La disputa sugli anni di Cristo

By 19 Giugno 2021Cultura, Dall'Italia, Focus

Si comincia a parlare – con ampio anticipo – delle celebrazioni per i duemila anni dalla crocifissione (e dalla resurrezione) di Gesù, ricorrenza prevista per il 2033: hanno già accennato alla questione il presidente di Confindustria e il presidente della Regione Lazio. «Nessuno sembra sospettare – avverte Gian Guido Vecchi sul Corriere – che, in realtà, si arriverebbe con tre anni di ritardo».

Vecchi si affretta a precisare che «la sostanza non cambia», ma che comunque «Gesù non fu crocifisso nell’anno 33 e, quando morì, non aveva trentatré anni». Secondo recenti studi, riferisce, «la data considerata più probabile è venerdì 7 aprile dell’anno 30» e, a quanto pare, «Gesù, quando morì, di anni ne aveva 36». L’equivoco, spiega Vecchi, nasce «dal fatto che quindici secoli fa, quando si definì l'”era cristiana”, si è sbagliato a calcolare la data della nascita e, di conseguenza, quella della morte»; tra l’altro, dettaglia, Gesù non può essere nato dopo il 4 avanti Cristo (data della morte del re Erode) e la traduzione di Luca 3:23 (“aveva circa trent’anni”) è frutto di un errore interpretativo.

foto: corriere.it (Il “Cristo morto “ di Andrea Mantegna, Pinacoteca di Brera, Milano)

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