Settant’anni fa, il 14 novembre 1951, l’Italia affrontava il dramma dell’alluvione del Polesine, che provocò un centinaio di morti e quasi duecentomila sfollati in un momento storico in cui l’area, come tutto il Paese, tentava di rialzarsi dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale.
Lo scrittore Giovannino Guareschi, nei suoi racconti sulla saga di Don Camillo e Peppone, aiutò a rileggere la vicenda con poesia e speranza, affidando al curato un breve ma accorato intervento (ripreso poi liberamente in una celebre scena della versione cinematografica).
Un discorso che, riletto oggi, suona ancora attuale: «Fratelli» disse Don Camillo. «Le acque escono tumultuose dal letto dei fiumi e tutto travolgono: ma un giorno esse torneranno, placate, nel loro alveo e ritornerà a risplendere il sole. E se, alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete persa la fede in Dio. Ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni cosa. Amen».
foto tratta da youtube.com
