Porte Aperte, la speranza oltre la violenza

Oltre cinquecento persone hanno assistito venerdì sera alla prima sessione del 39° convegno di Porte Aperte, l’organizzazione internazionale che dal 1955 si occupa di sostenere i cristiani perseguitati: un successo oltre le aspettative che ha riempito il Palacongressi di Bellaria in ogni ordine di posti.

La serata ha permesso ai presenti di conoscere il primo relatore di quest’anno, il direttore di Open Doors per il sudest asiatico – la reale identità dei relatori, come spesso avviene in questi casi, è tenuta segreta per motivi di sicurezza – e che ha vissuto sulla propria pelle la difficile realtà sociale di un ex musulmano convertito al cristianesimo. Cresciuto in una famiglia di rigida osservanza islamica, figlio e nipote di imam, ha incontrato Dio ai tempi del college. «Quando sono tornato a casa i miei mi hanno chiesto “sei diventato cristiano?”. Non me la sono sentita di mentire. E loro hanno cominciato a picchiarmi. Li sentivo parlare tra loro: “conviene che lo facciamo fuori, stanotte stessa, così salviamo l’onore della famiglia”». Lo ha salvato una fuga rocambolesca e disperata: «Ho camminato per quasi cinquanta chilometri. Ero solo. Vagavo per le strade della capitale senza tornare a casa per paura di essere seguito. Ma Dio fa miracoli». Costretto a cambiare casa ogni due mesi per non venire rintracciato, diseredato e ripudiato dalla famiglia, ha ben chiare le sue priorità: «sono contento di essere un cristiano perseguitato che serve i cristiani perseguitati. Non sono l’unico, sono solo uno tra i tanti».

La giornata di sabato 11 si è aperta con l’intervento del secondo relatore, responsabile di Open Doors per l’Africa orientale, con una panoramica sulla situazione dei cristiani nel Corno d’Africa – Somalia, Eritrea, Etiopia – ponendo l’accento su alcuni episodi emblematici delle violenze subite dai credenti nella zona.
All’intervento seguirà un momento dedicato alla World Watch List, alla missione Frontiers e alle future attività di Porte Aperte; si preannunciano particolarmente seguiti i quattro i workshop previsti – “Ascolteranno la mia voce”, a cura di Cristian Nani, incentrato sul lavoro di patrocinio presso le autorità; “Missione: benvenuti nel XXI secolo”, con il direttore di Frontiers Italia; “L’amore risplende nella comunità”, con il direttore di Open Doors Asia sudorientale; “Fedeli oltre il limite”, con il responsabile di Open Doors Africa orientale – che si alterneranno nel corso della giornata.

Il convegno si chiuderà, come di consueto, domenica mattina con una celebrazione comunitaria cui è prevista la partecipazione di oltre seicento persone.

(foto di Federica Arrigo)

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