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   Gerusalemme vista da ebrei, musulmani, cristiani
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   Autore  Topic: Gerusalemme vista da ebrei, musulmani, cristiani  (letto 359 volte)
Asaf
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Gerusalemme vista da ebrei, musulmani, cristiani
« Data del Post: 12.05.2017 alle ore 07:41:16 »
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Tavola rotonda
69° Yom Haatzmaut
Milano, 7/5/2017
 
Perché la presenza di due realtà cristiane riguardo a uno stesso tema?
 
In Italia quando si parla di cristianesimo si fa quasi sempre riferimento alla Chiesa cattolica romana. Ringrazio quindi Amici di Israele per aver dato la possibilità a una diversa realtà cristiana, come quella evangelica, di esprimere la propria opinione in riferimento a Gerusalemme e all’ebraismo. Un grazie sopratutto perché quest’anno ricorre il cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante da cui le svariate chiese evangeliche traggono la loro storia europea.  
Se la presenza evangelica in Italia può contare all’incirca su appena un milione di persone, in Europa e negli USA invece è ben più forte e consolidata. Inoltre, sempre in Italia, è difficile poter fare un censimento preciso, anche con uno scarto minimo d’errore, in quanto molte chiese evangeliche non hanno registri da cui attingere questo tipo d’informazione, e se si considera l’alta affluenza dovuta all’immigrazione, soprattutto dai Paesi del Sudamerica e dall’Est Europa, il numero dei membri è veramente difficile da definire.
Oltre a ciò le svariate chiese evangeliche non sono rappresentate da un unico organismo o sinodo, ma ognuna si configura in movimenti dettati da svariati percorsi storici e teologici. Pertanto diventa impossibile poter parlare in rappresentanza della chiesa evangelica.  
Ciò che posso dire con certezza è che vi è un sommerso assai numeroso che nutre un affetto profondo per Israele, l’ebraismo e Gerusalemme. In loro rappresentanza vi sono libere associazioni italiane ed internazionali che si adoperano per la diffusione di una corretta informazione sulle vicende del Medio Oriente con la pubblicazione di libri, riviste, e altro materiale, organizzano convegni, finanziano diverse attività - come quella di favorire l’aliyah da paesi più indigenti - o il sostegno a familiari delle vittime di terrorismo.  
In questa manifestazione, per esempio, vi è da sempre la presenza dell’associazione Evangelici d’Italia per Israele che rappresenta circa cinquemila evangelici in tutto il Paese. Al loro banco potrete trovare molto materiale informativo, e tra qualche settimana a Milano terranno il loro sedicesimo raduno nazionale, aperto al pubblico.  
 
Un’altra associazione internazionale, Christian for Israel, insieme al gruppo israeliano Zaka si fece promotrice del trasporto all’Aja dei rottami del bus numero 19 colpito da un attentato a Gerusalemme nel 2004.  
La stessa università dove ho l’onore di insegnare, oltre a organizzare annualmente viaggi in Israele favorisce pubblicazioni sull’ebraismo e Israele; nella sua rivista mensile dedica una rubrica all’Ambasciata cristiana in Gerusalemme. L’elenco sarebbe davvero molto lungo.
Da dove nasce tutto questo affetto così intenso nei confronti di Israele e di Gerusalemme in particolare?
La ragione va ricercata alla fonte della Riforma, e precisamente a uno dei cinque sola: il sola Scriptura, che in un certo qual modo non si discosta dal sola gratia, sola fide, solus Christus e Soli Deo Gloria, perché per gli evangelici la Scrittura, intesa come Antico e Nuovo Testamento sono la Parola di Dio, ispirata e inerrante, e autorità massima per la fede. Mi si consenta questa precisazione: per gli evangelici la Bibbia è talmente autosufficiente nella sua libera interpretazione da non poter essere equiparata a null’altro, nemmeno alla tradizione, per quanto buona possa essere.  
Stabilendo quindi che la Bibbia è assolutamente autorevole in materia di fede, nella sua lettura, meditazione studio emergono chiaramente l’attenzione che essa dedica sia al popolo d’Israele, alla sua religione e alla città di Gerusalemme.    
Tale attenzione scaturisce sin dalla vita del patriarca Abramo, al quale venne chiesto da Dio il sacrificio del figlio Isacco sul monte Moriah, che la tradizione associa al monte del Tempio costruito da Salomone nel X secolo, poi distrutto e ricostruito nel VI secolo e ampliato da Erode il grande dall’anno 20 prima dell’era volgare.  
In aggiunta, per i cristiani, evangelici compresi, Gerusalemme è la città non solo dove il Cristo morì, fu sepolto e resuscitò, ma è la città da dove lo stesso Cristo deve tornare. In questo c’è molta comunanza con l’ebraismo, e cioè l’attesa del Messia, che per gli ebrei deve ancora venire mentre per i cristiani deve tornare. Ecco che la parusia, spesso dimenticata nel cristianesimo secolare, tra gli evangelici è invece materia principale della predicazione del vangelo, è la speranza certa di tutta una vita.
 
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Re: Gerusalemme vista da ebrei, musulmani, cristia
« Rispondi #1 Data del Post: 12.05.2017 alle ore 07:43:29 »
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L’attaccamento degli evangelici in particolare a Gerusalemme non è però ancorata al concetto delle profezie rivelatrici contenute nella Bibbia, ma piuttosto alle promesse di Dio che spesso sono riferite a Gerusalemme e a Israele, e dal 1948 in poi molto della teologia dedicata all’interpretazione delle promesse di Dio ha subito un forte condizionamento in questo senso. Si prenda per esempio un brano della Scrittura dal libro di Ezechiele:  
La mano dell'Eterno fu sopra me, mi portò fuori nello Spirito dell'Eterno e mi depose in mezzo a una valle che era piena di ossa. Quindi mi fece passare vicino ad esse, tutt'intorno; ed ecco, erano in grandissima quantità sulla superficie della valle; ed ecco, erano molto secche. Mi disse: «Figlio d'uomo, possono queste ossa rivivere?». Io risposi: «O Signore, o Eterno, tu lo sai». Mi disse ancora: «Profetizza a queste ossa e di' loro: Ossa secche, ascoltate la parola dell'Eterno. Così dice il Signore, l'Eterno, a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete. Metterò su di voi la carne, vi coprirò di pelle e metterò in voi lo spirito, e vivrete; allora riconoscerete che io sono l'Eterno». Così profetizzai come mi era stato comandato; mentre profetizzavo, ci fu un rumore; ed ecco uno scuotimento; quindi le ossa si accostarono l'una all'altra. Mentre guardavo, ecco crescere su di esse i tendini e la carne, che la pelle ricoprì; ma non c'era in loro lo spirito. Allora egli mi disse: «Profetizza allo spirito, profetizza figlio d'uomo e di' allo spirito: Così dice il Signore, l'Eterno: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi uccisi, perché vivano». Così profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi, e ritornarono in vita e si alzarono in piedi: erano un esercito grande, grandissimo. Poi mi disse: «Figlio d'uomo, queste ossa sono tutta la casa d'Israele. Ecco, essi dicono: "Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita e noi siamo perduti". Perciò profetizza e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi farò uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d'Israele. Riconoscerete che io sono l'Eterno, quando aprirò i vostri sepolcri e vi farò uscire dalle vostre tombe, o popolo mio. Metterò in voi il mio Spirito e voi vivrete, e vi porrò sulla vostra terra; allora riconoscerete che io, l'Eterno, ho parlato e ho portato a compimento la cosa», dice l’Eterno.
Da un simile brano, e non solo questo, la teologia evangelica intravide la realizzazione della promessa di Dio verso il suo popolo Israele compiuta con il 14 maggio del 1948, e su questi brani quindi poggia la convinzione che quella terra e quelle città sono un diritto inalienabile per il popolo d’Israele, sulla base non di meriti storici o politici, ma sulla promessa di Dio.  
 
Poi la riconquista della città di Gerusalemme nel 1968 sancì un’altra tappa importante nella interpretazione biblica riferita alla centralità di questa città nel piano divino, sia per Israele che per tutta la chiesa - intesa non come denominazione specifica ma come “Assemblea di cristiani” - perché solo con la presenza di questa città le parole scritte nel vangelo di Matteo possono avere un senso, sia per ciò che avvenne da lì a poco - la distruzione del tempio ad opera di Tito nel 70 dell’era volgare - e per ciò che ancora deve avvenire: Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: Benedetto colui che viene  nel nome del Signore.  
Quindi l’affezione degli evangelici verso Israele e Gerusalemme pone le sue profonde radici nel fatto che le promesse di Dio sono vere, e pertanto tutta la storia dell’umanità e della fede nel Dio unico di Abramo, Isacco e Giacobbe sono ancora valide in quanto in attesa di adempimento. Se i tempi recenti hanno mostrato, per fede, l’attuabilità della Scrittura, come non poter credere anche a tutto quello che è stato promesso ma che ancora deve venire?  
 
Intervento di Davide Marazzita
Docente presso la sezione italiana della facoltà  
teologica evangelica Shepherd International University
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