
Cento anni fa, l’11 marzo 1908, moriva lo scrittore Edmondo De Amicis. Se ricordiamo questo personaggio d’altri tempi con scuole, vie, biblioteche è per un libro che ha fatto la storia della letteratura per ragazzi, e forse non solo: quel celebre libro Cuore che ha segnato generazioni di ragazzi e ragazze ed è entrato nell’immaginario collettivo con i suoi esempi, le sue storie edificanti, la sua morale.
La trama la conosciamo tutti: con il suo linguaggio ottocentesco, solenne e compito, De Amicis racconta un anno di scuola visto con gli occhi di “un alunno di terza di una scuola municipale d’Italia”. Una classe elementare come molte classi di ogni tempo dove si incrociano i buoni e i cattivi, i ribaldi e i compagnoni, i drammi e i momenti felici condivisi dai ragazzi tra ottobre e luglio, l’arco di un anno scolastico di fine Ottocento.
Il contrappunto del maestro Perboni, un insegnante decisamente d’altri tempi – capace di rispettare ma anche di farsi rispettare – completa il quadro, e offre poco più di duecento pagine godibili, commoventi, serene.
Il libro Cuore è un testo scritto 122 anni fa, ma che pare distante anni luce dai tanti onorevoli – e meno onorevoli – volumi di autori odierni e dalla società che rappresentano. Forse, per certi versi, da allora è cambiato poco: al bullismo di Franti manca solo Youtube per essere moderno come quello di chi ha stupidamente allagato il liceo Parini; alla sua cattiveria manca solo un talk show dove predicare il suo verbo e venire corteggiato dalle sciacquette di turno, pronto a essere ammirato e imitato da torme di ragazzini senza punti di riferimento.
Certo, Franti era il male. Ma un male descritto senza indulgenze, ingiustificabile, da cui prendere le distanze senza mezzi termini. Né il maestro Perboni né il bullo Franti avrebbero pensato che, 122 anni dopo le loro gesta, si sarebbe arrivati a un capovolgimento morale come quello che viviamo oggi.
Anche per questo, Cuore è un libro da consigliare ancora oggi: certo, racconta un’Italia che non c’è più e che nemmeno riconosciamo, ma nel farlo dipinge personaggi e sentimenti che vivono in ogni classe, in ogni ufficio, in ogni condominio. Tra il gradasso e il buono, De Amicis sa quale parte prendere. E la prende.
Un libro sentimentale, forse. Morale, sicuramente. E Dio sa quanto oggi, in un’epoca priva di certezze, avremmo bisogno di libri capaci di indicare una direzione.