In un’intervista concessa al Riformista l’ex ambasciatore Sergio Romano si è lanciato in un parallelo piuttosto irrituale: parlando dei taliban li ha descritti come missionari, aggiungendo che «ragionare con i missionari non è mai facile, e qualche volta è addirittura inutile».
L’uscita ha sollevato l’obiezione di Gerolamo Fazzini su Avvenire: «Se almeno di tanto in tanto Sergio Romano frequentasse ambienti cattolici, saprebbe che i missionari sono tra le persone considerate più aperte al dialogo, capaci di valorizzare le differenze, disponibili a incontrare e, persino, ad amare chi – per geografia, cultura e religione – sta letteralmente agli antipodi».
Subito dopo, peraltro, Fazzini corregge il tiro: «ho scritto “ambienti cattolici”, ma temo di aver peccato per difetto», spiega, dato che «è trasversale e rimane diffusa la stima per le donne e gli uomini che ancora oggi, sebbene molti meno di un tempo, partono e, in nome del Vangelo, consacrano letteralmente la vita a servizio di Dio e degli ultimi».
Fazzini entra poi nel merito, ricordando che i taliban, tecnicamente, non sono missionari ma semmai seminaristi; soprattutto, però, Fazzini contesta «la tacita equivalenza che Romano istituisce, cosciente o meno, tra la missione cristiana e la da’wa islamica». È vero che «entrambi i concetti fanno riferimento all’annuncio (nel primo caso evangelico, nel secondo dell’islam), ma tanto i contenuti quanto il metodo delle due sono abissalmente diversi. Tanto i seguaci di Cristo si spendono ai confini del mondo in modo pacifico, a tal punto disarmati da diventare essi stessi, talora, martiri, tanto i taliban utilizzano la violenza, verbale e fisica, quale strumento principe per l’affermazione del loro credo». E se in passato, ammette Fazzini, ci sono stati missionari che “si sono macchiati di eurocentrismo e razzismo”, a causa di un sentimento figlio del tempo che ha reso difficile il dialogo con le popolazioni autoctone, non sono tuttavia mancati “luminosi esempi di missionari con i quali i contemporanei hanno potuto ragionare”.
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