Lo tsunami che ha spazzato via le divisioni

By 31 Dicembre 2004Editoriali

Una tragedia immane, un bilancio di vittime che non accenna ad arrestarsi, un dramma che segnerà per almeno una generazione la vita di milioni di persone: forse si può riassumere così l’onda anomala che dapprima ha schiaffeggiato con la violenza di una Formula Uno le regioni costiere del sud est asiatico, sollevando tutto per poi trascinare con sé, in un riflusso di morte, i resti di case, veicoli, ponti, corpi martoriati. Un dramma globale, dato che coinvolge non solo le popolazioni dell’area ma decine di paesi sparsi in ogni parte del mondo: ogni settimana, negli aeroporti di decine di città, si imbarcano migliaia di turisti per placare quell’irrisolto bisogno di pace presente dentro a ogni uomo attraverso l’illusorio placebo di una parentesi estiva fuori stagione.

Lo tsunami, questo fenomeno che abbiamo dovuto imparare a conoscere, irriguardoso come ogni forza della natura, ha travolto tutto e tutti. Ha travolto i bambini innocenti seguiti dalle missioni internazionali. Ha travolto popolazioni indigenti, tra le più povere del mondo. Ha travolto i resort, paradisi per occidentali: paradossali campi di concentramento al contrario, enclave di ricchezza e lusso circondate – ma tenute ermeticamente isolate – dalla miseria più spinta. Ha travolto migliaia di turisti giunti per riposare al caldo tropicale, e migliaia di turisti giunti con intenzioni molto meno raccomandabili in paesi dove è drammaticamente semplice soddisfare i propri istinti più bassi sulle giovanissime, sacrificate per pochi dollari dalla loro famiglia a una vita di orrori.
Come una piaga biblica, l’onda anomala ha inghiottito tutto.

Eppure. Eppure nella tragedia abbiamo visto emergere il vero volto della chiesa di Dio, quello che vorremmo vedere sempre. L’onda anomala, insieme al resto, ha divelto anche i paletti denominazionali, i distinguo dottrinali, le frammentazioni oziose, i freddi ecumenismi del “fratelli ma ognuno a casa propria”, per lasciare spazio a quello che la chiesa dovrebbe essere: una.
Vediamo responsabili di chiesa che si impegnano per organizzare l’arrivo di aiuti alle popolazioni colpite, comunicando in questo modo l’Evangelo nel modo più efficace: attraverso l’amore. Vediamo fratelli che si interessano alla sorte dei missionari e delle chiese presenti nelle zone disastrate, senza curarsi della loro denominazione. Vediamo credenti che si informano sul modo migliore per contribuire concretamente ad alleviare le sofferenze di quelle popolazioni, senza fermarsi davanti alle etichette. Di fronte a un dramma così ampio vediamo uno stesso sentimento. Un sentimento nobile, anzi di più: cristiano.

Evangelici.net, in questi giorni, ha deciso di fare uno sforzo straordinario per informare i propri lettori sull’andamento delle vicende nel sud est asiatico, raccontando in anteprima attraverso la voce di missioni e credenti la situazione e le esigenze delle zone colpite dal maremoto. Un impegno che ha occupato e occuperà la redazione senza orari e senza limiti: pubblicare le notizie in tempo utile diventa, in contesti come questo, una priorità morale.
Nella speranza che il nostro lavoro venga apprezzato da tutti voi, e possa permettere ai credenti italiani di trovare comunione tra loro e con i fratelli che vivono in Asia per soffrire, contribuire e pregare insieme, come un corpo solo. Finalmente.

Leave a Reply

Evangelici.net è un portale di informazione e approfondimento che opera dal 1996 per la valorizzazione del messaggio, dell’etica e di uno stile di vita cristiano

Sostieni il portale ➔