
Ottantacinque anni fa, nel settembre del 1938, dopo una lunga campagna di stampa mirata a indicarne l’ineludibile necessità, venivano emanate le leggi razziali: una parte del nostro Paese da un giorno all’altro si sarebbe ritrovata privata dei diritti più elementari e sottoposta a vessazioni di ogni genere.
Quello che sarebbe seguito negli anni successivi avrebbe portato l’Italia in un baratro di discriminazione, connivenza, collaborazione attiva con la folle ossessione antisemita del nazismo. Una dimostrazione plastica del fatto che quando il giusto tace, la malvagità prolifera. Ricordarlo dovrebbe essere un impegno civile: come tributo a chi ha sofferto e come monito a riconoscere – e rifiutare – il seme dell’ingiustizia.
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