Le origini bibliche della democrazia

By 14 Aprile 2023Cultura, Focus

La democrazia moderna? Nasce nell’antica Grecia e trova il suo sviluppo fondamentale nel pensiero illuministico, che libera l’uomo da schemi, cliché, tradizioni consolidate, portando la società europea a prendere coscienza del valore dell’individuo e del diritto per ognuno di decidere le proprie sorti, sia personali, sia collettive. Questo, almeno, si legge in tutti i manuali di storia.

Eppure l’Illuminismo potrebbe non essere stato il punto di svolta, ma solo lo sviluppo laico di un percorso iniziato secoli prima in un contesto ben diverso: infatti la democrazia, in origine, potrebbe aver preso le mosse dal pensiero protestante. Ne è convinto Alberto Romussi, pastore evangelico piemontese, che ha studiato a lungo l’argomento per poi raccogliere gli indizi e riordinarli in un saggio che accosta fin dal titolo Bibbia e democrazia.

Il risultato – introdotto dalla prefazione di Piercamillo Davigo, già collega di Di Pietro nel pool di Mani Pulite – è un excursus storico-teologico di carattere divulgativo, in cui Romussi espone le sue evidenze senza dimenticare di tracciare le premesse: un dettaglio non secondario, e l’autore deve sforzarsi non poco per dare costantemente al tema un inquadramento adeguato in un Paese con una cultura religiosa modesta e con una conoscenza della realtà evangelica ancora più limitata. Per raggiungere l’obiettivo Romussi alterna la sintesi storica dei periodi trattati a una serie di focus, approfondimenti specifici contenuti in schede a tema tracciati a margine dei capitoli.

Nello specifico, la tesi di Romussi è difficile da contestare: Lutero, e dopo di lui Calvino, hanno disintermediato il rapporto dell’uomo con Dio, attribuendo nel contempo al singolo credente la responsabilità diretta della propria relazione con Dio. La chiesa, così, diventa una società di eguali, una famiglia dove tutti sono fratelli ma non ci sono padri – tema che Romussi ribadisce a ogni capitolo -, dove ognuno è libero di esprimere i propri talenti e, allo stesso tempo, è moralmente obbligato a farlo, preparandosi per la chiamata al servizio – secolare o religioso che sia: nella società protestante la distinzione perde significato – cui Dio lo ha indirizzato. Il pastore, gli anziani, il consiglio di chiesa vengono eletti – meglio, riconosciuti – dall’assemblea dei credenti, che Dio muove e ispira nelle scelte attraverso lo Spirito santo. Si crea così una chiesa dove il servizio prende il posto del potere mentre il singolo viene responsabilizzato e, in qualche modo, messo in guardia grazie al proprio rapporto con Dio, che viene incoraggiato a coltivare ogni giorno approfondendo personalmente la conoscenza biblica. I riformatori hanno puntato in questa direzione, segnando un solco tra la precedente tradizione cattolica e il nuovo approccio, teologico e pratico, di una chiesa rinnovata. E se Lutero, nel plasmare la nuova chiesa, si limita a sfrondare gli orpelli della chiesa di Roma, ancora convinto di poterla cambiare dall’interno, Calvino va un passo oltre, riorganizzando la chiesa dalle basi.

Quando poi il numero di credenti a Ginevra diventa maggioranza, la città adotta il protestantesimo, il vescovo-conte fugge, Calvino si ritrova a dover ripensare non solo la chiesa, ma anche la società, lo farà a partire dal modello adottato in chiesa: uguaglianza, fraternità, responsabilità diventano le parole-chiave per ripensare le istituzioni.

A Ginevra, nota Romussi, nasce di fatto il primo consiglio municipale democratico – o teocratico, viste le premesse – della storia moderna, un consiglio eletto a suffragio universale proprio come, in chiesa, viene eletto democraticamente il concistoro. E fu l’esperienza ginevrina che ispirò un gruppo di esuli inglesi – sfuggiti alla persecuzione di Maria la sanguinaria e tornati, in seguito, in patria – a riprodurre lo stesso modello su scala locale e nazionale, dando vita a Londra al primo parlamento elettivo della storia.

Chissà, probabilmente presto o tardi saremmo arrivati agli stessi risultati, e le sensibilità moderne avrebbero quindi trovato una convergenza sui temi della democrazia anche senza il calvinismo; tuttavia la storia ha voluto che il percorso verso la modernità fosse debitore, per questo passaggio fondamentale, proprio al protestantesimo.

Naturalmente le considerazioni storiche e teologiche di Romussi sono suscettibili di ulteriori approfondimenti e precisazioni nei loro sviluppi, e il registro colloquiale adottato per il testo può non convincere del tutto; rimane il fatto che Bibbia e democrazia offre spunti di riflessione interessanti sull’intreccio tra storia e attualità, teologia e giurisprudenza, un intreccio che Romussi, forte di uno studio trentennale sull’argomento, dipana pagina dopo pagina alternando informazioni storiche, considerazioni e commenti personali, fino alle conclusioni – e le appendici – che forse indulgono eccessivamente a istanze prepolitiche già sentite in questi anni, ma che nulla tolgono al peso dell’opera.

Il libro:
Alberto Romussi
Bibbia e Democrazia. Le origini bibliche dello spirito democratico moderno e il suo declino
Araba Fenice, 2023
352 pp – 24 euro

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