Italiani e Bibbia, un rapporto distaccato ma cordiale

By 27 Ottobre 2014Cultura

BOLOGNA – Nel quarantesimo anniversario della pubblicazione in Italia della Bibbia di Gerusalemme, EDB ha commissionato a Demos&Pi un’indagine approfondita sul rapporto tra gli italiani e la Sacra Scrittura nella quotidianità, nel tessuto culturale e nell’immaginario: la ricerca, curata da Martina Di Pierdomenico, Ludovico Gardani e Luigi Ceccherini, è sfociata in un saggio, “Gli italiani e la Bibbia”, che fotografa lo stato dell’arte attraverso le risposte di 1560 intervistati.

A inquadrare il tema è l’introduzione affidata a Ilvo Diamanti, docente di comunicazione politica e regimi politici comparati presso le università di Urbino e Parigi: per Diamanti la ricerca di EDB sottolinea che il rapporto tra gli italiani e la Bibbia è un rapporto “singolare”, perché «la Bibbia costituisce un elemento di comunione e di distinzione, dal punto di vista religioso, ma al tempo stesso culturale e sociale»; è l’unico libro in grado di «marcare, nella stessa misura, l’identità personale e sociale degli italiani», opera “pervasiva” in quanto presente ovunque ma anche “specifica” perché “definisce uno scenario”. Un libro la cui “dimensione comunicativa” ha “assorbito quella religiosa”.

L’indagine spesso viene letta dagli autori in una chiave eminentemente cattolica, ma i dati rivelano risvolti interessanti, confermando in primo luogo ciò che precedenti sondaggi avevano rivelato: molti posseggono una Bibbia, ma pochi la leggono con assiduità e sono numerosi i dubbi, le lacune, gli equivoci che caratterizzano la conoscenza del testo.

Martina Di Pierdomenico, nei primi capitoli, indaga sulla consapevolezza dell’origine del nome (noto solo al 19% degli interpellati), sul contesto cui appartiene (solo il 45% riconosce la Bibbia come libro sacro condiviso con l’ebraismo), sulla fascia d’età che dimostra la maggiore confidenza con la Bibbia (15-34 anni) e sulla conoscenza della composizione della Bibbia: in merito a quest’ultimo tema, tuttavia, la stessa autrice alimenta qualche legittima perplessità quando sostiene che “i cristiani riconoscono tutti i 73 libri”, dimenticando che i sette testi deuterocanonici non sono accettati da una parte significativa del mondo cristiano.

A seguire Ludovico Gardani si occupa della diffusione sociale della Bibbia, rilevando che ad averne in casa una copia sono più di otto italiani su dieci, con una presenza trasversale che non esclude le abitazioni di chi non crede; da segnalare però che il 40% degli intervistati è entrato in contatto con le Scritture anche per altre vie, per esempio attraverso “la frequentazione di persone che leggono e citano la Bibbia”, mentre l’ascolto recente di testi biblici, in chiesa o attraverso i media, coinvolge addirittura il 70% degli intervistati.

A Luigi Ceccherini, infine, sono affidati i capitoli relativi alle modalità e frequenza di lettura, alle considerazioni dei lettori (per il 61% la Bibbia è un libro “difficile”), all’autovalutazione degli intervistati (se il 56% ammette di masticare “poco” la Bibbia, il 20% riconosce di non conoscerla “per niente”) e alle “rappresentazioni sociali” (per un’ampia maggioranza la Bibbia è un libro “reale”, “interessante” e “vero”).
In merito alla competenza specifica sull’argomento, Ceccherini si sbilancia e dà i voti agli italiani: scopriamo così – con un certo sollievo – che sulle 31 domande poste agli intervistati (domande, va detto, non certo impossibili) «la media degli italiani sfiora la sufficienza»; una notizia tutto sommato positiva, anche se non mancano indizi che fanno supporre una cultura generale sull’argomento ancora decisamente lacunosa.

«Questo libro – conclude Ceccherini tirando le somme dell’indagine demoscopica – è un’opera considerata parte integrante della tradizione etnico-culturale della società italiana», e viene visto ormai «anche come espressione di una comunità e della sua cultura», risultando allo stesso tempo «oggetto della spiritualità cristiana» e «riferimento di una comunità civile». Un libro non troppo conosciuto ma “implicito”, trascurato ma “elemento simbolico e di riferimento particolarmente importante”, la cui sola presenza “ribadisce e rafforza l’appartenenza a un’identità” e “a una civiltà”.

Il libro:
Ilvo Diamanti
Gli italiani e la Bibbia
EDB, 2014
135 pp – 10 €

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