Un braccialetto senza storia

By 20 Giugno 2008Editoriali

Abbiamo ricevuto una chiamata dalla redazione di Chi l’ha visto, il programma di RaiTre che si dedica a cercare le persone scomparse e dare un nome alle vittime senza volto.

Il motivo della telefonata era quantomai inusuale: venivamo contattati in relazione a un omicidio avvenuto sulle sponde del Po, dalle parti di Mantova, non lontano da quella Sermide che per decenni ha visto attivo il centro dell’Arca Teen Challenge e ancora oggi ospita il centro di riabilitazione di Remar.

Una giovane donna – «età compresa tra i 16 e i 30 anni, peso tra 50 e 55 kg, statura 1,65 m. circa, capelli biondo-rossicci», spiega il verbale riportato sul sito della trasmissione – è stata trovata senza vita il 25 maggio nel fiume; nessun documento addosso al corpo, ormai irriconoscibile.
Chi l’ha visto si è occupato del caso nella puntata di lunedì 16 giugno, mostrando le immagini di quei poveri elementi che potevano aiutare a risalire alla sua identità: qualche anello, una fedina, un paio di braccialetti e due catenine.

E poi, un elemento che ha fatto sobbalzare qualche spettatore, tanto da spingerlo a contattare la redazione per segnalare un collegamento cui nessuno era arrivato, indirizzando a noi i curatori per un tentativo quasi disperato.

Al polso della giovane, si leggeva nel verbale, era stato ritrovato «un braccialetto in tessuto intrecciato multicolore recante la sigla W.W.J.D.».

Un particolare di una certa familiarità. WWJD sta per “What would Jesus do?”, “Cosa farebbe Gesù?”, e i braccialetti di stoffa con questa sigla sono nati una decina di anni fa negli Stati Uniti per stimolare i giovani a una vita cristiana costante e coerente; con il tempo si sono diffusi tra i giovani delle chiese evangeliche di tutto il mondo occidentale e sono ormai anni che si vedono comunemente anche ai polsi dei giovani evangelici italiani.

Considerato che non sono molto diffusi fuori dalle chiese, né vengono venduti nei mercati o nei negozi comuni, è stato impossibile non fermarsi a riflettere.
Chi poteva essere quella povera ragazza?
Sappiamo che era giovane, bassa, minuta, che portava pantaloni larghi – come usano i giovani oggi – e scarpe forse troppo grandi per i suoi piedi. Immaginiamo un passato non facile, a giudicare dai tatuaggi, uno dei quali piuttosto recente e aggressivo.

Non sappiamo molto altro, e non ci basta a scoprire chi fosse, da dove venisse e dove andasse. Sappiamo che è stata uccisa e gettata nel fiume insieme al suo passato, al suo presente e a un futuro che non vivrà più.

Certo, un caso come tanti, purtroppo. Ma c’è quel braccialetto. Forse si era messa in contatto, di recente, con qualche chiesa, e qualche giovane le aveva regalato quella striscia di stoffa come promemoria per intraprendere e perseverare in una vita diversa, lontano dai pericoli.
O forse era il regalo di un’amica che aveva voluto in questo modo aiutarla a ricordare sempre che, anche nella sua esistenza burrascosa, Qualcuno poteva starle accanto.

Chissà. Chissà da dove veniva quella ragazza così disgraziata. Chissà da dove veniva quel braccialetto che mai avremmo pensato di vedere sul suo polso, e che la avrebbe accompagnata nel suo ultimo viaggio.

“Cosa farebbe Gesù”, la interrogava quel pezzo di stoffa. “Cosa farebbe Gesù”, interroga oggi noi, messi di fronte a un caso così drammatico e misterioso.

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