Capodanno con chi vuoi

By 30 Dicembre 2011Editoriali

Ogni anno, in questa stagione, girano numerose riflessioni su quanto sia sconsigliato, per un cristiano, festeggiare il natale. Curiosamente, invece, non si è mai letta una sola parola sul veglione di fine anno.

Eppure la notte del 31 dicembre non ha nulla di cristiano, anzi. La data, innanzitutto, è una convenzione: l’anno non comincia certo in un giorno qualsiasi di metà inverno, men che meno per la Bibbia.

E poi, le tradizioni: la veglia fino a mezzanotte per onorare un’altra convenzione (il giorno che comincia a metà della notte, e non al tramonto o all’alba come sarebbe più logico); i botti, con la loro origine nordica e marcatamente pagana; lo spumante al tocco; il banchetto con cibi portafortuna (che, anche solo per il piacere di gustarli, curiosamente a tavola non mancano mai).

Qualcuno obietterà che è solo un’occasione per stare insieme, in sana compagnia, tra persone che altrimenti avrebbero comunque festeggiato, magari insieme a parenti o amici. Certamente la considerazione ha le sue ragioni, ma andrebbe rilevato che anche il natale è una valida opportunità per incontrarsi tra credenti: è una giornata festiva, e perfino con qualche valenza cristiana in più rispetto al veglione di fine anno.

Nonostante questo sono rarissimi coloro che ricordano il natale, e forse anche più rari coloro che non sono tentati dai festeggiamenti del 31. Per un motivo molto pratico.

A parità di condizioni, infatti, il veglione di fine anno non è meno pagano del natale: è semplicemente meno cattolico. Per questo ci sembra meno compromettente. Talvolta ci rendiamo conto che viviamo in una società e con questa dobbiamo confrontarci almeno in parte, se non vogliamo isolarci dal mondo; così, tra due feste, con una certa superficialità abbiamo scelto quella che apparentemente suona più laica. In questo modo possiamo esporci – e modulare strategicamente gli auguri – senza coinvolgere la tradizione del 25 dicembre, che con le sue implicazioni spirituali ci pare, paradossalmente, più lontana dalla fede.

Sia chiaro, nessuno sostiene che il 31 dicembre debba andare persa una buona occasione per stare insieme; semmai dovremmo comprendere che non si tratta dell’unica occasione, né per forza della meno “pagana” (se è questo che ci preoccupa). Da questa consapevolezza dovrebbe scaturire un diverso approccio, più comprensivo e sereno, nei confronti di chi, partendo da una prospettiva diversa dalla nostra, ritiene di festeggiare anche altre ricorrenze. E magari lo fa con minore superficialità di quel che potremmo pensare.

«Non giudicate per non essere giudicati», suggerisce Gesù nel vangelo. Un consiglio quantomai attuale: in un’epoca senza valori come la nostra abbiamo bisogno di morale, non di moralismi.

Riflessi etici – prospettive cristiane sull’attualità

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