Non è mistero che, ormai, il rispetto per il sacro sia solo un ricordo di tempi passati, quando i ruoli avevano un significato, la competenza era apprezzata e l’uno vale uno tramontava insieme ai fervori politici studenteschi. Oggi non ci si può aspettare grandi gesti di nobiltà, ma lascia sempre perplessi – qualunque confessione religiosa si abbracci – se un ubriaco interrompe una funzione religiosa, com’è successo di recente a Firenze quando un trentottenne albanese in preda ai fumi dell’alcol ha interrotto la messa cattolica prendendosi la scena di fronte a una platea di fedeli che, supponiamo, assistevano costernati.
L’ostinazione dell’uomo a tenere banco ha costretto a invocare l’intervento della polizia e – per andare sul sicuro – di un’ambulanza, che peraltro il protagonista della vicenda ha rifiutato. Per la cronaca, il gesto gli è costato una denuncia (turbativa di funzione religiosa) e, in più, una multa di un centinaio di euro per ubriachezza molesta.
La vicenda, va da sé, è deprecabile. Ma va detto che altrove la situazione è peggiore, e non ci riferiamo ai Paesi della World Watch List: è sufficiente andare negli USA per trovare persone non del tutto equilibrate che, durante un culto, puntano la pistola contro il pastore.
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