
Non è un bel Natale per tanti cristiani. Per loro, talvolta, trovarsi insieme a pregare è un rischio. A Peshawar in Pakistan, a settembre, fuori dalla chiesa anglicana hanno ucciso 81 cristiani dopo il culto… In Nord Nigeria, a prevalenza islamica, il terrorismo di Boko Haram minaccia le chiese cristiane oltre a vari obiettivi civili (e comincia a rapire le ragazze cristiane). Anche qui il Natale sarà trepidante…
Forse la piccola comunità cristiana in Iran (100.000 persone su quasi 70 milioni) festeggia più speranzosa il Natale con il nuovo presidente Hassan Rouhani. Ma la pressione si sente sulle chiese domestiche protestanti, composte da iraniani convertiti (si parla di parecchie decine di migliaia attratti dal cristianesimo). […]
Il Natale è duro anche per i cristiani in vari Paesi africani. Il dramma è soprattutto in Centrafrica, a rischio di genocidio (anche dopo l’intervento militare francese). Dei quasi quattro milioni di abitanti, tra i più poveri della Terra, metà sono cristiani: sono minacciati da bande armate musulmane…
I leader cristiani hanno lanciato un appello, chiedendo «forza e coraggio nel portare la pace». Ma la pace, che è il dono del Natale, sembra lontana da qui a da tanti Paesi. Nei giorni natalizi, nel cuore delle comunità cristiane in difficoltà, s’intrecciano paure con preghiere e attese, feste con incertezze. È difficile capire in un Occidente secolarizzato (dove però il Natale resta festa di tutti) come questa ricorrenza sottolinei la diversità cristiana dalla maggioranza e manifesti la speranza di pace per sé e per il proprio Paese.
Andrea Riccardi – Paesi a minoranza cristiana. Il silenzio di Natale sui perseguitati
Corriere della Sera, 23/12/2013