Haiti, la fuga nella notte

By 30 Dicembre 2021Chiesa Perseguitata, Esteri, Focus

La buona notizia, arrivata all’improvviso, ve l’abbiamo anticipata sabato scorso: anche gli ultimi missionari americani rapiti a ottobre ad Haiti durante la visita a un orfanotrofio sono finalmente liberi. Erano stati fermati a metà ottobre dalla gang 400 Mawozo, che imperversa nel Paese tra traffici e rapimenti lampo; dopo cinque rilasci, avvenuti in due fasi tra novembre e inizio dicembre, rimanevano ancora nelle mani dei malviventi dodici persone, tra cui tre bambini. Sulla liberazione del gruppo, in realtà, i dettagli non sono ancora chiari, ma la versione fornita dalla missione ha intercettato l’interesse dei principali giornali italiani che si sono dedicati ampiamente alla vicenda con alcune tra le loro firme più autorevoli.

Sulla Stampa la prende alla larga Gianni Riotta, che nel suo reportage ricorda come «il reverendo Cyrus Scofield, veterano della Guerra Civile americana e studioso della Bibbia scomparso nel 1921, credeva che Gesù sarebbe tornato sulla terra quando tutti gli esseri umani si fossero convertiti al cristianesimo e, per accelerare il miracolo, fondò centri missionari in America Latina». Quell’America Latina in cui, oltre un secolo dopo, un gruppo di dodici missionari (accompagnati da cinque familiari) di Christian Aid Ministries, «organizzazione di missionari amish, anabattisti e mennoniti», è stato rapito da una temibile banda criminale haitiana.

Stando alle ultime rivelazioni il gruppo potrebbe non essere stato liberato in seguito al pagamento dell’esoso riscatto chiesto dai malviventi bensì, dopo due mesi di detenzione, sarebbe riuscito a fuggire: «una fuga rocambolesca in piena notte – riporta Monica Ricci Sargentini sul Corriere citando i vertici della missione -, tra i rovi e le spine, con un neonato di 10 mesi e un bambino di tre anni avvolti nelle coperte».

«Si narra – aggiunge con tratto immaginifico Gianni Riotta – la saga della fuga nella notte, con i missionari e le loro famiglie a marciare nell’oscurità, orientandosi con le costellazioni come antichi marinari, i bambini tenuti per mano, le donne ad alzarsi l’orlo della gonna per non inciampare nelle radici, gli “anziani”, per rango di gerarchia, a sussurrare preghiere e inni per incoraggiare i giovani». Secondo la ricostruzione offerta da Riotta, «in testa alla fila, un paio di pastori esperti di navigazione cercava di decifrare la direzione, per non tornare nelle mani dei rapitori. Alle prime luci dell’alba, tra le preghiere di ringraziamento, il gruppo si è imbattuto in un viandante con un cellulare, che ha avvertito le autorità locali».

Discordanti le fonti sul trattamento ricevuto nei due mesi di detenzione: secondo la Stampa i malcapitati avrebbero mangiato poco e bevuto acqua torbida, lavandosi con acqua contaminata che ha provocato loro anche conseguenze fisiche; per il Corriere invece «i rapitori non sono mai stati violenti e non hanno mai fatto mancare il cibo».

Liberazione o fuga, quella dei missionari rimane una bella storia natalizia. Con un lieto fine che, purtroppo, non cancella la tragedia di una Haiti afflitta dalla piaga dei rapimenti: che «la loro sorte sarà presto condivisa da altri infelici – prevede Riotta in chiusura – è purtroppo certo nella Haiti senza pace, in attesa del remoto ritorno di Gesù auspicato da Scofield».

foto: lastampa.it

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