Vecchioni e la fede

C’era una volta la sinistra dura e pura, egualitaria e, soprattutto, atea. Nel tempo qualcosa è cambiato, e molti dei protagonisti di quei giorni hanno rivisto le loro posizioni sul trascendente. L’ultimo in ordine di tempo è Roberto Vecchioni, che in una lunga intervista concessa ad Aldo Cazzullo del Corriere ammette senza difficoltà di essere credente. Un credente vero, tiene a sottolineare.

Cazzullo introduce il discorso chiedendo di un celebre brano del cantautore, Samarcanda, dove si “racconta l’impossibilità dell’uomo di sfuggire al proprio destino“, e Vecchioni replica annunciando che «nel frattempo ho cambiato idea. Il destino è una cosa che ti porti dentro; e dipende soprattutto da te. Certo, esiste il Caso; ma non la Necessità. Siamo noi che costruiamo la nostra sorte».

Cazzullo incalza: lei crede in Dio? Vecchioni non si sottrae: «Sì. E non le dirò la solita menata tipo “ci credo a modo mio”. Ci credo e basta. Da cattolico, sia pure poco praticante».

E come fa a essere sicuro della sua esistenza?, obietta Cazzullo. «Perché – ragiona Vecchioni – il mondo è imperfetto. Se fosse perfetto, senza un clinamen, senza deviazioni, allora non ci sarebbe Dio. Invece Dio c’è, perché ci ha permesso, con il libero arbitrio, di affrontare il male e il bene».

Maggiori dubbi Vecchioni li rivela quando gli viene chiesto come si aspetti l’aldilà: «In due modi», risponde. «O come spiritualità pura, beatitudine assoluta, tipo Paradiso dantesco… Oppure come la vita che ricomincia da capo».

foto: corriere.it

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