Parole stonate

By 23 Ottobre 2010Editoriali

Questa è la storia di una di noi. C’era una volta un’artista famosa per la sua voce e il suo talento; un’artista dal passato tormentato, protagonista di un percorso umano e spirituale variegato e complicato, che un giorno ha trovato la risposta alle sue domande, e la soluzione ai suoi problemi, nella fede nel messaggio del vangelo. Come molti di noi, certo: ma, se è vero che siamo tutti uguali davanti a Dio, è altrettanto vero che le scelte di vita di un personaggio famoso fanno più rumore, nel bene e nel male.

Aveva cominciato bene il suo percorso: silenziosa, per molti addirittura troppo, teneva per sé, nella sfera più intima, la sua nuova fede, apprezzata in questo suo approccio da chi conosce la vacuità delle dichiarazioni a effetto, e criticata da chi avrebbe preferito sentir gridare ai quattro venti una “testimonianza” ancora giovane, debole, difficile da conservare in mezzo ai marosi di un ambiente ostile come il mondo dello spettacolo.
Già allora qualche piccolo indizio esteriore, però, dimostrava il suo sincero interesse per Dio, e ci suggeriva che l’artista aveva davvero mosso i primi passi di percorso spirituale.

Poi è arrivato il tempo della testimonianza esplicita, culminata in un disco “dedicato a Gesù”, che tanto fece parlare (e scrivere) i media sulla costanza del suo cammino di fede. Una visibilità notevole, che forse accontentava finalmente anche i catoni più severi.

Per qualche motivo, da allora in poi, qualcosa è cambiato. Non dentro di lei, beninteso: non ci permettiamo di tranciare giudizi facili e dolorosi sul foro interno. Però non possiamo nemmeno ignorare ciò che sanno, e commentano, migliaia di persone. Qualche elemento di disagio è cominciato a serpeggiare di fronte a esternazioni quantomeno eccentriche, dalla “libertà” percepita “correndo nuda sui prati”, fino all’ammissione di possedere “un amantino”.

Sia chiaro, nessuno può pretendere che un artista cristiano parli ai media sempre e solo di fede, infilando due versetti in ogni frase. Ma quel che altresì ci si aspetta da un cristiano artista è che anche quando parla di altro, e soprattutto quando affronta temi sensibili, mantenga contegno e dignità a testimonianza di una prospettiva sulla fede che non riguarda solo i momenti “spirituali”, ma coinvolge in un’etica acconcia tutti i momenti della giornata.

Proprio quell’etica – ma forse basterebbe anche il semplice buonsenso – dovrebbe trattenerci dal dire che “Uno spinello saltuario può anche andar bene. Ma solo per dormire, non certo per vivere”. Non vogliamo escludere l’attenuante della buonafede, in base alla quale probabilmente l’accento si sarebbe dovuto mettere sulla seconda parte della frase; di fronte a un’affermazione così scivolosa, però, l’esperienza che deriva dalla maturità avrebbe dovuto avvisare che tutti si sarebbero concentrati sulla prima parte del periodo, che oggettivamente si presta all’equivoco e (peggio) al rischio di emulazione.

Un mix di inopportunità e ingenuità che lascia perplessi: e, di fronte all’ennesima uscita fuori ordinanza, non possiamo non rilevare che da troppo tempo la nostra artista fa parlare di sé in termini poco adeguati. Forse sarebbe il caso di abbandonare i fuoripista delle dichiarazioni a sorpresa, tornando sul sentiero della sobrietà momentaneamente smarrito.

Nel frattempo, per non rischiare, qualche parola pubblica in meno potrebbe aiutare a dare un’immagine più consona.

biblicamente – uno sguardo cristiano sull’attualità

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