Un messaggio frainteso

By 11 Dicembre 2009Editoriali

«Il punto centrale è che il cristianesimo non lo difendi brandendolo come un’ideologia, ma testimoniandolo nella vita quotidiana come risposta ai bisogni dell’uomo. La grande forza del cristianesimo, quella che colpisce e “contagia” il prossimo che incontriamo, è la possibilità per l’uomo di sperimentare una novità di vita»: la constatazione, molto evangelica, è di Giorgio Vittadini.

Nei giorni della polemica leghista contro le esortazioni espresse dal cardinale di Milano, il fondatore della Compagnia delle Opere centra meglio degli altri la questione e la sua frase, da sola, vale quanto un discorso: Cristo non può essere un’ideologia, un mezzo, un alibi per giustificare comportamenti che si scontrano con il suo insegnamento.

Non si può appellarsi a Cristo e predicare l’egoismo, l’interesse personale, la chiusura verso gli altri, l’emarginazione.

Certo, l’insegnamento di Cristo non è solo amore e speranza, coccole e belle parole, ma anche giustizia e chiarezza: eppure proprio l’esempio del Maestro ci insegna che anche il giudizio, la fermezza, la coerenza vanno esercitate con la giusta dose di misericordia, per non svuotare il messaggio del suo senso, per non non privare il contenuto della sua forza salvifica, per non chiudersi nel rispetto legalista delle regole dimenticando che, dietro allo scopo delle regole, Dio vede sempre il bene dell’uomo, il suo miglioramento, il suo avvicinamento al suo Creatore attraverso il suo Salvatore.

Il messaggio evangelico, in questo senso, è duplice. Da un lato è rivolto alla chiesa, e richiama a punti di riferimento stabili: se lo scopo ultimo dell’azione cristiana non è l’avvicinamento dell’uomo a Dio, l’azione stessa perde il suo significato e diventa un atto meccanico, banale, magari ammantato di buone intenzioni ma sterile nel suo profondo.

Dall’altro, è rivolta a chi in politica si appella a principi cristiani, per ricordare che il cristianesimo non può, non deve essere solo un pretesto.
«Vi riconosceranno dall’amore», insegnava Gesù. E allora se nell’azione politica – come rileva Vittadini – prevale «la distinzione fra un “noi” e “gli altri”, alla quale segue la paura dello “straniero”», non si può più parlare di cristianesimo.

Come cristiani riteniamo che il messaggio del vangelo sia quanto di più efficace esista in risposta ai bisogni e alle aspirazioni degli esseri umani. Quel che serve è saperlo leggere e saperlo riportare in maniera adeguata: con equilibrio e senza parzialità, con passione e senza secondi fini.

Facciamo uscire Cristo dalle chiese e portiamo il suo messaggio per le strade. Ma non per trasformarlo in uno strumento di consenso.

biblicamente – uno sguardo cristiano sull’attualità

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