Ha ragione Sergio De Blasi, nel suo editoriale sul bollettino dell’Alleanza evangelica italiana. L’ambiente evangelico soffre di una frammentazione comunicativa, e Internet oggi rischia di ripetere gli stessi errori commessi negli scorsi decenni dai media tradizionali. Troppi doppioni, individualismo, mancanza di una scala che permetta di riconoscere il giusto peso specifico ai singoli siti in base all’effettiva autorevolezza: un livellamento verso il basso che non giova alla diffusione del messaggio dell’evangelo.
Non è mai edificante citare fonti troppo vicine, ma non possiamo non ricordare come questi siano tutti temi che, attraverso i nostri interventi, continuiamo a ribadire da tempi non sospetti: da quando, nel 2001, su quella che all’epoca era una delle rare mailing list evangeliche (e su cui, peraltro, non abbiamo mai avuto il piacere di incrociare De Blasi) eravamo stati facili profeti a segnalare il pericolo in corso, rilevando che «l’evangelismo italiano su Internet sta assumendo la stessa identica forma dell’evangelismo italiano “fisico”: tutto frammentazione e diffidenza».
Sono trascorsi quattro anni, un tempo notevole per un mezzo come Internet, e la rete telematica ha passato varie fasi: dal disinteresse iniziale al “boom” della new economy, dallo scoppio della “bolla” telematica a una migliore definizione del modo di usare la rete in maniera pratica, efficace, utile.
Come ogni mezzo di comunicazione anche Internet ha dettato sul campo le sue regole e rivelato i suoi tratti caratteristici, di cui alcuni hanno fatto buon uso, altri meno. Ancora oggi – quando costruire un sito è alla portata di chiunque – molti non hanno capito il senso della comunicazione in rete, l’utilità di un sito, di una mailing list, di una e-mail, di un blog, e si arrabattano con tanta buona volontà ma poca saggezza.
Su una considerazione però l’AEI scivola: quando denuncia la mancanza assoluta di un portale vero, di un mezzo di comunicazione efficace, di un sito che funga da coordinamento tra le varie realtà, mettendo un po’ di ordine nell’arcipelago, sempre più vasto, dei siti evangelici italiani.
Dimentica, l’Alleanza, la storia di questo portale. Un caso esemplare che ha fatto poca scuola in campo evangelico, ma che ha ricevuto attenzioni su vari fronti, tra cui il campo accademico, con la dedica di alcune tesi di laurea: segno che si tratta di un’esperienza che – forse – non vale la pena di liquidare tra le tante operazioni fallite.
Evangelici.net esiste dal 1996, ed è nato nel modo più cristiano che si possa immaginare, e forse per questo meno credibile in un ambiente refrattario alla collaborazione come purtroppo è quello evangelico: la collaborazione nella comunione.
Riflettevamo, nel 2001, che «se il fratello che è un bravo grafico collaborasse con il fratello che realizza validi contenuti, se tre mailing list di messaggi ed esortazioni si accorpassero in una, se il fratello che si occupa di attualità venisse interessato a curare le rubriche apposite, arricchendo l’offerta di chi ha già un buon archivio… non ne verrebbe fuori UN SOLO portale (vero, stavolta), ma completo, accattivante e utile?».
Qualcuno ci ha creduto: un webmaster, un comunicatore, un tecnico, geograficamente molto distanti tra loro e per giunta appartenenti a tre realtà evangeliche diverse. A cui si sono aggiunte energie ed entusiasmo di altri cristiani, giovani e forse per questo meno condizionati da formalismi, genealogie, disquisizioni teoriche.
Una collaborazione orizzontale, tra uguali, senza la pretesa di inglobare, convincere o emergere. Una collaborazione aperta e raccomandata a tutti coloro che capivano già allora la globalità della rete, e che non volevano limitarsi a rappresentare in Internet la loro chiesa locale. Persone che, come noi, si chiedevano: «se esiste un portale che funziona e di cui si condividono basi dottrinali, metodologie di lavoro e obiettivi, perché non collaborarvi, anziché avviare una realtà nuova, finendo per disperdere quei talenti e quelle competenze che il Signore ci ha donato?».
Dal censimento dei siti (allora poche decine) alla pubblicazione di studi e riflessioni, tentando di fornire materiale di edificazione e strumenti evangelizzazione aggiornati in un mondo che cambia rapidamente; dal forum alla chat, dagli “speciali” alle anteprime fino all’agenzia di stampa che, da dicembre 2003, propone ogni giorno in tempo reale informazione dall’Italia e dal mondo evangelico. Con una certezza: la comunicazione rafforza la comunione. E un obiettivo: mettere il cristiano nelle condizioni di confrontare la propria fede con la quotidianità. Conoscere ciò che ci circonda senza contaminarci – anzi proprio per NON contaminarci -, per portare Dio a chi non crede parlando la sua lingua.
Beninteso: il lavoro è ancora tanto, e la frammentazione non aiuta; certo, i contatti e le rispettose citazioni da parte di vari programmi televisivi e di quotidiani nazionali ci fanno pensare che evangelici.net stia andando nella direzione voluta: rappresentare in Rete un modo evangelico di vivere la propria fede cristiana.
Spiace, ora, che tutto ciò sfugga proprio alla struttura deputata a coordinare e a valorizzare esperienze, talenti, progetti: spiace veder cadere improvvisamente nell’oblio le nostre campagne mediatiche, la tempestività informativa, l’ampia portata nella diffusione degli appelli che la stessa AEI ha avuto occasione di riscontrare e apprezzare.
Se evangelici.net non si autocelebra non è per mancanza di argomenti, ma perché crede nell’efficacia di un lavoro silenzioso, tenace, concreto, aperto. Silenzioso come le migliaia di visitatori singoli che ogni giorno ci scelgono. Tenace come la regolare collaborazione con centinaia di opere, missioni, chiese. Concreto come le sinergie che ci permettono di informare puntualmente su quanto avviene attorno a noi. E aperto come l’invito a tutte le realtà evangeliche che credono di dover valorizzare concretamente la loro specificità in un contesto più ampio e funzionale.
Non ci siamo mai tirati indietro: da parte nostra la mano è sempre tesa. Se la si vuole vedere.