
I luoghi di culto, in Europa, vivono un momento piuttosto critico: lo rilevano alcune ricerche in base alle quali si scopre che, nel 2020, le chiese francesi hanno subito 150 atti ostili tra assalti, devastazioni e incendi, o che in Belgio «cappelle e altri luoghi di preghiera cattolici sono entrati nel mirino al ritmo di uno a settimana», mentre in Irlanda del Nord sono state registrate, fra il 2016 e il 2020, 601 azioni contro i luoghi di culto.
Succede, sottolinea Gianfranco Marcelli su Avvenire, «nella vecchia “Europa dei diritti”, quella stessa Europa che si prodiga con tenacia e zelo per dare spazio a sempre nuove “libertà” individuali (eutanasia, aborto “ad nutum”, utero in affitto…), ma assiste quasi in silenzio e passivamente allo sgretolamento dei suoi antichi valori fondanti».
Le azioni vandaliche contro gli edifici di culto o i luoghi simbolo di un credo (come, per esempio, i cimiteri), al contrario di altri crimini d’odio, passano prevalentemente sotto silenzio, e «gli organi di polizia li registrano come routine e quasi mai trovano e ne puniscono gli autori». Ad agosto, in occasione della giornata internazionale voluta dall’Onu per commemorare le vittime di violenza a sfondo religioso, «l’Ufficio per le istituzioni e i diritti umani dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha tenuto a ribadire che “gli attacchi ai luoghi di culto vanno contro la lettera e lo spirito del diritto alla libertà di pensiero, coscienza, religione o credo”».
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