Stragi di cristiani, i giornali italiani si interrogano

By 16 Marzo 2015Dicembre 17th, 2020Chiesa Perseguitata

MILANO – Ampio risalto, sui quotidiani nazionali, per la strage di credenti avvenuta domenica in due chiese cristiane pachistane. «Assieme a quindici vite umane – scrive Andrea Riccardi sul Corriere della Sera -, il terrorismo spietato dei talebani ha rubato ai cattolici e protestanti pachistani pure la domenica con il terribile attentato di ieri a due chiese del quartiere cristiano di Lahore… L’attentato di ieri – argomenta – mostra l’impazzimento totalitario degli islamisti: un atto vigliacco contro un popolo inerme, anche di donne, bambini, anziani. Che male hanno fatto le famiglie cristiane per meritarsi la morte?»

Riccardi prosegue la sua analisi segnalando che «i quattro milioni di cristiani pachistani sono un facile bersaglio. Rappresentano, per lo più, un gruppo marginalizzato, povero e con poca istruzione» e che per questo «la vita dei cristiani in Pakistan è sempre sotto minaccia: qualcosa di terribile può accadere loro da un momento all’altro. Come l’accusa di blasfemia verso l’Islam», costata in questi anni la vita a numerosi credenti.

«Con l’attacco di ieri – continua l’editorialista -, i terroristi dimostrano di voler rubare anche la domenica. Dopo tante violenze, questa è l’ultima: all’anima di una comunità. Andare in chiesa continuerà a essere una scelta di coraggio e una protesta contro l’odio».

«Tra cristiani ci differenziamo ancora tra cattolici, ortodossi, protestanti, evangelici… ma per i persecutori – sottolinea Enzo Bianchi sulla Stampa – non vi è alcuna differenza: questi sono tutti uguali, e come discepoli di Cristo vanno colpiti e uccisi. È “l’ecumenismo del sangue” più volte evocato in questi ultimi decenni, un ecumenismo, una comunione nella sofferenza che tanti, troppi, anche all’interno delle chiese, continuano a ignorare. Ma oggi il sangue di questi nostri fratelli e sorelle del Pakistan – così come ieri quello dei cristiani della Nigeria, dell’Orissa, della Siria, dell’Indonesia… – grida l’unica fede cristiana con una forza e una risolutezza che il mondo non può continuare a nascondere».

«Oggi i cristiani bianchi sono una minoranza – spiega Francesca Paci sulla Stampa – e gli altri hanno spesso a mala pena il potere di difendersi, ma tutti scontano l’antico peccato originale» dei conquistadores.

Paci riprende poi la classifica della World Watch List di Open Doors, ricordando che «lo scorso anno l’ambasciatore israeliano all’Onu Ron Prosor definì [i cristiani] “gli ebrei del nuovo millennio”»: del resto, secondo un’indagine di Pew Research, «i cristiani costituiscono il 70% delle vittime dell’odio religioso» e non solo per gli islamici, dato che «in pole position per il 13° anno consecutivo c’è la Corea del Nord con i suoi almeno 50 mila cristiani rinchiusi in lager». E «se i copti egiziani (10%) si sono rifugiati tra le braccia del presidente Sisi (ancor più dopo l’esecuzione di 21 di loro da parte degli jihadisti libici) gli altri fanno le valigie».

Un dramma conclamato ma poco noto, di cui si parla anche se, rileva Paci, «passate le breaking news i cristiani del Medioriente tendono a tornare “nell’angolo cieco della nostra visuale del mondo”, come ebbe a dire l’intellettuale francese amico di Che Guevera Régis Debray, “troppo” cristiani per i terzomondisti e “troppo” esotici per l’Occidente». E segnala che esistono anche vittime ignote, lontane dagli scenari più evocati: «i cristiani vengono ammazzati in Messico e in Colombia… La Cina comunista sta sperimentando una lievissima apertura verso il “culto del male” ma resta saldamente a metà della classifica dei Paesi peggiori in cui vivere per un cristiano».

O in Burkina Faso, dove “i segnali peggiori sono quelli invisibili, come la paura, che prima non avevamo mai conosciuto»: parola di Lauren Birfuoré Dabiré, vescovo cattolico di Dori intervistato da Sandro Cappelletto, che rievoca le quarantacinque chiese bruciate in Niger, l’avanzata di Boko Haram, e si chiede angosciato: «siamo noi i prossimi bersagli?».

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