Locali di culto, polemica in Lombardia sulla nuova legge

By 30 Gennaio 2015Dall'Italia

MILANO – In Lombardia si estende la polemica sulla nuova legge che regola l’apertura di nuovi locali di culto sul territorio regionale.

Approvata martedì 27 gennaio con 43 voti favorevoli e 27 contrari dopo un iter laborioso, per la maggioranza di centrodestra in Regione «la legge non serve per mettere paletti, ma per introdurre maggiori controlli, secondo regole uniformi e condivise» evitando interpretazioni diametralmente opposte da parte dei singoli comuni; per le opposizioni, e per le realtà interessate, si tratta di una legge “liberticida” che non risolve il problema delle sale di culto irregolari e complica la vita alle denominazioni che operano alla luce del sole.

Nel concreto, in base alla nuova legge (registrata come l.r. 2/2015, che integra la l.r. 12/2005 sui “Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi”), la costruzione di nuovi luoghi di culto di qualsiasi confessione viene condizionata a particolari vincoli urbanistici, tra cui la costruzione di parcheggi ampi il doppio del luogo di culto stesso, strade di accesso “adeguatamente dimensionate”, distanze minime da altri luoghi di culto (che verranno definite dalla Giunta regionale), e ulteriori norme di sicurezza, come l’installazione di un impianto di videosorveglianza esterno «collegato con gli uffici della polizia locale o forze dell’ordine»; inoltre l’approvazione, preceduta dall’acquisizione dei pareri di «organizzazioni, comitati di cittadini, esponenti e rappresentanti delle forze dell’ordine oltre agli uffici provinciali di questura e prefettura al fine di valutare possibili profili di sicurezza pubblica», risulta sottoposta alla ulteriore discrezionalità di un non meglio definito rispetto del “paesaggio lombardo” e a un eventuale referendum consultivo a livello comunale.

La nuova normativa, nelle intenzioni, si propone di evitare l’apertura indiscriminata di nuovi luoghi di culto, mirando in particolare a prevenire lo sviluppo incontrollato di moschee; per evitare rilievi di incostituzionalità la Regione ha scelto di intervenire non sul piano della libertà di culto, garantita dalla Costituzione, ma attraverso lo strumento della legislazione urbanistica, modificando e integrando la legge 12/2005 sul “Governo del territorio” per rendere più stringenti le norme in materia, che già legano l’apertura di nuovi locali alla concessione di permessi edilizi prevedendo la richiesta di un’autorizzazione in merito anche a prescindere dagli interventi realmente effettuati.

Alcune modifiche tese a prevenire ricorsi per incostituzionalità (peraltro già annunciati dalle opposizioni) hanno parificato, nell’ultima stesura, tutte le realtà religiose, incluse le organizzazioni titolari di un’intesa con lo Stato e – secondo diversi osservatori – la stessa chiesa cattolica; per le strutture non riconosciute la nuova legge prevede un ulteriore controllo “preventivo e obbligatorio” da parte di una Consulta regionale che verrà costituita appositamente; il comune, inoltre, avrà la facoltà di indire un eventuale referendum consultivo tra i cittadini.
Nulla cambia, in base alla nuova legislazione, per i luoghi di culto già in essere, e naturalmente nulla cambia, se non sul piano logistico, in relazione alla libertà di culto e di espressione religiosa delle minoranze e delle associazioni religiose.

Se l’assessore al Territorio Viviana Beccalossi plaude all’approvazione della legge, è critico il capogruppo della Commissione territorio del Pd, Jacopo Scandella, che prevede l’inefficacia della nuova normativa: «Per i centri culturali “opachi” – spiega in una nota – non cambia una virgola. Anzi, ne continueranno a nascere senza alcun controllo».

“Preoccupazione” viene espressa dall’Alleanza evangelica italiana: «non vogliamo esprimere commenti prematuri o infondati – conferma il presidente Giacomo Ciccone a evangelici.net – ma stiamo valutando se si ravvisano nel testo approvato profili di incostituzionalità. La questione – prosegue Ciccone – va considerata con attenzione: se una Regione può approvare una legge in questi termini, evidentemente la libertà religiosa è largamente incompiuta nel nostro Paese. Come AEI abbiamo istituito una commissione, attualmente al lavoro per studiare nello specifico il testo della legge e le effettive ripercussioni, in particolare sulle sempre più numerose realtà evangeliche lombarde».

Molto critico anche Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), che parla di «una grave ferita per la democrazia, per la convivenza civile e per la prima delle libertà, quella di religione e di coscienza», norme «platealmente anticostituzionali che minano la libertà di culto, discriminano i cittadini appartenenti alle confessioni religiose diverse dalla cattolica, violano la privacy su una materia delicata e sensibile quale l’appartenenza e la pratica religiosa».

Invita alla cautela il vicario episcopale della diocesi di Milano, Luca Bressan, in attesa di approfondire il testo definitivo: «Vista la rilevanza e la delicatezza del tema – ha dichiarato -, occorre giungere alla costruzione di questi strumenti legislativi in modo meno frammentario e precipitoso, per non produrre effetti che vadano aldilà delle intenzioni di chi li propone».

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