
L‘arcobaleno, in questi giorni, è tornato a essere un simbolo di speranza: drappi, lenzuola e disegni appesi alle finestre lo rappresentano per accompagnare il motto del momento, “andrà tutto bene”. «Un gesto di incoraggiamento collettivo, di solidarietà nazionale (come l’esposizione del tricolore) e, forse, inconsciamente anche una barriera simbolica, dal vago sapore apotropaico», riflette Massimo Giuliani su Avvenire, che ricorda come «in ebraico, arcobaleno si dice qesher che vuol dire sia “arco” sia “varietà”. Il termine rimanderebbe dunque alla pluralità di colori che lo compongono e che appaiono in cielo in forma di arco. Il fenomeno compare nella Bibbia già ai primi capitoli della Genesi, nella saga di Noè, alla fine della storia del diluvio universale. Usciti dall’arca il patriarca, la sua famiglia e tutti gli animali, e dopo che Noè ebbe offerto un sacrificio, Dio promise che la terra non sarebbe più stata distrutta dalle acque e strinse un patto con ogni essere vivente “per le generazioni in perpetuo”, dice il testo biblico»; il fenomeno naturale richiama anche ulteriori interpretazioni teologiche e cabalistiche, sottolinea Giuliani, dal numero dei colori al loro significato simbolico.