“Morte ai protestanti”, Barletta ricorda la strage del 1866

Il 19 marzo 1866 la città di Barletta fu teatro di una strage a stampo religioso di cui i media locali hanno rievocato, in questi giorni, i dettagli attraverso le parole dello storico locale Michele Grimaldi.

Appena l’anno prima a Barletta si era formata una comunità evangelica, grazie all’impegno del battista fiorentino Gaetano Giannini, che negli anni precedenti aveva fondato chiese evangeliche ad Ancona, Fano, Pescara e Chieti. La presenza in città di una realtà religiosa diversa da quella maggioritaria aveva sollevato malumori, tanto che nelle predicazioni quaresimali di quell’anno gli evangelici erano stati «additati come la sicura causa di alcune sventure, carestie ed epidemie di colera, abbattutesi sulla regione e su Barletta in particolare», spiega Grimaldi.

L’odio instillato nella popolazione da parte dei predicatori cattolici portò a una sollevazione che esplose nel primo pomeriggio del 19 marzo, quando «un nucleo di fanatici contadini avvinazzatisi nella cantina di Fedele di Troja», guidati da due canonici, cominciò a manifestare per le strade al grido di “morte ai protestanti”. Presto il gruppo si ingrossò coinvolgendo centinaia di persone, in un moto popolare che le autorità non riuscirono ad arginare.

Il pastore e i membri vennero cercati casa per casa, e la folla si lasciò andare a devastazioni, linciaggi, omicidi, giungendo perfino all’oltraggio di una salma. Giannini in maniera fortuita riuscì a salvarsi, ma il bilancio finale parla di cinque vittime, membri della chiesa evangelica locale.

Le autorità, ripreso il controllo, procedettero a centinaia di arresti; il processo contro i responsabili coinvolse 232 persone, durò un anno e mezzo e vide irrogare pene fino a diciotto anni di reclusione, con particolare severità nei confronti dei due personaggi che avevano guidato il tumulto, il frate Vito Maria da Rutigliano e il canonico Ruggiero Postiglione. La sentenza, tuttavia, venne ribaltata alcuni anni dopo in appello con l’assoluzione dei due religiosi.

Già un mese dopo i fatti la vicenda barlettana era stata al centro di una discussione parlamentare, in cui si registrò anche l’intervento di Francesco Crispi, futuro primo ministro, che spese parole di fuoco nei confronti della matrice cattolica del tumulto: «il cattolicesimo finirà; ed allora il cristianesimo, che falsi ministri deturpano, purgandosi dei vizi della Chiesa romana, riprenderà l’antico prestigio e diventerà facilmente la religione dell’Umanità. Ma finché in Roma ci saranno il papa e i cardinali, finché in Roma papa e cardinali avranno un potere politico, cotesta riforma non sarà possibile».

foto: barlettaviva.it

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