
«Il mio personaggio biblico preferito? Mosè, senza dubbio. Cresce allevato dagli egiziani, poi col tempo scopre quasi d’istinto la sua identità. Fa una gran fatica a convincere il suo popolo a prendere la via del deserto, verso la Terra promessa. Poi parla con Dio, fa da avvocato per la sua gente, che spesso si lamenta delle difficoltà del viaggio. Tutto questo, beninteso, lo fa a ottant’anni suonati. Poi, alla fine, Dio gli comunica che non amministrerà la futura patria ebraica. Ci penseranno altri».
Gioele Dix ha portato al Castello sforzesco di Milano uno spettacolo intitolato Ai tempi nostri (biblici), e a margine della serata ha approfittato per ricordare la sua passione per la Bibbia, che ama «perché è legata alle nostre radici occidentali, oltre che alle mie origini ebraiche. La nostra storia passa di lì, i personaggi biblici, pensi all’età di Matusalemme, restano degli archetipi per noi».
Nello spettacolo si parla di età, reali e simboliche, perché «la vita è importante, e va vissuta per fare cose buone a te e soprattutto al tuo prossimo»; più complessa è l’opinione di Dix sull’aldilà: «ritengo che noi uomini si sia collocati in un grande disegno, che però non controlliamo. La vita è un passaggio, il più importante, ma c’è una dimensione eterna».
L’attore non perde l’occasione nemmeno per un’attualizzazione brillante dei personaggi biblici: «Draghi e Mattarella per me sono Mosè e Aaronne, autorevoli e saggi. Conte? No guardi, in lui di biblico proprio non trovo nulla».
foto: leggo.it