La scrittrice Susanna Tamaro ha preso spunto dalla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi per una riflessione a tutto tondo sul concetto di inclusione. Dalle pagine del Corriere Tamaro ha criticato le parole del direttore artistico Thomas Jolly, secondo cui “in Francia abbiamo il diritto di amare chi vogliamo e come vogliamo”: parole scodellate «come se stesse parlando a una platea di arretrati reazionari e forse dimentico che ormai in tutto il mondo occidentale, proprio grazie all’originale libertà concessa dal cristianesimo, è possibile amare chi si vuole, come si vuole e credere in quello che si vuole senza incorrere in alcuna persecuzione», rileva la scrittrice.
Soprattutto, però, alla scrittrice non è sfuggita una tendenza sempre più invasiva, l’ostentazione dell’inclusione: «Siamo in molti ormai ad essere esasperati da questo nuovo culto. Culto imposto dal mondo anglosassone e totalmente estraneo alla nostra civiltà mediterranea, nel quale non ci riconosciamo, al quale non vogliamo prostrarci e del quale siamo in grado di vedere i danni prodotti sui bambini e sui giovani, convinti ormai che la loro identità di esseri umani non sia determinata dal dialogo costante tra la mente e il cuore, ma da quello che hanno, che non hanno o che vorrebbero avere tra le gambe», celia la scrittrice, che avverte: «l’asticella sale di anno in anno e questo dovrebbe allarmare tutte le persone davvero laiche».
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