ROMA – Oltre duecento persone hanno partecipato sabato 21 febbraio al convegno “La diaspora giuliano-dalmata: dal dramma alla speranza”, organizzato dalla chiesa evangelica di Roma-Eur e Missione Tabita onlus in collaborazione con le associazioni degli esuli del Quartiere giuliano-dalmata di Roma in occasione del Giorno del Ricordo dell’esodo.
Un incontro nato con l’intenzione di gettare un ponte tra la ormai radicata realtà evangelica locale e l’anima di un quartiere impregnato di storia, e non a caso organizzato presso il centro Sinigaglia, sorto negli anni Cinquanta come Casa della bambina giuliano-dalmata e, in seguito, punto di riferimento sociale del quartiere negli anni Sessanta e Settanta; uno spazio riaperto per l’occasione a un appuntamento pubblico dopo quasi vent’anni e alterne vicende che la direttrice, Noemi De Mori, ha ricordato nel suo cenno di benvenuto ai presenti.
I lavori sono stati introdotti dal pastore Salvatore Cusumano, responsabile del circuito delle chiese evangeliche di cui la Chiesa locale fa parte; Cusumano ha sottolineato l’uso frequente, nel dramma giuliano-dalmata, di termini biblici, a partire dal concetto di “esodo” e di “diaspora”, e segnalato l’intenzione di cogliere, con questo convegno, «in un percorso di storia universale, anche un percorso di storia individuale» attraverso l’esperienza di chi ha vissuto l’esodo «in senso letterale e, in seguito, con un esito inaspettato, anche in senso biblico e personale, realizzando una sorta di liberazione spirituale».
Dopo il commosso saluto di Giampiero Marussich, segretario dell’Alleanza evangelica italiana, a sua volta coinvolto, per vicende familiari, nella storia dell’esodo, il convegno è entrato nel vivo con l’intervento di Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume, segretario generale della Società di Studi fiumani e presidente dell’Associazione per la cultura istriana, fiumana e dalmata nel Lazio, che ha delineato l’esodo nei suoi risvolti storico-sociali (“I giuliano-dalmati e l’esodo a Roma”) e focalizzato sulle vicende della comunità giuliano-dalmata a Roma; sentita anche la relazione di Donatella Schurzel, presidente del comitato provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (“Le esperienze degli esuli, parole e immagini”), che ha rievocato attraverso testimonianze e letture – ma anche attraverso il ricordo personale – il clima di un’epoca macchiata da vicende drammatiche ma non priva di speranza verso il futuro.
E proprio la speranza ha caratterizzato l’intervento dell’ultimo relatore, Veglio Jugovac, pastore della chiesa evangelica di Trieste, Capodistria e Monfalcone (“Dal dramma dell’esodo alla speranza della fede”). Esule istriano, ha coinvolto l’uditorio raccontando la vicenda di chi ha vissuto il dramma dell’esodo su entrambi fronti: da bambino ha visto partire coloro che avevano deciso di lasciare le loro terre e pochi anni dopo, da adolescente, ha seguito le orme di chi se n’era andato, vivendo sulla sua pelle l’addio ai luoghi della sua infanzia e intraprendendo un percorso di vita fitto di incognite. Un percorso che, a un certo punto, lo ha portato a una inaspettata svolta di fede, una conversione che ha introdotto nella sua esistenza una speranza capace «di dare un senso alla vita e, addirittura, di andare oltre la vita».
Al termine dell’incontro, presso la sede dell’Associazione sportiva giuliana di via dei Granatieri, un pranzo informale offerto dalla comunità evangelica agli ospiti del convegno ha sancito idealmente l’incontro tra le due realtà del quartiere: al benvenuto della responsabile del centro ha risposto il pastore della chiesa evangelica locale, Oreste Ponticiello: «come minoranza evangelica abbiamo ben presente il dramma delle persecuzioni, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle in numerose occasioni», ha ricordato, e ha voluto incoraggiare la comunità giuliano-dalmata citando le parole del profeta Geremia, «è una grazia del Signore che non siamo stati interamente distrutti».
Proprio in segno di gratitudine «per come ha preservato gli esuli», ha poi invitato i presenti a concludere la giornata di lavori unendosi in un momento di preghiera e ringraziamento a Dio, durante il quale la stessa direttrice dell’associazione ospitante ha voluto intervenire leggendo, con commozione, un salmo.
(nella foto, un momento del convegno)
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