Iran, a rischio la salute di Abedini

By 18 Dicembre 2014Chiesa Perseguitata

MILANO – Saed Abedini, il pastore evangelico iraniano naturalizzato americano che dal 2012 sta scontando nel carcere Rajai Shahr in Iran una condanna a otto anni, affronta l’acutizzarsi di gravi sofferenze fisiche causate da lesioni interne provocate dalle percosse ricevute in prigione. Lo riferisce un parente dell’uomo, che nei giorni scorsi ha potuto fargli visita in carcere.

La notizia, diramata dall’American Center for Law and Justice (Aclj), organizzazione statunitense a difesa dei diritti umani e della libertà religiosa che segue costantemente le vicissitudini del trentatrenne Abedini, è stata ripresa anche dal Christian Post.

«Saed continua ad avere forti dolori e apprezzerebbe le vostre preghiere» ha confermato ad Aclj Nahmed Abedini, moglie del pastore che vive negli Stati Uniti con i loro due figli; l’organizzazione statunitense sostiene che le lesioni interne subite diverso tempo fa e lasciate senza le cure di cui il pastore avrebbe avuto estremo bisogno rendono ormai necessaria la liberazione del pastore “per motivi umanitari”; tuttavia a nulla finora sono valse le sollecitazioni internazionali e le tante petizioni lanciate a favore di Saed Abedini. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo scorso settembre ha sollevato la questione della detenzione di Abedini durante una conversazione telefonica con il presidente iraniano Hassan Rouhani, ma le autorità del Paese non hanno risposto.

Aderendo a una iniziativa di Aclj quest’anno molti cristiani americani hanno lasciato un posto vuoto a tavola nel Giorno del ringraziamento per ricordare il giovane pastore e tutti i cristiani perseguitati. Nahmed Abedini ha raccolto tutte le fotografie inviatele dai credenti statunitensi confidando di poterle un giorno mostrare al marito che, messo al corrente dell’iniziativa, è rimasto commosso e ha dichiarato che in questo periodo «ha sentito vicino a sé la presenza di Gesù come non mai e vuole che si sappia che le preghiere “hanno attraversato le mura della prigione”». «Ci sono molte incognite – ha aggiunto Nahmed Abedini riferendo i sentimenti del marito – per quanto riguarda il rilascio di Saed e la tempistica, ma entrambi siamo fiduciosi che il Signore Gesù non ci lascerà e non ci abbandonerà».

Saed Abedini è cresciuto in Iran e si è convertito al cristianesimo a vent’anni. Ha poi viaggiato tra Iran e Stati Uniti per poter vedere la sua famiglia d’origine e per svolgere il suo ministero pastorale. Nel 2009, durante uno di questi viaggi, è stato arrestato e interrogato sulla sua conversione. Rilasciato, ma diffidato dall’impegnarsi in attività connesse con la Chiesa clandestina, è stato ancora una volta arrestato nel 2012 mentre stava lavorando al progetto di un orfanotrofio aconfessionale da aprirsi in Iran ed è stato condannato “per aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale”, formula comunemente usata per mascherare la persecuzione di pastori e missionari cristiani. [gp]

(nella foto di Aclj, Saed Abedini con i due figli)

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