Porte Aperte, un abbraccio tra testimonianze e sfide

«Non stacchiamoci da questo abbraccio: tra di noi qui in Italia e con i perseguitati, perché in questo abbraccio troviamo speranza e consolazione e diventiamo ancora di più corpo di Cristo»: con queste parole Cristian Nani, direttore di Porte Aperte, ha chiuso il 37° convegno di Porte Aperte, organizzato dopo due anni di pausa forzata e centrato sul tema dell’abbraccio.

Il Palacongressi di Bellaria ha fatto da cornice a tre intense giornate di testimonianze dalla chiesa perseguitata – in particolare, grazie ai due ospiti William e Hadassa, dal Bangladesh e dall’Eritrea -, ma il convegno è stato anche l’occasione per fare il punto sulle campagne della missione, come i risultati del contrasto alla persecuzione religiosa di genere, l’attività di Impact India, l’impegno per Hope for middle east (con una petizione all’Onu che ha raccolto oltre 808 mila firme in 142 Paesi e l’attivazione di oltre 165 centri speranza in Iraq e in Siria).

Il convegno ha lanciato anche una sfida agli oltre 350 iscritti: “Se chiedi a Dio di mandarti, sei pronto ad andare?”, ha chiesto provocatoriamente William nella predicazione conclusiva. Andare, ha spiegato, è importante, ed è fondamentale andare con l’animo giusto: «Ai cristiani perseguitati non servono prediche, parole formali, serve un abbraccio fraterno; l’incoraggiamento del perseguitato sta nel sapere che mille persone hanno pregato per lui».

Soddisfazione degli organizzatori per i riscontri della tre giorni: «Abbiamo pregato – ha dichiarato Cristian Nani a Evangelici.net – affinché questo convegno potesse essere una tregua per i partecipanti dalle difficoltà di questo periodo, e siamo grati per come sia andato oltre le aspettative. Edificazione, ristoro, comunione, ispirazione sono le parole usate da coloro che ci hanno dato i loro feedback».

Nani ha anticipato inoltre le prossime sfide della missione: «Porte Aperte sogna di poter essere uno dei canali di edificazione per la Chiesa italiana, oltre che per quella perseguitata. Nei prossimi anni, con il format “Fede pericolosa”, terremo in Italia corsi ad hoc per trasmettere insegnamenti e soluzioni adottate in terre di persecuzione che hanno portato frutto, dato che spesso, proprio in queste terre, la chiesa cresce».

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