
La Stampa propone un’ampia intervista al regista Terry Gilliam, il cui spettacolo teatrale, messo in scena a Londra, è stato cancellato “dopo una rivolta del personale per i commenti fatti da Gilliam riguardo al movimento #MeToo e i diritti dei transgender”. Gilliam non si scompone: «Li chiamo neocalvinisti perché hanno una mente totalmente chiusa, con una sola verità e una sola visione del mondo».
Secondo Gilliam, personaggio che non disdegna le polemiche, non si può non affermare che «questi comportamenti siano una nuova religione»; e, a proposito di religione, nel servizio di Rosamund Urwin si scopre che il regista «è cresciuto in una famiglia devotamente cristiana, e voleva addirittura diventare un missionario, ma ora si definisce un “epicureo”, che crede soltanto negli atomi e nel vuoto».
Nonostante questo, e senza accantonare il suo consueto sarcasmo, il regista «confessa di avere un debole per il cattolicesimo: “Lo trovo più divertente. Mi piacciono i santi, ciascuno ha la sua storia. E poi è bello, entri in una piccola edicola e dici “ho peccato”, ricevi la benedizione e non devi pagare uno psicologo seguace di Freud. Costa molto meno e funziona. La chiesa cattolica ha una mente molto più aperta nei confronti dell’umanità e dei suoi difetti».
foto: Vegafi, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons