Parlano di noi. E noi?

By 18 Novembre 2004Editoriali

Il Corriere della Sera, analizzando il successo di Bush, dedica una pagina intera agli evangelici; lo seguono a ruota tutti i principali quotidiani italiani, con maggiori o minori dosi di scetticismo (e con una felice eccezione: Il Foglio di Giuliano Ferrara). Otto e mezzo, trasmissione di La7, dedica una trasmissione agli evangelici, difendendoli peraltro dalle accuse e dalla supponenza di agguerrite ex giornaliste ora europarlamentari. Gianfranco Funari, su una nota emittente regionale della Lombardia, parla (male) degli evangelici attraverso la testimonianza di un “deluso”, salvo accettare poi con grande senso di responsabilità la replica di un evangelico. Perfino la principale striscia satirica televisiva del nostro paese si occupa di noi, per quanto attraverso un filmato che – grazie a Dio – non specifica da quale confessione provenga il predicatore di cui si narrano (e soprattutto, ahinoi, si mostrano) le teatrali gesta.

Da quando George W. Bush è stato riconfermato alla Casa Bianca grazie al massiccio apporto elettorale dei credenti americani, gli evangelici sono al centro dell’attenzione. Evidentemente è stata una completa sorpresa per i pur illuminati anchor-man europei, presi alla sprovvista da questo movimento, silenzioso e riservato, che fino a oggi era stato sottovalutato, bistrattato oppure – nel migliore dei casi – presentato con eccessiva superficialità nel corso di servizi un po’ ironici, un po’ compassionevoli, sempre imprecisi.
E così ora sono tutti lì a interrogarsi su questi evangelici, evangelisti, evangelicali, cristiani rinati, a seconda della versione seguita dai vari media. Abbiamo citato quattro casi tra i più clamorosi degli ultimi giorni, ma le rassegne stampa di questo periodo sono piene di articoli, servizi o addirittura trasmissioni intere sul mondo evangelico. Ciò che stupisce, spesso, è una caratteristica comune: in barba alle più elementari norme giornalistiche, spesso si scrive e si parla di evangelici senza conoscerli, e – ciò che è più grave – senza contattarli.

In Italia gli evangelici sono almeno 400 mila, secondo le stime più caute; migliaia sono le chiese, in ossequio al celebre adagio “pochi e ben divisi”; ancora di più sono i pastori, anziani, ministri: eppure i media nostrani non sembrano in grado di cercare un contatto in Internet, aprire la guida telefonica, consultare le pagine gialle.

Certo, come sempre la colpa non sta mai solo da una parte. Dopo una simile campagna di stampa ci si aspetterebbe una reazione da parte dei diretti interessati, o quantomeno dalle organizzazioni che, in teoria, li rappresentano. Invece, silenzio su tutta la linea, salvo qualche lamento ogni tanto, giusto per non perdere l’abitudine all’autocommiserazione.

Gli evangelici si pregiano di ringraziare Lutero per aver restituito al cristiano la possibilità di leggere in prima persona la Bibbia, primo e indispensabile passo per poter avere un rapporto personale con Dio. Ma questo patrimonio di conoscenza biblica oggi resta inspiegabilmente inutilizzato. Forse perché, chiusi nelle nostre chiese, per decenni non ci siamo preoccupati di guardare fuori, se non per portare un messaggio di salvezza attuale con un linguaggio fin troppo arcaico. Forse perché siamo troppo presi dallo studio biblico del giovedì per leggere anche i giornali e interrogarci sulla nostra posizione in merito a questioni ormai ineludibili. Forse perché siamo troppo preoccupati dalle nozioni per chiederci quale sia l’applicazione pratica delle nostre conoscenze bibliche. Forse perché siamo troppo impegnati a risponderci gli uni gli altri con una battaglia di citazioni scritturali, per confrontarci in un discorso concreto con i nostri detrattori. Forse perché siamo troppo concentrati sulla vita della chiesa locale per capire l’importanza di dare una testimonianza a tutto tondo nei confronti del mondo (che, a quanto pare, ci guarda) anche in fatto di comunione e di amore fraterno.
Insomma, forse siamo troppo impegnati sulla filologia per prendere seriamente l’apologetica.

Intanto, il mondo parla di evangelici e noi, assopiti nel nostro torpore biblicista, non siamo nemmeno in grado di alzare la mano per una timida obiezione. Siamo sicuri che il nostro sia il sonno del giusto?

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