BBC e i primi Atleti di Cristo

By 18 Aprile 2022Esteri, Focus, Sport

Bbc Sport rievoca le origini degli Atleti di Cristo, movimento evangelico che raccoglie sportivi che mettono la fede al centro della loro vita. La testata fa risalire gli esordi dell’iniziativa al 1980, quando il portiere brasiliano Joao Leite, a margine delle partite, cominciò a regalare agli avversari una copia della Bibbia, facendo breccia nel cuore di alcuni di loro. «Al loro primo incontro erano in quattro. Sarebbero diventati settemila – annota la Bbc – sparsi in sessanta Paesi», raccogliendo tra gli altri anche campioni come Kakà e Lucio.

Per la sua particolare campagna evangelistica Leite ha spiegato di essersi ispirato a un altro brasiliano, Alex Dias Ribeiro, pilota di Formula 1 sul cui bolide campeggiava la frase “Jesus saves”, Gesù salva. L’idea piacque a Leite, che cominciò a scrivere sulla propria maglietta “Christ saves”, fino a quando la Federcalcio brasiliana decise di vietare l’esposizione di messaggi religiosi. «Fu allora che iniziai a regalare Bibbie ad altri giocatori. Ma erano tempi difficili, c’erano così tanti pregiudizi contro i giocatori evangelici», rievoca l’ex atleta. Nel tempo molto è cambiato: nel 1980 quasi l’89% della popolazione si definiva cattolica, mentre gli evangelici erano il 6,6%; secondo le ultime rilevazioni invece i primi si fermano al 50% mentre i secondi superano il 30%.

A un certo punto la storia degli Atleti di Cristo incrocia anche un momento sportivo doloroso per il nostro Paese, la finale giocata con il Brasile ai Mondiali del 1994: erano sei i giocatori evangelici schierati quel giorno dalla nazionale verdeoro, ed è difficile non ricordarli, dopo l’ormai celebre rigore di Baggio, riuniti in preghiera a centrocampo. Su quei momenti è uscito in seguito un libro di Taffarel, all’epoca portiere della nazionale brasiliana, che attribuisce a Dio il merito della vittoria.

L’influenza evangelica sul calcio brasiliano ha registrato anche polemiche e risvolti poco chiari, come dimostra la mancata convocazione di Ronaldinho ai Mondiali del 2010, assenza che alcuni hanno attribuito alle manovre della igrejinha, la “conventicola” evangelica che all’epoca spingeva per dare maggiore spazio ai propri membri.

L’articolo di Bbc Sport lo ricorda solo marginalmente, ma – al di là di situazioni limite come quella appena citata – è difficile non apprezzare l’impegno più autentico di questo gruppo, che nel tempo ha sensibilizzato alla fede un ampio numero di atleti impegnati in ogni disciplina sportiva e ha motivato migliaia di giovani a entrare in campo con la giusta prospettiva.

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