
Ottant’anni fa, il 22 febbraio 1943, si concludeva l’esperienza della Weisse Rose, la Rosa bianca, un gruppo di studenti cristiani di Monaco che, insieme a un loro professore, avevano deciso di non tacere di fronte alla sopraffazione del nazismo. L’impegno di Sophie e Hans Scholl, Alexander Schmorell, Willi Graff, Christoph Probst e del professor Kurt Huber, accompagnato da un messaggio forse troppo intellettuale, non riuscì nell’intento di smuovere la popolazione tedesca per convincerla a sollevarsi contro la dittatura.
I volantini della Rosa bianca non toccarono il cuore della gente, ma non lasciarono indifferenti le autorità: arrestati a metà febbraio e sottoposti a torture, i sei vennero condannati a morte dopo un processo lampo. Anche nel modo di affrontare la condanna il gruppo mostrò una coerenza fuori dal comune: Hans Scholl, prima dell’esecuzione, si farà leggere il Salmo 90; Christoph Probst scriverà alla madre incoraggiandola: «continua a percorrere la tua strada verso Dio».
Nei due mesi successivi altri dieci membri del gruppo sarebbero stati condannati e uccisi; la Rosa bianca sarebbe caduta insieme alle loro vite, ma la testimonianza della loro resistenza cristiana al nazismo sarebbe rimasta nelle coscienze e nella storia.
foto: Sophie Scholl con i componenti della “Rosa Bianca”.