Fame di fede

By 2 Aprile 2010Editoriali

«Meglio il successo sul lavoro o la felicità privata?», chiede l’editorialista americano David Brooks in un articolo riportato dal Corriere.

«Se ci mettete più di tre secondi per rispondere alla mia domanda – aggiunge -, siete proprio pazzi. La felicità coniugale è di gran lunga più importante di qualsiasi altra cosa nel garantire il vostro benessere»: lo prova anche la scienza, che negli ultimi anni ha dimostrato come “il successo mondano è transitorio, mentre è sui legami affettivi che fondiamo le nostre certezze”.

Il rapporto tra felicità e reddito, quando non sono in gioco i bisogni basilari, non vede una “crescita parallela”: la ricchezza, insomma, non fa la felicità, se non incidentalmente. Anzi: la ricerca della ricchezza rischia di compromettere le relazioni, l’equilibrio interiore, la serenità: ingredienti non secondari sulla via della felicità.

«La ricerca – continua Brooks – ci fa capire, nel suo complesso, che il successo economico e professionale nella vita è superficiale, mentre la felicità scaturisce dai rapporti interpersonali, percepiti universalmente come molto più importanti e profondi».

«La seconda impressione è che gran parte di noi presta attenzione alle cose sbagliate. Si esagera l’importanza del denaro nel migliorare la nostra vita… In breve, le società moderne si sono sviluppate in vaste istituzioni orientate verso cose che sono facili da conteggiare, non verso quelle che contano veramente. Propendono per i beni materiali, mentre nutrono una diffidenza atavica verso i beni morali e sociali. Ma – conclude Brooks – le cose stanno cambiando».

Pare infatti che, dopo la corsa ai conti (bancari) registrata negli anni Ottanta e Novanta, si riscontri un rinnovato interesse verso i beni immateriali: non possiamo parlare di un vero e proprio rigetto verso ciò che si può toccare, ma è comunque evidente un ritorno di fiamma nei confronti della spiritualità.

E non è poco: finalmente anche i più refrattari all’intangibile cominciano a capire che la ricerca della felicità non passa per il portafogli e che la ricchezza può dare un appagamento illusorio che a lungo termine non rende la vita migliore.

Viste le premesse è facile immaginare che, tra non molto, il mondo occidentale verrà attraversato da una robusta (e sana) fame di spiritualità. E che questa esigenza, per i cristiani, sarà una sfida: starà infatti a noi trovare il modo di intercettare questo bisogno dando risposte amorevoli, significative, convincenti, prima che l’interesse delle persone si incanali verso dottrine, filosofie, sette di indiscutibile fascino, ma senza sostanza o, addirittura, pericolose.

biblicamente – uno sguardo cristiano sull’attualità

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