Tutti abbiamo avuto modo di confrontarci con qualche artista, si tratti di chi possiede un grande talento o di chi, semplicemente, è convinto di possederlo. Il problema dell’artista – uno dei problemi, d’accordo – è che l’autostima indotta dal riconoscimento sociale non di rado lo illude di poter cambiare il mondo con la sua arte, e a volte questa per lui risulta una certezza granitica, perfino imbarazzante.
Lo ha rilevato, di recente, Mattia Feltri sulla Stampa: «c’è qualche cosa di sbalorditivo nella fiducia messianica che molti artisti ripongono nel loro lavoro. Pensano, con profonda onestà, di saper cambiare il mondo… Non lo hanno cambiato De André e Saviano e prima di loro nemmeno Shakespeare e Beethoven, nemmeno Dante e Donatello». Del resto, chiosa Feltri invitando alla sobrietà, «il libro più venduto e letto di sempre, il Vangelo, è in giro da quasi due millenni… E se non ci è riuscito Gesù Cristo, possiamo tranquillamente volare basso».
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