Operazione TikTok

By 4 Novembre 2021Curiosità, Esteri, Focus

I nuovi social sono un terreno ancora sconosciuto, con le loro tendenze e le derive, i vantaggi e i rischi che possono portare con sé. Un enigma anche per chi si occupa di fede e si interroga sul modo migliore per raccontare, al pubblico che popola le diverse piattaforme, l’amore di Dio. Tra i tanti esperimenti pare abbia preso piede il lavoro di un giovane prete filippino che, racconta l’Osservatore romano, su TikTok conta un milione e 700 mila fan.

«Da più di un anno, quasi ogni sera, dalla sua casa parrocchiale a nord di Manila, Pareja trascorre ore e ore a registrare brevi video, pregando, ballando e cantando i grandi successi della musica pop cristiana. Tutti i contenuti vengono poi messi in rete sul suo profilo TikTok, sperando così di raggiungere nuovi fedeli».

Pareja, racconta Charles de Pechpeyrou, condivide il successo con altri colleghi: «in ogni angolo del mondo, i preti che hanno adottato TikTok ottengono riscontri importanti soprattutto dopo che il covid-19 ha imposto numerose e severe limitazioni alla vita in presenza delle comunità cristiane».

Naturalmente, come per ogni strumento rivolto alla comunicazione di massa, sono necessarie consapevolezza del mezzo, preparazione, originalità e costanza: «il nostro obiettivo è fornire contenuti pertinenti, creativi e “non noiosi”», spiega don Pareja, che nei suoi interventi «recita versi della Bibbia, propone preghiere in inglese o tagalog, la lingua nazionale filippina». Un impegno, il suo, coronato a ogni uscita da decine di migliaia di like che gli hanno fruttato il nick di “padre TikTok“.

La piattaforma preferita della generazione z può servire anche per parlare di fede in termini più profondi, per quanto conservando la leggerezza che caratterizza il mezzo: è il caso di don Matthieu Jasseron, parroco della diocesi di Sens-Auxerre, in Borgogna, che conta 400 mila seguaci alle cui domande risponde puntualmente spiegando “come pregare, come farsi battezzare, che cos’è il Paradiso“.

Di fronte a questi esperimenti qualcuno potrà storcere il naso, ma «se non siamo lì per essere vicini a questi giovani, altri prenderanno questo posto, e non necessariamente per buoni motivi», ragiona un altro parroco social, Vincent Cardot.

Certo, non è una missione semplice: «il problema è proprio che TikTok non dà spazio all’argomentazione, l’obiettivo è colpire, impressionare emotivamente lo spettatore», riflette don Alberto Ravagnani di Busto Arsizio, e proprio questa esigenza di avere un impatto comporta «il rischio di sbilanciarsi solo sulla forma a scapito del contenuto».

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