
I quotidiani nei giorni scorsi hanno ricordato ampiamente la scomparsa di Oliviero Toscani, fotografo, che per lustri ha sollevato clamore con campagne pubblicitarie dall’approccio provocatorio. Tra le prime operazioni di Toscani sono stati ricordati i celebri manifesti dei jeans Jesus, che nel 1973 fecero gridare allo scandalo e alla blasfemia per quegli slogan così audaci (“Chi mi ama mi segua”, a corredo delle terga di una modella; “Non avrai altro jeans all’infuori di me”, a incorniciare un pantalone slacciato).
Perfino l’Osservatore romano ebbe da ridire sulla scelta comunicativa adottata da Toscani e compagni, mentre a difesa del fotografo entrò in campo nientemeno che Pier Paolo Pasolini: «La chiesa ha… fatto un patto col diavolo, cioè con lo Stato borghese», scrisse all’epoca sul Corriere. «Lo slogan di questi jeans non si limita a comunicarne la necessità del consumo, ma si presenta addirittura come la nemesi – sia pur incosciente – che punisce la chiesa per il suo patto col diavolo».
Una polemica, quella datata 1973, con annesso equivoco, come fa notare Aldo Grasso: «la frase “Chi mi ama mi segua” non è una citazione dal Vangelo ma un’esortazione pronunciata dal re francese Filippo il Bello durante una battaglia. Quella del Vangelo di Matteo dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”».
foto: Eirik Solheim (originally posted to Flickr as Oliviero Toscani, CC BY-SA 2.0)