convinto che Luca 10 debba essere fatto corrispondere agli altri due racconti ma, se proprio si volesse fare, non credo che ci siano tutte queste problematiche narrative.

Titolo: Re: Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 1
Post di Stefanotus il 18.05.2015 alle ore 14:40:38

on 05/18/15 alle ore 12:26:49, Caste wrote:
Beh, mi sembra che di spiegazioni ce ne siano più di una, effettivamente: innanzitutto è possibile considerare che Luca stia riportando un altro evento, visto che il contesto è un po' diverso rispetto a quello di Marco e Matteo, (vedi la maggiore corrispondenza temporale con Luca 20), quindi, immagino non sia una possibilità da escludere.

Concordo.
A casa verificherò cosa hanno detto studiosi biblici più preparati di noi.  :-)


Quote:
Se poi vogliamo prendere per buona l'idea che Marco sia il vangelo "primario" come fonte, l'idea che hai fornito tu, ovvero che Luca abbia considerato anche altre fonti, modificano il racconto, è ugualmente accettabile.

Non proprio.
Questa idea che fornisco seppur basata su dei dati concreti come ad esempio il fatto che Luca si sia informato dei fatti in quanto non testimone oculare, produce un problema di tipo dottrinale. Introduce infatti l'idea che o Luca o Matteo e Marco abbiano scritto una cosa sbagliata. Quindi la Bibbia contenga dati incorretti. Questo principio intacca il principio di infallibilità biblica e non a caso oggi sono diversi gli studiosi che dicono che, essendo la Bibbia in parte "errata" non può essere interpretata come Parola di Dio... Quindi io ho esposto una delle idee possibili che va ragionata, ma non so se tutte le idee siano valide e accettabili.


Quote:
Sinceramente, a me viene in mente anche una terza cosa: non è proprio giusto dire che Matteo e Marco raccontino più o meno allo stesso modo; Matteo pone l'enfasi sulla risposta di Gesù, data allo scriba, o dottore, nell'ambito delle "controversie" e delle discussioni che Gesù stava avendo con le autorità ebraiche. Marco, invece, ci mostra una discussione dialogica tra Gesù, che afferma una cosa, e il suo interlocutore che la ripete, come a sottolinearne l'importanza, quindi in questo caso va notato che l'affermazione relativa al gran comandamento non è solo di Gesù, ma anche dello scriba. Infine, in Luca vediamo come sia posta l'enfasi sulla risposta del dottore, per poi dare il là alla parabola del buon samaritano.

Infatti, bravo. Concordo. Avevo detto che si devono tenere in mente gli scopi dello scrittore evangelico, che magari tenendo in mente un certo tipo di "odiens" ha scritto in base a loro enfatizzando più una cosa piuttosto che l'altra. Ma il problema rimarrebbe nel contrasto con Luca, perché una cosa è enfatizzare, un'altra è avere due versioni diverse di un medesimo racconto.


Quote:
Io non sono del tutto convinto che Luca 10 debba essere fatto corrispondere agli altri due racconti ma, se proprio si volesse fare, non credo che ci siano tutte queste problematiche narrative.
Si anche io penso che si possa trattare di due eventi diversi. Ma come lo si dimostra?

Titolo: Re: Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 1
Post di Caste il 18.05.2015 alle ore 16:24:25

on 05/18/15 alle ore 14:40:38, Stefanotus wrote:
Non proprio.
Questa idea che fornisco seppur basata su dei dati concreti come ad esempio il fatto che Luca si sia informato dei fatti in quanto non testimone oculare, produce un problema di tipo dottrinale. Introduce infatti l'idea che o Luca o Matteo e Marco abbiano scritto una cosa sbagliata. Quindi la Bibbia contenga dati incorretti. Questo principio intacca il principio di infallibilità biblica e non a caso oggi sono diversi gli studiosi che dicono che, essendo la Bibbia in parte "errata" non può essere interpretata come Parola di Dio... Quindi io ho esposto una delle idee possibili che va ragionata, ma non so se tutte le idee siano valide e accettabili.

Infatti, bravo. Concordo. Avevo detto che si devono tenere in mente gli scopi dello scrittore evangelico, che magari tenendo in mente un certo tipo di "odiens" ha scritto in base a loro enfatizzando più una cosa piuttosto che l'altra. Ma il problema rimarrebbe nel contrasto con Luca, perché una cosa è enfatizzare, un'altra è avere due versioni diverse di un medesimo racconto.


Mah, sai che non concordo molto con questa posizione o, meglio, con questo modo di esprimerla, ma ne abbiamo già discusso a sufficienza in altri 3d!


on 05/18/15 alle ore 14:40:38, Stefanotus wrote:
Si anche io penso che si possa trattare di due eventi diversi. Ma come lo si dimostra?


Qua c'è un estratto dei commentari di Calvino, che la pensa come noi: http://www.ccel.org/ccel/calvin/comment3/comm_vol33/htm/viii.htm

mentre qui, http://biblehub.com/commentaries/luke/10-25.htm vedo che una buona metà dei commentari che affrontano l'argomento considerano che si tratti di due avvenimenti diversi.

Direi che siamo in buona compagnia!  :-D

Titolo: Re: Matteo 22:36-38 & Marco 12:28-31 vs Luca 1
Post di kosher il 06.08.2017 alle ore 00:42:40
Le differenze tra i Vangeli sinottici nel caso di particolari pericopi o raccolte di insegnamento non sono un problema. Le differenze non rappresentano «errori» o «contraddizioni». Mostrano semplicemente i diversi modi in cui Gesù veniva ricordato e il fatto che la tradizione su di lui sia stata gestita e presentata in diversi contesti.

La diversità tra i Vangeli sinottici mostra ancora una volta come gli evangelisti non considerassero essenziale il fatto di comunicare mediante forme rese fisse e rigide dalla scrittura. Anche se Matteo e Luca evidentemente conoscevano e usavano per lo meno una fonte scritta (Marco), non si limitarono a copiare ciò che Marco aveva scritto, ma offrirono una propria versione delle stesse tradizioni che Marco aveva riespresso. In altre parole, la flessibilità del periodo della trasmissione orale si estese alle forme scritte della tradizione.

Una delle più gravi mancanze nei tentativi di risolvere il problema sinottico esclusivamente in termini letterari fu costituito dall’idea (di solito non consapevolmente formulata) che quando Matteo e Luca ricevettero la loro copia del vangelo di Marco, si sia trattato della prima volta in cui ciascuno di essi si imbatteva nelle storie e negli insegnamenti contenuti in Marco. Una simile prospettiva è difficilmente credibile. Buona parte della tradizione su Gesù trascritta da Marco ebbe probabilmente un’ampia diffusione e dovette essere ben nota presso le comunità presenti in Siria e oltre. In molti dei casi in cui Matteo e Marco divergono sulla medesima tradizione, la spiegazione più ovvia è che Matteo  conoscesse una versione (orale) di quella stessa tradizione che differiva dalla versione marciana, e che in quei casi avesse preferito trascrivere l’altra versione, che forse conosceva meglio.  

[…] Che Matteo e Luca avessero accesso a molto più materiale di Marco è chiaro. Che parte di esso fosse già scritto è fortemente probabile. Ma lo è altrettanto il fatto che essi conoscessero la tradizione su Gesù come tradizione vivente e orale, con il tipo di diversità che possiamo ancora oggi trovare nella tradizione sinottica. […] In terzo luogo non dovremmo commettere l’errore di pensare che ci sia stata un’unica transizione dall’orale allo scritto., come se la trascrizione della tradizione su Gesù abbia messo fine alla tradizione orale o alla sua flessibilità. Al contrario, dagli echi e dagli usi della tradizione su Gesù che possiamo riconoscere – per esempio – in Giacomo, 1Pietro e nei padri apostolici risulta evidente che essi conoscessero versioni di tale tradizione – cui facevano riferimento – che differivano da quelle usate dai Vangeli.  

[…] I Vangeli sinottici mostrano come Gesù sia stato ricordato durante il periodo tra lui e i Vangeli: in modo uguale, seppur diverso. Mostrano perché Gesù sia stato ricordato in quel periodo. Mostrano che l’impatto di Gesù non si era dissolto, e non era stato sepolto dal credo e dai dogmi successivi su di lui. Mostrano come quel Gesù che era stato di impatto durante la sua missione abbia continuato a esserlo su coloro che non l’avevano mai visto nella carne, e questo mediante la tradizione che incarnava così nitidamente il carattere specifico della sua stessa missione.

James D.G. Dunn, Dal Vangelo ai Vangeli. San Paolo