Alessandro Sortino trova ancora spazio sui giornali con il suo libro sui primi cristiani di Roma. Il Corriere gli dedica una paginata di intervista e, inevitabilmente, il cronista finisce per chiedere conto anche del suo ruolo di “cattolico impegnato, militante”.
Sortino sostiene che questo ruolo non lo ha avvantaggiato nel suo percorso professionale: «di solito un cristiano è abbastanza penalizzato. È sempre in minoranza, guardato con sospetto, considerato espressione di un potere. Il cristiano oggi si trova un po’ nelle condizioni in cui si trovavano i cristiani del I secolo. Al centro di tanti conflitti», continua Sortino (cui comunque, a volerla dire tutta, la sorte su questo versante non è stata particolarmente avversa).
Interessante, nella conversazione con il cronista, il racconto del suo percorso spirituale: «mi sono convertito a 18 anni leggendo il Vangelo», spiega, «quel giorno non avevo voglia di studiare Diritto privato. L’ho letto e mi son detto: “Oh cavolo”. I primi tre giorni pensavo di fare san Francesco, poi è passata. A 18 anni il tuo eroe è Gesù, a 50 anni il tuo riferimento è Pietro, l’uomo che le ha sbagliate tutte».
Un percorso, il suo, fatto di sfide non sempre vincenti, tanto che Sortino si rammarica dei propri risultati: «Da questo punto di vista sono un fallito: non ho mai convertito nessuno», ammette.
foto: corriere.it