David Sassoli, addio all’«uomo di visione»

By 18 Gennaio 2022Dall'Italia, Focus

È scomparso nella notte di lunedì scorso David Sassoli, presidente del Parlamento europeo; la morte è stata causata da complicazioni legate a una malattia grave che il politico affrontava da anni. Fiorentino, classe 1956, per anni giornalista di punta del Tg1, Sassoli era un volto noto e amato dal pubblico, e il suo percorso è stato ricordato ampiamente dai giornali italiani sottolineando, oltre al suo carattere, la sua fede e i suoi valori.

Cristiano, viveva la laicità della realtà concreta e delle istituzioni”, pur rimanendo, come il suo mentore La Pira, “un uomo di visione”, ha scritto sul Corriere Andrea Riccardi; “sentiva inaccettabile la violazione dei diritti della persona – ha aggiunto Walter Veltroni -, fosse un immigrato al quale si rifiutava accoglienza o una persona minacciata per le sue scelte”; richiamava nei suoi valori lo spirito di Ventotene, ha aggiunto Veltroni, “la libertà di pensiero e di mercato e la multiculturalità, i diritti e il pluralismo”.

Paolo Valentino sul Corriere ha ricordato il retroterra umano, religioso e politico di Sassoli spiegando che «il mondo della sua formazione intellettuale è stato quello del cattolicesimo progressista romano: Aldo Moro, Vittorio Bachelet e soprattutto Pietro Scoppola»; Sassoli era attivo nell’associazionismo e nel dibattito culturale; tra le realtà cui ha dato il suo contributo figura anche il circolo “La rosa bianca“, ispirato «all’omonimo movimento dei giovani cristiani tedeschi che si opposero al nazismo»; un collegamento ideale «così forte che, nel discorso d’investitura a Strasburgo, Sassoli aveva citato proprio Sophie e Hans Scholl, i leader della Weiss Rose: “La nostra storia è scritta nel loro desiderio di libertà”». Nello stesso discorso di insediamento – lo rievoca Marco Zatterin sulla Stampa – Sassoli espose un caposaldo del proprio pensiero: sottolineando un paradigma fondamentale dell’Ue ricordava che «il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche, che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica».

Zatterin ricorda anche che, al contrario di altri colleghi appassionati alle porte girevoli tra politica e informazione, l’elezione al Parlamento europeo di Sassoli – favorita da 405 mila preferenze – lo convinse a chiudere con il giornalismo per dedicarsi a questa nuova sfida senza rimpianti: «una questione di etica e responsabilità, quella di praticare un europeismo inclusivo e solidale, che imponeva attenzione ai migranti e rispetto delle regole, con una fede di fondo che non poteva che sfociare nel dialogo come antidoto a ogni problema, anche se non a tutti i costi», dato che – conclude – era “un mite pronto allo scontro”.

Sul lascito di Sassoli si è espresso invece Aldo Grasso, invitando tutti alla riflessione: «sarebbe bello – ha scritto sul Corriere – che nel ricordo di David Sassoli la televisione gli dedicasse un po’ di sincero rispetto, al di là del cordoglio di maniera. Per un po’ di tempo ci piacerebbe vedere conduttori con un più alto senso di responsabilità, in grado di trattare con leggerezza anche le cose più gravi… di mettere il proprio ego smisurato al servizio dell’uscita dalla pandemia, di rifuggire dalle pagliacciate».

foto: lastampa.it

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