«Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi? E ogni volta che la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della mia vita.
Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative, tutto l’orgoglio, tutti gli imbarazzi e i timori di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante».
Ci piace ricordare Steve Jobs, mancato poche ore fa, con questo stralcio tratto dal celebre discorso ai neolaureati dell’università di Stanford. Proprio lui – il guru del digitale, l’icona del nuovo per eccellenza, la tecnologia – di fronte alla diagnosi di un tumore si era confrontato con la realtà più analogica, la morte. E ne aveva tratto una morale. Laica – almeno nella misura e nel modo in cui si era sentito di esprimerla pubblicamente sei anni fa – ma non priva di spunti anche per chi crede.
Non sappiamo se Jobs, alla fine, abbia trovato la sua app più importante, se abbia stabilito una connessione con Dio – noi, naturalmente, ci auguriamo di sì -, tuttavia le sue parole meritano una riflessione da parte nostra.
Di fronte alla granitica determinazione di Jobs viene infatti da chiedersi quanti cristiani affrontino la vita con lo stesso nerbo, con la stessa motivazione, con la stessa consapevolezza che il nostro tempo, su questa Terra, è limitato; e quanti, invece, si accontentino di definirsi cristiani in omaggio a una più o meno sporadica frequentazione domenicale o all’esibizione in salotto di una mensola fitta di libri edificanti.
Chissà se per noi “la vita con uno scopo” è solo il titolo di uno di quei libri, o una consapevolezza che prende forza giorno dopo giorno.
Chissà se, di fronte alla crisi – o al pensiero della morte – abbiamo capito che la vita va affrontata, non accarezzata. Che non possiamo accontentarci di sopravvivere, ma dobbiamo dare fondo alle nostre risorse – umane e spirituali – per raggiungere un obiettivo.
Forse non ci abbiamo pensato, e invece dovremmo farlo. Sarebbe davvero triste accorgersi, al termine di un’esistenza placida e rilassata, fatta di certezze e buone abitudini, di non aver mai vissuto davvero la vita che Dio avrebbe voluto per noi.