Louis Appia, il valdese e la Croce Rossa

By 3 Luglio 2022Cultura, Focus

Tutti ricordiamo, convenzionalmente, l’evangelico svizzero Henry Dunant come il fondatore della Croce Rossa internazionale. In realtà, quel 26 ottobre 1863, riunito a Ginevra per dare vita al progetto c’era un comitato di cinque persone, di cui – insieme al medico Theodore Maunoir, al giurista Gustave Moynier e al generale Guillaume-Henri Dufour – faceva parte anche il medico valdese Louis Appia, «nipote, figlio e fratello di pastori», amico di Dunant e, come lui, colpito dal dramma della battaglia di Solferino.

«Appia e Dunant frequentavano insieme la Société évangélique, cioè l’ambiente risvegliato ginevrino», ricorda Gabriella Ballesio, archivista dell’Archivio storico della Tavola valdese; «non possiamo capire l’idea della Croce Rossa, lo spirito umanitario e le iniziative di questo gruppo di persone senza pensare che le loro radici, la loro formazione è quella di credenti evangelici profondamente convinti che si riunivano nella cappella dell’Oratoire, dove si riunivano i dissidenti, quelli che criticavano la chiesa nazionale svizzera, i “risvegliati” (movimento che coinvolgerà anche le valli valdesi). Questo li porta a impegnarsi in ogni campo, dalle società di utilità pubblica, alle società di igiene e di soccorso agli orfani… fino alle guerre. Quando l’Italia del nord diventa un unico campo di battaglia con le guerre di indipendenza, queste persone si sentono chiamate, in ragione della loro fede, a intervenire», senza guardare allo schieramento o alle idee di chi aveva bisogno di soccorso, ma solo alla sua sofferenza.

foto: wikipedia.org

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