
Il Dove World Outreach Center di Gainesville, in Florida – che nel sito ufficiale si definisce “una Chiesa neotestamentaria basata sulla Bibbia, la Parola di Dio” -, per ricordare l’11 settembre lancia la giornata internazionale “Brucia una copia del Corano”: «l’11 settembre – spiegano su Facebook -, dalle 18 alle 21, bruceremo il Corano in ricordo delle vittime e per opporci pubblicamente alla malvagità dell’islam. L’islam è diabolico!».
Nella pagina (che ha ottenuto l’apprezzamento di oltre cinquemila persone) si registra un serrato confronto tra sostenitori e detrattori dell’iniziativa (sono questi ultimi, a onor del vero, a proporre gli interventi più arguti), e da qui a settembre probabilmente i toni si accenderanno ulteriormente (che poi, forse, è l’obiettivo cui mirano gli organizzatori dell’iniziativa).
Probabilmente la chiesa in questione non è l’unica a esprimere esplicitamente la propria intolleranza verso l’islam, e nemmeno l’unica a fare dell’opposizione al Corano la propria ragion d’essere.
Ciò che suona paradossale, semmai – e non sarà sfuggito – è la contraddizione tra nome e obiettivi: la chiesa non si ispira (almeno nominalmente) alle crociate, o a qualche austero profeta veterotestamentario di cui la Bibbia riporta gli strali verso l’errore: il nome, “dove”, si richiama nientemeno che alla colomba. Il volatile internazionalmente riconosciuto come il simbolo, sì, dello Spirito Santo, ma anche della pace.
Viene davvero da chiedersi quale sia l’idea di pace del Dove World Outreach Center, ma temiamo di conoscere la risposta. Ossia, la stessa risposta che accomuna gli integralismi, i totalitarismi, le ideologie di ogni epoca: la pace sarà possibile solo quando il nemico verrà definitivamente sgominato.
La pensano così anche i taliban: che però, quantomeno, non usano intercalare tra un proclama e l’altro un mellifluo “Dio ti ama”.