TORINO – Quando parliamo di meditazione, di solito il pensiero corre a una pratica orientale, esercitata in forme e con prospettive spirituali ben lontane dalla realtà cristiana. Eppure, di per sé, la meditazione non è un elemento estraneo alla Bibbia. Lo rileva nel suo ultimo saggio lo scrittore Giampiero Comolli, che affronta il tema mettendo a frutto le sue esperienze di viaggio tra oriente e occidente.
Comolli, in realtà, non è nuovo a esperienze tra movimenti religiosi e nuove forme di spiritualità, su cui si è soffermato in diversi volumi, rivelando sempre una predilezione per il tema della meditazione. E da questa predilezione nasce La senti questa voce?, che prende le mosse da esperienze, incontri e riflessioni sul tema già condivise in parte su Riforma e su mensili di viaggio come Bell’Europa, Itinerari e luoghi, TuttoTurismo.
Partendo dall’incontro con un gruppo di anziani ebrei di Gerba, in Tunisia, Comolli riscopre il senso del salmo che indica il «diletto nella legge del Signore» su cui il saggio «medita giorno e notte»: una “arte della meditazione” che l’autore riconosce come autentica e, allo stesso tempo, “profondamente diversa” da quella vista in Asia. «Anche la Scrittura – ribadisce Comolli fin dalle prime pagine – ci insegna a meditare»; certo, la definizione di «concentrazione psicofisica silenziosa e prolungata», ossia di «raccoglimento profondo della mente, del corpo, della sfera emotiva, tale per cui ci dedichiamo a contemplare, in uno stato di massima intensità e massima attenzione, una qualsiasi cosa che a propria volta pervade la totalità di noi stessi», per quanto suggestiva, rischia nel nostro immaginario una deriva verso il pensiero orientale; eppure a leggere Comolli ci si rende conto che, nel concreto, non c’è nulla di più cristiano di questa condizione, con la differenza che il “silenzio interiore e raccoglimento” caldeggiato nella Bibbia serve “per ascoltare non certo un Silenzio assoluto, bensì una Parola assoluta”, quella di Dio: una Parola che dalla Scrittura ci interpella per chiamarci a un impegno il quale, a propria volta, “non si esaurisce nel puro presente” perché diventa meditazione “su come Dio agisce per noi nella storia, nella biografia della nostra vita”. Una meditazione che, quindi, non è contemplazione del vuoto, ma “incontro benedetto con la gloria di Dio”.
Mettendo a confronto le filosofie orientali e la saggezza biblica Comolli offre un quadro delle differenze nel modo di intendere la vita, il mondo, il senso delle cose, contrapponendo il “vuoto” e il “nulla” ricercato dalle dottrine orientali al “pieno” e all’incontro con Dio proposto dalla Bibbia. La Bibbia stessa, rileva l’autore, offre una prospettiva più ampia degli scritti orientali: ci invita a meditare ma anche a “prendere coscienza”, incoraggiando una apertura verso la Parola che mette in crisi noi stessi e, anziché astrarre il nostro cuore dal contesto che lo circonda, lo sollecita “a convertirsi”.
Il tema è delicato, e di certo si presta a equivoci; tuttavia va dato atto a Comolli di proporre una serie di spunti – se siano più o meno condivisibili il lettore potrà valutarlo da sé caso per caso – che quasi sempre hanno il pregio di offrire una riflessione e una prospettiva diversa, condividendo esperienze che possono venir lette come suggestioni o che, mutatis mutandis, possono diventare occasioni per valorizzare la spiritualità cristiana partendo da elementi che spesso diamo per scontati.
Il libro:
Giampiero Comolli
La senti questa voce?
Claudiana, 2014
279 pp. – 14,90 euro