Un protagonista che non si può ignorare

By 2 Aprile 2005Editoriali

La sua figura si poteva apprezzare o criticare, il suo ruolo accettare o rigettare, il suo impegno si poteva condividere o rifiutare. Esattamente come la chiesa che rappresentava.

Ma Karol Wojtyla non si poteva, né si può, ignorare. Al di là dei soliti luoghi comuni, delle posizioni estreme, delle inevitabili banalità, delle conoscenze imprecise, resta molto da dire sul ruolo di questo personaggio, che – possiamo negarlo? – ha caratterizzato la storia degli ultimi ventisei anni, un quarto di secolo cruciale quanto pochi altri.

E non si può non interrogarsi sulla nostra posizione nei suoi confronti: nei confronti del capo della chiesa di Roma, di quella chiesa dalla quale la maggior parte degli evangelici italiani sono usciti per trovare la fede, mantenendo poi nei suoi confronti indifferenza nei casi migliori, ostilità nei casi peggiori.
Impossibile, comunque, ignorarla, per il peso delle sue posizioni e la sua autorevolezza su valori cristiani che invece le chiese evangeliche, per una serie di motivi, per decenni non hanno ritenuto (o non sono state in grado) di promuovere con la stessa efficacia.

Karol Wojtyla non è stato solo il capo di una chiesa, per quanto numerosa e influente come la chiesa di Roma: per molti versi è stato un indiscusso e carismatico protagonista.

Protagonista per il suo diverso modo di essere rispetto alla prassi paludata dei vertici della chiesa di Roma e, a ben guardare, non solo della chiesa cattolica: un pastore che ride, che gira il mondo, che nuota, che scia, che scherza (quanti ministri evangelici hanno mai chiesto ai credenti di “correggerli”, o si sono autodefiniti con garbata ironia “deficienti”?).
Protagonista per il suo ruolo di comunicatore, sempre attento ai media, posizione che gli ha permesso di dare ampio risalto ai suoi messaggi e di accreditarsi – impropriamente, complice la scarsa conoscenza degli operatori dell’informazione – come “capo della cristianità”.
Protagonista per il rapporto diretto che ha voluto stabilire con la gente, e che gli ha concesso autorevolezza e l’affetto dei suoi fedeli.
Protagonista per le sue aperture nei confronti delle altre confessioni, tra cui visita storica alla Sinagoga di Roma, che ha segnato una riconciliazione ormai irrimandabile, e che forse ha contribuito a rinfocolare il dibattito sul rapporto tra cristianesimo ed ebraismo.
Protagonista per la sua intuizione sull’importanza di dare spazio e valore al ruolo dei giovani e di farli sentire, a loro volta, protagonisti.
Protagonista per le sue scuse a varie realtà cristiane prima nemmeno considerate come tali, scuse che – per quanto non accettate unanimemente – hanno permesso di aprire una discussione.
Protagonista per il suo ruolo nella caduta “morbida” del comunismo, che oggi nei paesi dell’est dà tanti frutti in fatto di conversioni.
Protagonista nella strenua difesa della vita, come unica voce cristiana ascoltata su scala internazionale.
Protagonista per la tenacia del suo servizio, anche nella malattia, e la sua convinzione che un pastore “si spende fino alla fine per Dio”.

Certo, è sottointeso che sul piano dottrinale non si possono dimenticare le numerose posizioni biblicamente non condivisibili, sostenute dalla chiesa che rappresentava; in particolare Wojtyla enfatizzava un convinto marianesimo che ha permeato il suo ministero vescovile segnandolo fin nel suo motto (“Totus tuus, Maria”), marianesimo portato avanti con convinzione e promosso in numerose occasioni.

A prescindere da questo (non trascurabile) aspetto, Wojtyla resta, nei suoi gesti, un protagonista. Sappiamo che spesso gli evangelici non accettano di prendere esempio nemmeno dai loro fratelli. Ma per certi aspetti non sottovaluteremmo l’esempio di chi, oltre a cambiare la storia, ha saputo tracciare per la sua chiesa interessanti percorsi nei confronti delle sfide del nuovo millennio. Percorsi da cui – absit iniuria verbo – forse possiamo trovare qualche spunto per confrontarci serenamente e consapevolmente con il mondo che ci circonda: per rendere Cristo protagonista, oggi.

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