Aldo Grasso sul Corriere rispolvera una riflessione di Antonio Gramsci, nientemeno, sul rapporto tra cinema e fedi. L’argomento è Padre Brown, serie di romanzi di G. K. Chesterton, di recente tornata sugli schermi grazie a una produzione BBC (in Italia è visibile su La7). «Padre Brown è un cattolico che prende in giro il modo di pensare meccanico dei protestanti», scriveva quasi cent’anni fa Gramsci nelle sue Lettere dal carcere. «Ed il libro è fondamentalmente un’apologia della Chiesa romana contro quella anglicana».
Gramsci lo mette in contrapposizione a un altro grande personaggio della letteratura, Sherlock Holmes, descritto invece come «il poliziotto “protestante” che trova il bandolo della matassa partendo dall’esterno, basandosi sulla scienza, sul metodo sperimentale, sull’induzione».
La gara, secondo Gramsci, è vinta dal primo: «Padre Brown è il prete cattolico, che attraverso le raffinate esperienze psicologiche date dalla confessione e dal lavorio di casistica morale dei padri pur senza trascurare la scienza e l’esperienza, ma basandosi specialmente sulla deduzione e sull’introspezione, batte Sherlock Holmes in pieno».
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